sabato 21 gennaio 2012
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Uomo di poche parole e grandi lontananze, Leonard Cohen in questi tempi gridati ha sempre fatto della propria marginalità un valore. Non  sorprende quindi che i suoi ultimi incontri ufficiali con la stampa risalissero all’album Ten new songs del 2001. Ma l’uscita di Old ideas, nei negozi il 30 gennaio, cambia le carte in tavola, restituendo a Cohen insieme alla parola pure la sua centralità nel mondo della canzone. Tutto merito di un nuovo slancio, arrivato dai 247 concerti da lui tenuti in 31 paesi di quattro continenti davanti a due milioni di spettatori. «Non facevo tournée da 15 anni e mi sentivo ormai come Ronald Reagan ai tempi del declino; uno che ricordava di aver avuto un ruolo ma non sapeva più quale. Tornare sulla strada mi ha fatto sentire nuovamente produttivo, un lavoratore del mondo» ha ammesso Cohen. «Così, finito il tour, mi sono messo all’opera per dare una forma definitiva a queste nuove canzoni».Ora non esclude di ripartire in tournée «ma solo nei teatri in cui qualcuno mi permetta di fumare» dice ridendo. «Molte di queste canzoni sono nate in tour e pure gli arrangiamenti del disco si avvicinano molto a quelli che utilizzavamo nei concerti». Otto anni dopo l’interlocutorio Dear Heather, infatti, Old ideas torna a parlare di amore ed esistenzialismo, senza eludere con The darkness una riflessione su quei suoi 77 anni portati con eleganza che incutono al cantautore canadese una punta d’inquietudine per una sinfonia ormai vicina al suo ultimo movimento e la conseguente assenza di futuro. «Pensavo che il passato mi sarebbe bastato, ma poi l’oscurità s’è inghiottita pure quello» recita il testo. In Going home, invece, il cantautore canadese si racconta come un «pigro in abito elegante» ormai vicino a tornare a casa senza più i pesi né i dolori di quel quotidiano in cui stenta sempre più a riconoscersi. «Alla fine a vincere è sempre e solo il tempo, che bisogna accettare con savoir faire e, possibilmente, con dignità» dice con la sua voce incantevole.«Vieni guarigione dell’altare, vieni guarigione del nome» canta Cohen in Come healing con un sottofondo di cori angelicati, mentre tra i solchi della blueseggiante Amen si fa ancora più cupo dicendo «raccontami di quando le vittime cantano e le leggi del rimorso vengono ripristinate». Poetico e spesso ermetico nei testi, di persona Leonard si diverte a giocare con i suoi interlocutori. «Ho sempre amato la costruzione musicale del blues, ma non pensavo di essere in condizione di cantarlo, poi qualcuno mi ha concesso questo diritto e molte nuove canzoni mi sono venute in quella chiave. Così ora ho anch’io licenza di cantare blues» ammette. «Di solito non riascolto i miei dischi, ma provo a farmi trascinare da essi. E questo lo fa, anche se ne sono l’artefice e non soltanto il fruitore».
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