giovedì 25 novembre 2021
Si intitola “Il Deserto La Notte Il Mare” il decimo disco in studio del cantautore emerso negli anni ’80 con il suo rock vellutato e le collaborazioni con David Sylvian
Il cantautore Andrea Chimenti, 62 anni

Il cantautore Andrea Chimenti, 62 anni - / Giorgio Bulgarelli

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«Beato questo mio viaggio / che sono in viaggio ancora» canta la voce nobile e fonda di Andrea Chimenti in un brano simbolo del suo nuovo disco, Il Deserto La Notte Il Mare, che proprio di viaggio parla. Il pezzo si intitola Beatissimo ed è, ci dice lui, «una sorta di “recherche”, non tanto di un tempo perduto, ma di un presente che racchiude il passato e il futuro. Una beatitudine nella consapevolezza di sentirsi vivi, un dono straordinario». Il suo, di viaggio, dal punto di vista artistico è partito dalla scalpitante Firenze dei primi anni ’80. Lui guidava i Moda (senza accenti, per carità) e la città toscana era il crogiolo del novello rock italiano, fatto di band che avranno destini disparati come Litfiba, Diaframma, Underground Life, e di un suono che importava in diretta la new wave inglese, ma anche Bowie, Velvet Underground e altri precursori.

La fucina di tutto era l’etichetta I.R.A. di Alberto Pirelli, che aveva battezzato quest’onda crescente come “Nuova musica italiana cantata in italiano”, un nome che potrebbe sembrare insipido ma che non lo è per niente. «In effetti – annota Chimenti – era una definizione calzante. La New Wave colpì il nostro Paese in contemporanea con il resto del mondo occidentale, portò grandi innovazioni musicali e di costume. Alberto coniò quel nome perché in effetti noi gruppi emergenti tentavamo di cantare in italiano un ge- nere che non nasceva propriamente dalla nostra tradizione, ma era di stampo anglosassone». Non era cosa semplice saldare la lingua del conterraneo Dante con ritmi, sonorità e metriche nate e cresciute con l’inglese.

«Sì, abbiamo dovuto immaginare un nuovo modo di cantare, di scrivere testi, creando una mediazione tra la musica rock e la nostra tradizione. Credo che da quei timidi tentativi iniziali sia nato un modo di scrivere e fare canzoni che forse oggi diamo per scontato». Già, quella miscela allora inedita ha continuato e continua ancora a consegnare alla musica gocce di splendore. Basta ripercorrere dal 1990 ad oggi la strada solista di Chimenti, i suoi dischi di rock vellutato e le collaborazioni blasonate, come quella da affinità elettiva con sua maestà David Sylvian, con cui ha scritto e cantato Ti ho aspettato nel suo album L’albero pazzo del 1996. Anche in questo nuovo disco non mancano gli ospiti, da David Jackson dei Van Der Graaf Generator, al sax in tre brani, a Ginevra di Marco che duetta con Chimenti in Allodola nera.

È il suo decimo lavoro in studio, prodotto con Cristiano Roversi. È cupo e lucente, con un impianto sonoro e arrangiamenti di prim’ordine, mai scontati, con chitarre elettriche e tocchi preziosi di pianoforte che convivono perfettamente, ognuno col suo respiro, il suo spazio vitale. E, appunto, con il tema del viaggio che ricorre nei testi. «È nel viaggio che si fanno esperienze, che si incontrano compagni di cammino, nel viaggio c’è vita, ci sono le domande, le incertezze e spesso anche le crisi che diventano continuo superamento, evoluzione. A chiunque parta auguro di viaggiare a lungo con tutte le difficoltà che a volte questo comporta, l’augurio di un lungo cammino piuttosto che il raggiungimento di una frettolosa meta». L’album racconta anche della crisi culturale dell’occidente di oggi.

«Sì, un deserto, e da qui il titolo Il Deserto La Notte Il Mare. La notte è quella che l’uomo sta attraversando. Nietzsche scrive: “non fa sempre più freddo? Non è notte? Sempre più notte?”. È qualcosa che avvertiamo in molti, è qualcosa che sembra stringersi sempre più intorno all’uomo. Il mare è la distanza che ci separa da un possibile approdo, è la profondità che ci attrae e ci fa paura scandagliare allo stesso tempo. Queste tre parole mi sembravano descrivere bene il tempo che viviamo e allo stesso tempo descrivono quello che devono attraversare molti popoli in fuga dalla guerra o da altre calamità in cerca di una vita possibile » . Su Spotify ci sono solo i tre singoli che sono stati tratti dal disco, l’intero album ( pubblicato dalla benemerita Vrec Music Laber di David Bonato) è solo in cd o vinile. E dal 26 novembre sarà anche in tour insieme a vari pezzi della storia di Chimenti, ancora e sempre “Nuova musica italiana cantata in italiano”.

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