mercoledì 23 giugno 2021
La modernità della figura del Precursore continua a interrogare storici, biblisti ma anche antropologi: quali furono i rapporti con Gesù? E quale fu il contesto storico e religioso in cui agì?
El Greco, “San Giovanni Battista”, 15971607, particolare. San Francisco, Legion of Honor Museum

El Greco, “San Giovanni Battista”, 15971607, particolare. San Francisco, Legion of Honor Museum - WikiCommons

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Giovanni, il Battista, dopo due millenni riscuote ancora interesse da parte degli storici e degli esegeti: non solo a inizio di quest’anno si è tenuto un grande convegno internazionale a lui dedicato, che ha visto anche uno studioso italiano, Gabriele Boccaccini, tra gli organizzatori. Adesso due ricerche per l’editore Carocci, che sta pubblicando titoli interessanti per gli studi biblici, riaprono il dibattito sul "precursore" del Messia.

Il primo volume, Il Battista e Gesù. Due movimenti giudaici nel tempo della crisi (Carocci, pagine 268, euro 23,00), di due studiosi di livello internazionale, Adriano Destro e Mauro Pesce, procede per serrati confronti tra i due protagonisti. La tesi fondamentale del libro, largamente argomentata, è che Gesù e il Battista siano i protagonisti di un tempo di accelerazione storica ma soprattutto di crisi, il che rende attuale questo taglio interpretativo in un’epoca di grandi cambiamenti come la nostra. Il Battista però, si spiega, non sarebbe stato affatto una semplice "spalla" per Gesù, ma, anzi, avrebbe iniziato per primo una sperimentazione religiosa e culturale che, nata all’interno del giudaismo, ne rimetteva in discussioni alcuni aspetti, accentuandone altri, e questo al fine di rispondere all’occupazione romana avvenuta nel 63 a.C.

Anche Gesù percepì la crisi, proprio perché era ugualmente di fronte a fatti storici e situazioni sociali simili a quelle di Giovanni, e di essa parlò soprattutto nelle parabole, che spesso descrivono fragilità o disfunzioni diffusi tra il popolo, con personaggi (mendicanti, malati cronici, derelitti) che spesso vivono l’esperienza della povertà e dell’ingiustizia. Il movimento gesuano nacque però in modo indipendente, nonostante Gesù sia stato certamente discepolo di Giovanni, per un breve tratto.

È a questo punto che si può introdurre la seconda pubblicazione, di un giovane studioso, Federico Adinolfi, che da tempo si occupa di questi temi. In Giovanni Battista. Un profilo storico del maestro di Gesù (Carocci, pagine 218, euro 17,00), fonda ancora meglio quanto tra gli esperti è risaputo da tempo, e che già John Paul Meier nel 1994 aveva divulgato attraverso il sottotitolo del secondo volume della monumentale opera dedicata a Gesù, Un ebreo marginale, cioè "Mentore, messaggio e miracoli", col quale sosteneva che il Battista fosse stato il maestro di Gesù.

Adinolfi entra nel merito, con competenza e precisione, su altre questioni che si agitano ormai da decenni riguardo l’identità del Battista, e mette dei punti fermi. Giovanni, della cui appartenenza alla classe sacerdotale (che si apprende dal vangelo di Luca) non si deve sospettare, non era andato nel deserto perché in fuga da un giudaismo corrotto e votato alla distruzione. Nonostante riconosca alcune affinità, Adinolfi critica l’ipotesi, accolta da altri, di un Giovanni che era stato membro della comunità degli esseni di Qumran: questa non regge davanti al fatto che il Battista aveva una vita itinerante, e non seguiva né la dieta né l’abbigliamento essenico; soprattutto, Giovanni «si accostava a persone palesemente inique davanti a cui gli esseni sarebbero inorriditi».

È anche prematuro, allo stato dell’arte, pensare a un Battista appartenente a quel giudaismo a cui si deve l’abbondante e ora molto studiata letteratura enochica: semplicemente, non ci sono elementi (nonostante i tentativi di alcuni, come Eric Noffke) per poter affibbiare questa etichetta a Giovanni. Se qualcosa caratterizza questo profeta è soprattutto la sua attenzione al recupero di persone marginali, sul piano religioso e sociale, attraverso un programma di solidarietà e condivisione che doveva riportare al ripristino della purità.

L’ultimo capitolo del libro di Adinolfi è dedicato a "Gesù e il Battista", e affronta ancora una volta il rapporto tra il discepolo (Gesù) e il maestro (Giovanni). A questo punto si instaura un dialogo tra Adinolfi e il volume di Destro-Pesce: in quale relazione stavano Gesù e il Battista? Tra le quasi dieci possibili soluzioni che gli storici e gli esegeti hanno finora formulato, se Destro e Pesce prediligono la formula dell’iniziale discepolato e poi del distacco di Gesù da Giovanni (a partire dai luoghi dove opera Gesù, i villaggi, diversi dal deserto del Battista), Adinolfi pensa più a Gesù come al «continuatore di Giovanni».

Ora, se già altri avevano chiarito che il Gesù del ministero pubblico è difficilmente comprensibile senza tener conto del Battista, tutte e due queste pubblicazioni insistono sulle differenze tra il Messia e il suo precursore, e questo permette di cogliere, nel chiaroscuro del confronto, ancora più l’originalità dell’uno e dell’altro. Ed è impossibile riassumere la ricchezza dei contenuti e delle argomentazioni dei due libri, fondati su una lettura seria delle fonti, ma comunque di facile lettura, e utili anche a persone meno preparate, anche se gli autori si fermano, giustamente, all’analisi antropologica e sociale (Destro e Pesce) o storica (Adinolfi), senza tralasciare però la reinterpretazione che del Battista si avrà negli scritti cristiani, in funzione cristologica e teologica. Due ltesti che sono un punto importante di sintesi per chiunque desideri conoscere meglio la figura del Precursore.

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