lunedì 20 febbraio 2012
​La sua biblioteca, ma anche gli oggetti che l'autore inglese preferiva, aspettano di essere riuniti a due passi dalla chiesa che accolse come cattolico il cardinale Newton.
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Sos rivolto a chestertoniani doc, e non solo: «La crisi sta rallentando il nostro progetto: la Chesterton Library all’Oratory of St Philip Neri doveva esser pronta per la fine dell’anno, ma la crisi economica sta rallentando la raccolta di fondi. Speriamo di farcela per il 2013». Stratford Caldecott ha un lampo negli occhi quando apre la stanza a fianco del suo studio: ci troviamo nel suo Centre for Faith and Culture (www.secondspring.co.uk), a King Street, Oxford, a due passi dalla chiesa che accolse come cattolico il filosofo e teologo John Henry Newman, beatificato nel 2010 da un suo dichiarato "discepolo", Benedetto XVI. Quello che (sotto certi aspetti) può esser considerato un altro seguace dell’autore della Grammatica dell’assenso, ovvero il giornalista, scrittore, polemista Gilbert Keith Chesterton, è in cerca di "sistemazione": il Centro di cui Caldecott è presidente (uno spazio espositivo, un ufficio colmo di libri, la provvisoria stanza chestertoniana) se ne è fatto promotore per conservare e ravvivare l’eredità del grande romanziere inglese. «È stato un libraio di Oxford, ora in pensione, Aidan Mackey, ad aver iniziato a raccogliere tutto questo materiale, con la speranza di aprire un museo chestertoniano nella casa dello scrittore, a Beaconsfield», spiega Caldecott. Epperò l’abitazione del celebre polemista è diventata una proprietà privata. E quindi il progetto si è arenato.Finchè non l’ha preso in mano questo longilineo intellettuale cattolico (Caldecott è autore di una biografia intellettuale di Tolkien, Il fuoco segreto, Lindau). Che ha compiuto pure lui il cammino di GKC: l’ingresso nella Chiesa cattolica da posizioni "altre" (anglicano Chesterton, metodista il suo seguace). Il rinnovato interesse su Chesterton di questi ultimi anni ha fatto da volano al progetto: di recente il Wall Street Journal ha segnalato che alcuni candidate repubblicani alla Presidenza, così come certi supporter di Barack Obama, si sono rifatti all’autore di Ortodossia per suffragare determinate loro posizioni.Appassionato ricercatore dei legami tra letteratura e cristianesimo (dirige una rivista, Second Spring sul cattolicesimo inglese), Caldecott ha operato una meticolosa ricerca di cose chestertoniane che ha fruttato un bel po’ di cosette: perfino della sedia dove Chesterton si sedeva dal barbiere per il tocco di barba ogni mattina, da vero gentleman di Britannia. Qualcuno ha conteggiato in 4 milioni di parole la produzione di Chesterton: qualcuna (anzi, decisamente più di qualcuna) l’avrà vergata anche con questa bellissima macchina per scrivere (ormai d’epoca), marca Corona, anno 1918: «Con questa Chesterton scrisse la sua biografia di San Tommaso d’Aquino e L’uomo eterno», recita la didascalia che accompagna l’aggeggio, appoggiato sul suo tavolo di lavoro. Qui accanto due bastoni da passeggio del poderoso britannico; lì il mitico cappello che indossava, novello cavaliere medievale: «Defensor fidei» lo qualificò Pio XI nel telegramma di condoglianze alla sua morte, avvenuta nel 1936. Qui è anche conservata la lettera con cui l’allora pontefice lo nominò Cavaliere di San Gregorio. «Non dimentichiamo che Chesterton da giovane voleva fare il pittore», sorride il mio anfitrione. «Ecco qui alcuni suoi lavori». E prende in mano un disegno datato alla tenera età di 6-7 anni, raffigurante una scena cavalleresca (La Ballata del Cavallo Bianco fu un testo epico del Chesterton pre-cattolico). Ma decisamente più seri sono i bellissimi bozzetti che il romanziere convertito al cattolicesimo nel 1922 vergò per il "The Toy Theatre": un baldacchino per rappresentazioni teatrali in miniatura acquistato negli anni Trenta durante un viaggio in Spagna. «La genialità di Chesterton si vede anche da questi dettagli: molte pagine dei libri che leggeva sono accompagnati da disegni, schizzi, scarabocchi…». E in effetti in una pagina compare un profilo di donna, là un paesaggio, colà ancora figure inanimate. Perfino da piccolo, sul suo manuale di latino che visionò, compaiono numerosi disegni. La fede rocciosa di sir Gilbert rimane testimoniata da un bellissimo rosario nero e da un altrettanto glorioso crocifisso custoditi in una teca; a fianco, a simboleggiare l’animo da bambino che il Nostro seppe conservare anche nei dibattiti infuocati con i suoi "nemici" culturali - su tutti, il commediografo Bernard Shaw e il filosofo Bertrand Russell - ecco diversi soldatini, colorati, di varie fogge e diverse epoche. Il tono fantasticamente ironico e sarcastico di Chesterton compare anche da un dettaglio che Caldecott mi svela tra il serio e il faceto: «Certe pagine dei testi che leggeva sono strappate: li usava per farsi i sigari!». La ritrosia del nostro anfitrione non ci porta a svelare i libri di Chesterton: per sicurezza sono ingabbiati in scatole di cartone rigido, in modo da esser preservati dall’umidità: «Ma posso attestare che Walter Scott era il suo romanziere preferito. E leggeva moltissima letteratura vittoriana».Dibattiti pubblici, si diceva. Per la difesa della sua fede Chesterton era abituato anche agli "straordinari" del suo lavoro: Caldecott mi mostra, con malcelata gelosia, i diari personali e le agende del polemista di Eretici: «25 dicembre 1931. Trasmissione alla Bbc sul Natale secondo Dickens», recita un appunto vergato a mano dall’autore di Padre Brown. «27 giugno 1930: open discussion alla Thomas More Society». Insomma, una miniera di dettagli e di curiosità che ora aspettano un aiuto per trovare casa. «Quello cui stiamo lavorando sarebbe il primo museo dedicato a Chesterton. Il quale in Inghilterra sta vivendo di questi tempi una rinnovata notorietà». Anche in Italia, riferisco a Caldecott, guardando alle diverse case editrici che ne stanno pubblicando e vecchi libri e inediti. «Allora chieda se qualcuno ci può aiutare per la nostra Chesterton’s Library!» (per chi fosse interessato: www.campaign.oxfordoratory.org.uk/p/library.html). Il romanziere baffuto e lieto, amante del Bel Paese (e dei suoi santi, Francesco e Tommaso su tutti), ne sarebbe oltremodo orgoglioso.
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