mercoledì 24 gennaio 2024
Il 25 gennaio di cent'anni fa in Francia iniziò la prima rassegna a cinque cerchi (assegnati a posteriori) dedicata agli sport invernali. Ancora senza lo sci alpino
Il saltatore Narve Bonna in gara

Il saltatore Narve Bonna in gara - WikiCommons

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Fu il primo passo di un percorso secolare, ma quando fu compiuto nessuno ne comprese la portata. Rappresentò la pagina iniziale dei cinque cerchi d’inverno, eppure nel suo calendario dello sci alpino non ci fu traccia.

Cento anni fa a Chamonix, sul versante francese del Monte Bianco, si aprì la prima edizione dei Giochi olimpici invernali, un’etichetta affibbiata postuma, giacché quella che si protrasse dal 25 gennaio al 5 febbraio 1924 fu definita ai tempi semplicemente Settimana internazionale degli sport invernali. Si dovette attendere oltre due anni prima che il Cio decidesse, nella Sessione di Lisbona del maggio 1926, di istituire la rassegna a cinque cerchi della neve e del ghiaccio, da disputarsi ogni quattro anni alcuni mesi primi dell’edizione estiva. Nell’assise lusitana la famiglia olimpica assegnò quindi alla svizzera St. Moritz l’organizzazione della rassegna nel 1928 e riconobbe retroattivamente le gare di Chamonix come i primi Giochi olimpici invernali. Una storia quindi lunga un secolo, costellata di 24 episodi e il cui prossimo capitolo verrà scritto tra due anni sulle Alpi italiane, dalla Valtellina alle Dolomiti, con cuori pulsanti a Milano e Cortina.

La locandina della 'Settimana degli sport invernali', riconosciuta due anni dopo come prima edizione delle Olimpiadi invernali

La locandina della "Settimana degli sport invernali", riconosciuta due anni dopo come prima edizione delle Olimpiadi invernali - WikiCommons

L’antennato dei Giochi invernali furono i Giochi Nordici, competizione andata in scena a Stoccolma e dintorni tra il 1901 e il 1926, nella quale oltra a salto, discesa e fondo si disputavano anche la vela sul ghiaccio, la corsa con i cani da slitta, lo skijöring a renne e lo skeleton a cavalli. Di tutto di più nel contesto gelido scandinavo, dove però già ai tempi si segnalavano inverni con tanto ghiaccio e poca neve.

Nel 1921 il Cio prese atto del movimento esistente e decise che gli organizzatori dell’edizione successiva dei Giochi olimpici, ossia i francesi (che a Parigi a luglio celebreranno il centenario estivo) avrebbe anche ospitato la settimana degli sport invernali. Furono scelti tre impianti di Chamonix-Mont-Blanc (la pista naturale di bob a Les Pelerins, il trampolino di Les Bossons e lo stadio olimpico di Chamonix, situato in un ippodromo) che ospitarono 258 atleti di 16 Paesi impegnati in 16 specialità di 9 discipline. Numeri irrisori se confrontati col gigantismo odierno.

In Alta Savoia gli sport in agenda furono sci di fondo, salto, combinata nordica, pattuglia militare (il progenitore del moderno biathlon), bob, curling, hockey su ghiaccio (già presente ai Giochi estivi di Anversa 1920), pattinaggio velocità e pattinaggio figura, anche quest’ultimo forte di due comparse estive, a Londra e Anversa. Spicca all’occhio quindi l’assenza dello sci alpino, oggi la disciplina regina della manifestazione, ma la cui apparizione risale solo a Garmisch-Partenkirchen 1936. Per oltre otto decenni curling e pattuglia militare furono considerati sport dimostrativi, fino a quando nel 2006 il Cio chiarì che erano entrambi parte integrante del programma.

La pattinatrice Erhel Muckelt

La pattinatrice Erhel Muckelt - WikiCommons

Il pattinatore statunitense Charles Jewtraw divenne il primo campione olimpico conquistando i 500 metri di velocità, mentre la pattinatrice austriaca Herma Szabo-Plank fu la prima donna campionessa aggiudicandosi la prova femminile di artistico, l’unica gara per le donne in agenda. Il mattatore della rassegna fu il vichingo Thorleif Haug, capace di acciuffare tre vittorie nei 18 e nei 50 chilometri di fondo, nonché nella combinata nordica, mentre a far discutere fu la presenza nell’artistico della norvegese Sonja Henie, classe 1912, quindi appena undicenne, poi autrice di tre trionfi consecutivi tra il 1928 e il 1936 e una successiva carriera cinematografica a Hollywood. Un tocco di colore fu conferito dagli Stati Uniti, che decisero di affidare la bandiera a un nativo americano, l’hockeista Taffy Abel.

Il regno d’Italia schierò 23 atleti, l’alfiere fu il bobbista Leonardo Bonzi, ma non calpestò alcun podio nel medagliere dominato dalla Norvegia con quattro ori e diciassette medaglie. Il primo vincitore azzurro arrivò solo nel 1948, Nino Bibbia nello skeleton. Fino ad Albertville 1992 i Giochi d’inverno furono nello stesso anno degli estivi, da Lillehammer 1994 in poi godono di vita propria. Cortina 1956, Torino 2006 e Milano-Cortina 2006 le edizioni italiane. Le prime due appartengono al passato, la terza a un futuro che sta prendendo forma nel presente, tra entusiasmo e incognite.

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