giovedì 19 ottobre 2017
Da oltre un anno bloccato il Comitato Media e minori, il governo tace. Stop alle multe per i programmi volgari e violenti. Sos dell'Aiart e del Consiglio degli utenti: “Ormai va in onda di tutto”
La cattiva tv dilaga, senza più controlli né sanzioni
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Se un genitore dovesse farsi un’idea sull’affidabilità della tv italiana per i suoi figli basandosi sui giudizi del Comitato Media e minori, penserebbe che i canali della Penisola siano di una “bontà” straordinaria, in grado di tutelare i ragazzi in ogni momento, senza mai programmi volgari, immagini choc o film aggressivi. Perché nell’ultimo anno e mezzo l’organismo chiamato a vigilare sulla “cattiva tv” non ha adottato alcun provvedimento contro le emittenti che propongono trasmissioni a rischio per gli under 18. Come a dire: tutto quanto va in onda è a misura di ragazzi. La realtà, invece, è un’altra: il Comitato è decaduto nel luglio 2016 e finora non è stato rinnovato. Il compito di nominare i quindici membri spetta al dicastero dello Sviluppo economico, quindi al ministro Carlo Calenda. «Ma non sembra ci sia l’intenzione di ricostituire il Comitato. Le tv fanno quello che vogliono a tutte le ore del giorno e il sottosegretario Antonello Giacomelli, che ha la delega alle comunicazioni, non sembra voglia mettere loro i bastoni fra le ruote », denuncia il vice-presidente uscente Remigio Del Grosso che ha anche la stessa carica nel Consiglio nazionale degli utenti. Aggiunge Massimiliano Padula, presidente dell’Aiart, l’Associazione italiana degli spettatori: «C’è la sensazione che dietro questi ritardi si nasconda una scelta politica tesa a difendere le emittenti lasciate libere di proporre contenuti di qualunque tipologia. Ma speriamo di sbagliarci».

In questi mesi non sono mancate le trasmissioni “nocive”. Il vice-presidente le ha segnatale su Twitter visto che l’organismo è paralizzato: dall’apoteosi delle infedeltà coniugali alle 9 del mattino al telefilm per adulti Criminal Minds mandato in onda da Rai4 sempre al mattino. «Non c’è tutela per i minori», ha accusato Del Grosso sul web. Secondo Padula, «ci sono esperienze televisive tematiche interessanti per i minori, come Rai Ragazzi, ma è la televisione generalista spesso a disinteressarsi dei più piccoli. Non soltan- to investendo poche risorse in una programmazione ad hoc ma trasmettendo contenuti complessi e controversi in fasce tradizionalmente legate alla fruizione familiare». Anche il Moige si è scagliato nei giorni scorsi contro il Grande Fratello Vip di Canale 5 (condito persino dalle bestemmie) definendolo un’«esplosione di indecenza» che offende «la dignità di tutti». Ed Elisabetta Scala, responsabile dell’Osservatorio Media, annuncia: «Procederemo a denunciare il programma all’Agcom e chiediamo con forza al governo di ricostituire il Comitato Media e minori». L’organismo è formato da cinque consiglieri indicati dalle stazioni televisive, da cinque in rappresentanza delle istituzioni e da altri cinque che sono portavoce degli utenti. «Il Consiglio nazionale degli utenti ha designato i propri rappresentanti molti mesi fa – racconta Del Grosso –. Il Coordinamento dei Corecom, con tutta calma, ha proposto il suo pochi giorni fa: è il presidente del Corecom Sardegna, Mario Cabasino. E l’Agcom, come da prassi, ha indicato il presidente senza coinvolgere il Consiglio degli utenti».

Consiglio che ha scelto come suoi delegati nel futuro Comitato gli stessi Del Grosso e Padula, Emilia Visco (Consiglio degli utenti), Vincenzo Brogi (Genitori Democratici) e Gianni Biondi (già direttore dell’unità di psicologia pediatrica all’ospedale Bambin Gesù di Roma). «Il ministero dovrebbe avere il decreto già pronto – sostiene Del Grosso –. Ma niente si muove». E fa sapere: «Il mancato rinnovo del Comitato blocca anche la costituzione del tavolo tecnico sul cyberbullismo che doveva essere formato entro lo scorso 18 luglio. Il motivo? La legge prevede che un componente sia indicato dal Comitato Media e minori che però non esiste». È in rosso il bilancio degli ultimi tre anni di attività dell’organismo che ha il compito di far rispettare il Codice di autoregolamentazione su tv e minori firmato dalle emittenti nel 2002 (ma non da Sky). Appena venticinque le violazioni accertate, a cui si aggiungono quarantotto raccomandazioni per trasmissioni “deleterie” proposte senza segnalazioni, in piena fascia protetta (dalle 16 alle 19), con pubblicità dannose. Ma il Comitato ha potuto “sanzionare” meno di trenta casi sui 401 esaminati; invece nel solo 2011 gli episodi gravi accertati avevano superato i sessanta. «E ciò è dovuto a molteplici fattori – afferma Del Grosso –. Innanzitutto la riforma delle regole che di fatto permette di trasmettere di tutto, senza argini, con la scusa del parental control, il filtro elettronico sui televisori che dovrebbe oscurare la visione dei programmi “pericolosi” per i ragazzi. A dire il vero lo impostano poche famiglie e gli apparecchi più datati non lo hanno». Attacca Padula: «Riteniamo che questo sia uno strumento che deresponsabilizza le emittenti lasciando ai genitori (spesso impreparati) il complito esclusivo di accompagnare e vietare programmi non adatti ai propri figli».

Ma c’è anche altro dietro lo stallo del triennio. «In molte sedute – riferisce il vice-presidente – non è stato raggiunto il numero legale per la mancanza dei rappresentanti delle istituzioni. E spesso i membri delle emittenti e delle istituzioni si coalizzavano contro le prese di posizione degli utenti». A tutto ciò si somma il fatto che solo un terzo della risoluzioni proposte dal Comitato sono state vagliate dall’Agcom che ha il compito di punire i canali anche con “multe”. «Questo scompenso – sottolinea Padula – va letto in senso negativo. Inoltre crediamo che il lavoro dell’organismo sia sconosciuto all’opinione pubblica. Perciò segnaliamo un’insufficienza di comunicazione istituzionale delle sue attività». Non funziona neppure la segnaletica dei programmi: sono gli indicatori in rosso o in giallo che compaiono sullo schermo e dicono quando una trasmissione è inadatta ai minori o va vista con un adulto. «Sono segnali ormai minuscoli – avverte Del Grosso – che si eclissano dopo pochi secondi. Invece all’estero ci sono marchi evidenti che avvisano di un programma non consono per chi ha meno di 12, 14 o 16 anni. Parliamo tanto di Europa: impariamo da chi protegge meglio di noi i ragazzi davanti al piccolo schermo».

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