sabato 29 agosto 2015
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​Come si fa a immaginare un mondo senza Topolino? E un universo privo di Paperino? L’iroso, ma sincero e anticonformista pennuto, il topo dalle grandi orecchie, coraggioso e intelligente, e tutta la banda Disney (Pippo, Zio Paperone, Qui Quo Qua, eccetera) nata oltre 80 anni fa dalla fantasia di Walt Disney, sono un fenomeno di costume. Quasi una leggenda. In Italia intere generazioni hanno iniziato a leggere col settimanale dalla costola gialla che conteneva storie ambientate a Topolinia e Paperopoli (esisteva persino una collana di invito alla lettura dal titolo "Leggere con Topolino"). E le avventure firmate da Rodolfo Cimino, Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi, Giorgio Cavazzano (solo per citare alcuni autori della golden age) han fatto il giro del mondo, tanto che la produzione italiana rappresenta il 70% delle storie disneyane pubblicate nel pianeta. Perfetto erede di questa geniale tradizione, Andrea Castellan (in arte Casty, un nome perfettamente disneyano…) 48 anni, goriziano, dopo gli esordi su Cattivik e Lupo Alberto, è oggi uno dei maggiori "inventori" di storie di topi con felici incursioni nel modo dei paperi. Sbaragliamo subito il campo da un luogo comune. Scrivere per bambini e ragazzi è tutt’altro che facile...«Scrivere per i bambini non significa fare storie in cui non accade niente o, peggio, in cui accade di tutto, facendosi scudo della "sospensione dell’incredulità". L’avventura per ragazzi deve avere presupposti "seri": senza scomodare Salgari o Verne, pensiamo a ciò che han fatto Spielberg con Indiana Jones, Lucas con Star Wars o Miyazaki con Conan e Nausicaa. Storie principalmente rivolte ai bambini, ai ragazzi, ma tutt’altro che semplici o sciocche».Topolino settimanale ha superato quota 3000, il personaggio veleggia audacemente verso i 90 anni. Cosa lo rende ancora attuale?«La forza del settimanale di Topolino è sempre stata quella di essere una sorta di specchio dei tempi. Mickey è un personaggio graficamente moderno (il suo "design" è cambiato una sola volta in quasi 90 anni) e i valori che rappresenta sono quelli più classici: è onesto, è buono, è altruista e sincero. La società cambia, le mode passano, ma di persone come Topolino c’è sempre bisogno, in ogni tempo».Oggi si leggono meno fumetti di qualche decennio fa. Come possono Topolino, Paperino & Co. "catturare" anche sulla carta le nuove generazioni?«Tenendo il passo dei tempi, senza però dimenticare quali sono le caratteristiche originali dei personaggi. Io, come tanti altri colleghi, non ho problemi a far utilizzare a Topolino smartphone, tablet o a citare mode e tendenze di oggigiorno. Sarebbe un errore fossilizzare Mickey and Co in un mondo "senza tempo", anche perché non è mai stato così nemmeno in passato». Per alcuni critici molto del terreno perduto sarebbe colpa di storie meno interessanti che in passato. Si può restituire smalto a Topolino?«Innanzitutto, si può cercare di amarlo. Amandolo, uno sceneggiatore non potrà fare a meno di trattarlo bene e di scrivere belle storie. Concretamente poi, io suggerisco ai giovani che si cimentano con la scrittura di storie con Topolino, di andare a leggere le prime avventure, quelle degli anni ’30, e poi quelle dei ’40 e ’50, in cui Topolino non era ancora inquadrato nell’asfittico ruolo di collaboratore della polizia e viveva avventure in giro per il mondo assieme ad amici come Eta Beta, Atomino Bip Bip e gli immancabili Pippo e Minni. Recuperare lo spirito di quelle avventure, dense di umorismo e mistero, è un buon modo per ridare a Mickey quel fascino che si è un po’ annacquato nel piccolo e idilliaco mondo di Topolinia dove tutto va bene e, se qualcosa va male, la colpa è di Gambadilegno».Un cattivo. Un certo politically correct li vorrebbe drasticamente ridotti... «I cattivi sono importanti, nel mondo di Topolino. La grandezza di un eroe è spesso data dalla grandezza dei nemici che si trova ad affrontare, per questo è fondamentale che questi siano credibili. Il più pericoloso è sicuramente Macchia Nera, criminale raffinato e geniale. Gambadilegno non è un genio, ma è in grado di architettare complotti che spesso sfumano a causa di una certa sua goffaggine di fondo. Però non è obbligatorio che il nemico sia un criminale: uno dei miei cattivi preferiti è Topesio. Pur non essendo un delinquente (anche se spesso utilizza metodi al limite della legalità), riesce con la sua perfidia e la sua cialtroneria a mettere sottosopra la tranquillità di Topolinia e Mickey ha il suo bel da fare a ripristinare l’ordine».Da dove pesca spunti e ispirazioni?«Gli spunti possono venire da film, libri, da articoli letti su internet. La vita stessa è una fonte di ispirazione. Un giorno ho incrociato un bambino occhialuto che, per strada, discuteva animatamente con un ...amico invisibile: sorridendo, ho pensato "Chissà cosa sta vedendo, con quei suoi occhiali!"... L’idea per "Topolino e le regolissime del Guazzabù" è partita da lì». Professionalmente "nasce" come sceneggiatore. La vediamo però sempre più spesso all’opera come autore completo: scrive e disegna le sue storie. Si sente più disegnatore o sceneggiatore?«Mi piacciono entrambi i ruoli. Per questo la massima soddisfazione c’è quando riesco a farmi affidare le storie che ho scritto. Sono comunque consapevole che, come disegnatore, ho ancora molto da imparare».Nel suo futuro ci saranno i paperi?«Ho scritto solo un paio di storie coi paperi. Non che non li ami, ma preferisco di gran lunga Topolino e Co: ho nel cassetto ancora decine di idee e soggetti con lui e... non ho più tutta la vita davanti per realizzarli».
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