mercoledì 19 luglio 2017
A un anno dalla morte della co-iniziatrice del Cammino Neocatecumenale escono in Spagna le sue “confessioni” private
Mistica tra le righe nel diario di Carmen Hernández
COMMENTA E CONDIVIDI

Una sorpresa totale e assoluta per tutti. Una rivelazione in qualche modo sconvolgente, in primo luogo per Kiko Argüello, che per oltre cinquant’anni ha condiviso con lei genesi, guida e progressiva crescita del Cammino Neocatecumenale. In un rapporto che ora egli, con sbalordimento pari solo alla gratitudine, definisce «un mistero impressionante ». Si parla di Carmen Hernández, co-iniziatrice di una realtà ecclesiale che oggi conta 25mila comunità, in oltre seimila parrocchie di 128 Paesi, centinaia di missiones ad gentes formate da piccoli nuclei di famiglie con molti figli e almeno un sacerdote, 113 seminari diocesani Redemptoris Mater. E si parla del volume Diarios 1979-1981, che in 340 pagine raccoglie le confessioni private e finora segrete di Carmen, venute alla luce dopo la sua “nascita al cielo” esattamente un anno fa, il 19 luglio 2016, a 86 anni. Una scoperta davvero inattesa quella dei quaderni, gelosamente custoditi da Carmen per oltre trent’anni, di cui il libro appena uscito in spagnolo ospita appena i primi tre. L’edizione originale ha visto la luce a fine giugno, per i tipi della prestigiosa Biblioteca de Autores Cristianos, che dal 1944 pubblica testi sacri, Padri della Chiesa e opere di ispirazione religiosa dei maggiori autori di ogni tempo. La cura e l’apparato critico dei testi si deve a Ezechiele Pasotti e Francisco Javier Sotil. La traduzione italiana è in corso e l’uscita nel nostro Paese è prevista per l’autunno ad opera di Cantagalli, che l’anno scorso ha già pubblicato le Annotazioni di Kiko, anche questo un diario spirituale che però copre un arco temporale ben più esteso. La sorpresa che destano le 797 note, vergate molto spesso nottetempo e in ogni parte del mondo, deriva proprio dal loro contenuto. Una sequenza pressoché quotidiana di intensi dialoghi personali con il Signore, rivelatori di un itinerario esistenziale segnato da sofferenza profonda e non di rado da inquietudine spirituale. Ma, al dunque, espressione di una fede granitica in Gesù Cristo e nella sua Chiesa, entrambi oggetto di un amore e di una fedeltà a tutta prova, pur nei contrasti e nelle prove causati dalla nascente opera che lo Spirito Santo andava ispirando. Nessuno al mondo, tanto meno Kiko che per oltre mezzo secolo ha condiviso fianco a fianco un impegno senza sosta per l’evangelizzazione, aveva avuto il minimo sentore di quello che Carmen viveva nel suo intimo, di questa vena mistica così feconda, anche sul piano letterario. In particolare dell’incessante combattimento interiore, delle ripetute esperienze di “notte oscura” descritte per primo da San Giovanni della Croce. Un grido ininterrotto e una richiesta di aiuto interminabile: nei diari non c’è neppure una pagina nella quale l’autrice non ripeta la sua richiesta al suo Signore di visitarla, di consolarla, di mostrarsi vivente e misericordioso. « Jesús mío, Jesús mío! Ven! Ven! », vieni: nel manoscritto l’invocazione è sempre in lettere maiuscole. E sgorga da una certezza: «Se Tu non sei, nulla è». Nelle sue confidenze pubbliche suscitate dal ritrovamento, Kiko ha ricordato più volte che la sua conoscenza della donna che la Provvidenza gli ha messo accanto era stata, in vita, di ben altro tenore. Da ultimo, ne ha parlato il 30 giugno scorso, concludendo l’atto di pre- sentazione ufficiale dell’opera, presso l’Università madrilena Francisco de Vitoria. Dapprima ha ricordato, tra i meriti di Carmen, l’aver inculcato nel Cammino la riscoperta e la valorizzazione della Veglia Pasquale vissuta integralmente per tutta la notte, quello che di recente lo stesso papa Francesco ha definito «un regalo fatto alla Chiesa» dalle comunità neocatecumenali. Parlando dei Diari, ha poi aggiunto: «Di Carmen conoscevo l’impeto polemico verso di me, le discussioni che avevamo e di cui tutti sono stati spettatori. Tante volte mi criticava, chiamandomi insopportabile. Ma al tempo stessa era sempre accanto a me. E ora comprendo la libertà che aveva nei miei confronti, verso il Cammino, la Chiesa e verso tutti. Una libertà che le veniva da una relazione profondissima con Gesù Cristo». E nella sua nota introduttiva al volume aveva già espresso commozione, definendo «eroico che Carmen sia stata con me cinquant’anni, sempre soffrendo in silenzio, senza mostrarlo a nessuno, sola con Lui», confessando di «sentirsi piccolo e povero» e di non sapere «come ringraziare Dio per la grazia immensa di averla avuta come compagna nella missione». In realtà, più volte nei suoi scritti Carmen invoca aiuto e conforto per lo stesso Kiko, di cui riconosce umilmente i doni e il carisma di predicazione, che a lei non è dato. In diversi momenti, poi, affiorano le sue intuizioni, in seguito concretizzate, su come far evolvere e proseguire questo Cammino di riscoperta del Battesimo, che non è mai stato precostituito né pensato a tavolino, ma sempre verificato sul campo e sull’esperienza effettiva delle comunità. L’importanza di questi Diari, ha sottolineato nell’incontro a Madrid il cardinale Paul Josef Cordes, che fu molto vicino a Kiko e Carmen negli anni in cui era vicepresidente del Consiglio per i Laici, «va al di là del Cammino » e dalla loro lettura «si percepisce il carattere drammatico di un’opera ecclesiale che vuole portare a Cristo e alla fede gli uomini del nostro tempo».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: