giovedì 23 marzo 2023
Messe in ombra dai luoghi di culto comunitari, rispondono all'esigenza di preghiera e meditazione personale. Oggi vivono un vero boom. Un nuovo progetto al Santuario della Verna alimenta il dibattito
Una croce nella foresta della Verna

Una croce nella foresta della Verna

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Chi segue l’architettura contemporanea si sarà accorto di una vera e propria fioritura negli ultimi anni e a livello globale di “cappelle” immerse nella natura: spazi ridotti, intimi, che possono essere connotati dal punto di vista religioso o improntati a un senso molto ampio di spiritualità. Il panorama è destinato ad arricchirsi con una nuova cappella all’interno della foresta del Santuario della Verna in occasione, l’anno prossimo, dell’ottavo centenario delle stimmate di san Francesco. Per la sua realizzazione i Frati minori del Santuario e il Centro studi per l’architettura sacra della Fondazione Lercaro di Bologna hanno un lanciato concorso per giovani architetti, che prevede un percorso formativo obbligatorio iniziato nei giorni scorsi con una seduta intensiva alla Verna. L’esito è atteso per ottobre.

«Avremmo potuto chiamare un architetto di grido, invece abbiamo preferito investire su trenta giovani per formarli sullo spazio sacro e alla meditazione cristiana » spiega Francesco Brasa, padre guardiano della Verna: «Vogliamo essere lievito di riflessione. I giorni alla Verna sono stati un’esperienza formidabile». «Abbiamo selezionato i partecipanti sulla base della maturità del linguaggio architettonico – commenta l’architetto Claudia Manenti, responsabile del Centro studi della Lercaro –. Si va dal neolaureato fino a chi ha una professione avviata. Questo percorso ha come obiettivo dare l’opportunità di conoscere il tema sacro e liturgico in profondità. Lo spazio per il culto è assente o quasi nell’ambito della formazione universitaria. Tutto questo va poi a impattare sui concorsi».

L’idea della cappella muove da una riflessione che incrocia dimensione ecclesiale e architettura: «La spiritualità cristiana si è sempre mossa su un doppio binario – spiega Manenti –: da una parte la preghiera comunitaria, che è quella liturgica, e dall’altra una più intima e personale, radicata anch’essa nel Vangelo, si pensi a quando Gesù parla della preghiera nella propria stanza. Il Concilio Vaticano II, a seguito del Movimento liturgico, ha restituito all’assemblea una centralità celebrante. Era una necessità urgente, la dimensione comunitaria era certamente quella più in sofferenza. Questo però ha fatto sì che ci sia stato un sostanziale disinteresse verso il luogo per la preghiera personale e meditativa. A questo si è forse aggiunta anche una sorta di paura per il rischio che prevalesse la dimensione intimistica. Ora quella dimensione rimasta sottotraccia è riemersa con potenza». «La preghiera comunitaria ci fa sentire Chiesa e ci sostiene. Dall’altra la preghiera personale aiuta ad andare in profondità. Ognuna si nutre dell’altra – commenta Brasa –. Non si nega la necessità di un’attenzione sulla riforma liturgica. Però dopo l’ultima rivoluzione industriale del digitale, dove l’uomo è sovrastato dal rumore di fondo e si è persa la dimensione sabbatica, si sta risvegliando la necessità della meditazione. E di conseguenza la riflessione sull’architettura sacra si allarga».

Le cappelle sorte in questi anni in contesti naturali sono una risposta spontanea a questo bisogno. Osserva Manenti: «Molte realizzazioni sono spazi non connotati dal punto di vista religioso: diversi sono luoghi per la meditazione orientale nella natura. Non è quello che vogliamo. Noi intendiamo dare indicazioni precise, evidentemente non sulla forma ma sulla “direzionalità” cristiana della cappella. La Verna è un luogo propenso alla dimensione del solo davanti al Solo. Lo stesso san Francesco riceve le stimmate durante un dialogo personale con Cristo. La cappella dunque come un luogo di ritiro in vista di un incontro. Non è uno spazio vuoto: noi cerchiamo una relazione con la Presenza».

Il progetto si radica dunque nell’identità e nella storia della Verna. «La nostra presenza nasce nel 1213 proprio con l’edificazione di una cappella in un bosco – osserva padre Brasa – Quando Francesco riceve in dono la montagna dal conte Orlando Cattani di Chiusi struttura il luogo in analogia agli altri eremi dell’ordine con una cappella delle dimensioni della Porziuncola e disponendo i frati in capanne di legno e grotte. In otto secoli il santuario si è allargato, facendo spazio ai pellegrini e con la costruzione di altre cappelle memoriali e celle eremitiche. Il bosco è già un grande santuario. In questo tempo ci sono molte persone che entrano nei boschi per sentirne la pace, l’energia. Noi vogliamo accogliere tutti donando un luogo di raccoglimento, ma anche per dire loro che questa pace che sentono nel bosco ha un nome. Il Cantico delle Creature non è ecologista: è una lettura contemplativa della natura. Così anche deve essere la cappella».

Questa costituirà una meta di una sorta di pellegrinaggio interno alla Verna: «Noi chiediamo un vero e proprio percorso cristologico. L’inizio sarà il ripensamento di un tradizionale pilastrino mariano. Da lì partirà un sentiero panoramico che porta alla cappella, lungo il quale verrà disposta una Via Crucis. La cappella sarà dedicata alla Risurrezione. Tutto questo riprende l’esperienza di Francesco, il cui pensiero era costantemente rivolto alla “povertà dell’Incarnazione” e all’esperienza della Passione e delle Risurrezione».

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