giovedì 15 settembre 2011
Stasera l’atteso evento dal vivo e in diretta tv davanti a milioni di spettatori
La più amata star italiana duetterà, tra gli altri, con artisti del calibro di Celine Dion e Tony Bennett
Il live presto in cd e dvd.
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Il meteo dice: poco nuvoloso, qualche precipitazione, vento assente e una temperatura attorno ai 15 gradi. Il giorno dei giorni per Andrea Bocelli co­mincia con un bollettino che si lascia al­le spalle i guasti dell’uragano Irene per consegnargli il Central Park delle gran­di occasioni. Per una notte anche lui co­me Simon & Garfunkel, come Big Lucia­no, come Leonard Bernstein si esibirà sotto le stelle di Great Lawn, quei venti­due ettari di prato bordato di campi da baseball che oltre il finestrino del volo in atterraggio a New York spunta come u­na macchia chiara nello smisurato cuo­re verde di Manhattan. Con la New York Philharmonic Orchestra e il Westminster Sympho­nic Choir, Bocelli si muo­verà in bilico tra lirica e pop con ospiti del calibro di Celine Dion, Tony Ben­nett, il produttore David Foster, il trombettista Ch­ris Botti, il baritono Bryn Ferfel, i soprani Ana Ma­ria Martinez e Pretty Yen­de, il violinista Nicola Be­nedetti e il flautista An­drea Griminelli. «New York è una città spe­ciale, di quelle in cui tut­ti più o meno passano almeno una vol­ta nella vita» spiega Andrea, protagoni­sta ieri sera sotto il tendone issato dalla Barilla a due passi dal palco, di un gran galà affollato di soliti noti. «New York rappresenta il sogno di mio padre, che mi diceva sempre: sarai famoso quando canterai in America. Così gli dedicai la mia prima esibizione alla Statua della Li­bertà, poi al Madison Square Garden, al­la Carnegie Hall, all’Avery Fisher Hall, al Metropolitan. Ed ora, finalmente, il Cen­tral Park nel decennale dell’11 settem­bre. Ogni mio soggiorno a Manhattan fi­nisce regolarmente con la passeggiata a Central Park e camminando mi sono chiesto svariate volte se avrei mai avuto l’onore di cantare lì dove si sono esibiti tanti grandi del passato. E quel giorno è arrivato. Per me questo concerto ha un alto valore simbolico: è il mio modo per dire grazie a New York e all’America». Anche se finanziato dalla Barilla, i newyorkesi hanno dovuto munirsi di bi­glietto (gratuito) per il concerto, volati­lizzando i 70 mila posti disponibili in po­che ore. «Non ho mai considerato l’idea di trasferirmi qui perché non so stare lontano dalla terra dove sono nato e cre­sciuto, ma New York e Roma sono le u­niche metropoli dove potrei concepire di vivere» ammette il tenore. «Nel mio albo americano dei ricordi due svettano su tutti: il debutto al Metropolitan e il concerto con la Junior Philharmonic Or­chestra alla Harvey Fishery Hall». L’evento del Central Park sarà trasmes­so in America dal canale Wnet e in Italia da Raidue, la sera dell’8 dicembre. Ma dall’esibizione verranno tratti un dop­pio cd e un dvd in distribuzione in 70 Paesi.
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