domenica 13 agosto 2023
È importante che gli editori riscoprano l’essenzialità del messaggio cristiano che è vita vera, non un’idea o una forma di sentimentalismo
Un'editoria davvero religiosa, concreta e presente

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Non amo usare il termine “religiosa” parlando di editoria o per lo meno questo termine può essere usato se riferito a libri che hanno un interesse prettamente religioso. L’aggettivo “religiosa” è stato usato per molti anni come strumento per demarcare un’area culturale e d’interesse che andava distinta da quella laica che godeva e gode ancora oggi di un pubblico più vasto e ingiustamente definito più acculturato. Una sorta di bugiardino che informava il potenziale lettore sugli effetti indesiderati causati dalla lettura di libri stampati per i tipi di editori “religiosi”. Questo distinguo, che nasce nella seconda metà del ‘900, è una nota caratteristica del Bel Paese che non trova molti riscontri in altri Paesi europei e negli Stati Uniti. L’editoria “religiosa” fino a pochi anni fa aveva una sua promozione e distribuzione specializzata e un nutrito numero di librerie che si dedicavano principalmente alla vendita del libro religioso. Oggi, usando una terminologia che è andata di moda alcuni anni fa, si è affermato un meticciato editoriale, che in parte ha mantenuto alcune note caratteristiche di questo distinguo, e in parte le ha dissolte. In molti casi, da una parte, gli editori “religiosi” sono spesso distribuiti da distributori laici e i loro titoli sono, con fatica, presenti nelle librerie laiche di catena e indipendenti, dall’altra editori laici stampano libri che hanno un contenuto religioso.

Il meticciato editoriale se da una parte a mio avviso rappresenta un’occasione di riscatto per l’editoria “religiosa”, dall’altro ha accentuato le difficoltà di diffusione di contenuti culturali che hanno impresso il marchio religioso. Se infatti prima c’era un numero nutrito di librerie specializzate e di promotori e distributori religiosi che garantivano una buona diffusione, oggi gli operatori del settore, in particolar modo le librerie di catena, hanno mantenuto una sorta di diffidenza verso l’editoria religiosa che è superata solo per ragioni di mercato e commerciali. Inoltre il mercato laico, da un punto di vista economico, propone condizioni, per la promozione e la distribuzione dei libri, che portano l’editore, non solo religioso, ai limiti della sopravivenza. Occorre infatti sottolineare che all’editore, considerati gli sconti sul prezzo di copertina a favore del distributore (in cui è compreso lo sconto a favore della libreria) della promozione, le royalty per l’autore e i costi fissi e variabili necessari per realizzare un libro rimane del prezzo di copertina circa il 4-10% (dipende dalla tiratura, dal prezzo di copertina, dal numero delle pagine e da altre variabili). A tutto ciò si aggiunge un tempo di pagamento da parte del distributore che non ha riscontri in nessun altro settore, e la possibilità di rendere libri, che sulla carta risultavano venduti, in qualsiasi momento, ma questi sono mali che sono sempre esisti nel mondo editoriale. È facile intuire come in queste condizioni l’editore sia spesso costretto a snaturare se stesso rincorrendo modi di pensare e orientamenti culturali che rappresentano un miraggio di salvezza.

L’opportunità che vedo invece è rappresentata dalla possibilità di raggiungere un pubblico di lettori potenzialmente maggiore (quelli che frequentano le librerie laiche) che in fieri è un potenziale di diffusione della cultura cristiana che prima era molto ridotto. Ciò rappresenta una sfida che occorre intraprendere liberandosi da un’inerzia, da un’inedia e spesso da un vittimismo, che si è infiltrato nel mondo editoriale religioso, che rischia di schiacciare definitivamente un settore che per sua natura rappresenta uno strumento di primaria importanza per proporre un’alternativa credibile e reale a un mondo, a un modo di vivere e di pensare, che confina l’uomo in una dimensione materialistica e consumistica, che strappa via l’anima e rende la vita effimera e discontinua. Il cristianesimo deve riscoprire una delle sue principali caratteristiche, quella cioè di far intendere all’uomo che Dio non è un’ipotesi ideale o sentimentale ma una realtà concreta, percepibile e presente. Se l’editoria religiosa non accetta questa sfida con intelligenza e determinazione, ha di fronte a se un futuro di emarginazione che si concluderà con la parola fine.

*direttore editoriale Edizioni Cantagalli

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