sabato 14 maggio 2011
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«Il bello di essere a Cannes è che qui il mio film viene ri­messo al suo posto. L’at­tenzione si concentra sul lavoro che ho fatto, le immagini vengono giudi­cate dal punto di vista estetico, e non per quello che rappresentano, come accade invece in Italia, dove il dibat­tito sulla pellicola occupa solo una piccola parte». In concorso a Cannes, Habemus Papam, apprezzato senza enfasi dai critici, è stato molto ap­plaudito ieri sera alla proiezione uf­ficiale, con Nanni Moretti in lacrime sopraffatto dalla commozione.In mattinata il regista, di casa qui sulla Croisette, si era confronto per la pri­ma volta con le reazione della stam­pa straniera. Sereno, disponibile, sor­rideva e scherzava. E non è scivolato nella tentazione di lasciarsi andare a commenti sulla situazione politica i­taliana («Ripeterei le stesse cose che ho detto in passato»; diverso l’atteg­giamento del protagonista Michel Piccoli che ha attaccato Berlusconi), tanto che a una giornalista libanese curiosa di sapere se il film sia una me­tafora della classe dirigente italiana, aveva risposto con un secco «no». Per poi aggiungere: «Habemus Papam non vuole dare indicazioni. Il Papa che fugge dal Vaticano si pone delle domande e le pone anche al pubbli­co, ma il film non offre soluzioni. Mi interessava far incontrare mondi e realtà diverse. Molti si aspettavano un film di denuncia ma io volevo rac­contare il mio papa, i miei cardinali e il mio vaticano, diverso da quello fatto di intrighi e complotti visto in al­tre pellicole. I miei personaggi nulla hanno a che vedere con quelli reali e che umanizzano quel mondo.Curiosi i giornalisti stranieri anche a proposito delle reazione dei cattoli­ci in Italia: «Le posizioni veramente dure sono state poche – commenta Moretti – e non sono rappresentati­ve di tutto il mondo cattolico. Ma io non è ho approfittato per fare la vit­tima, un ruolo che non mi interes­sa ». Ma poi aggiunge: «Non sono un credente e quindi a chi sostiene che al mio film manca la fede, dico che è vero. Ma non ho nei confronti del cat­tolicesimo una posizione conflittua­le, piuttosto di distacco». «Mi è stato raccontato che durante la proiezione per la stampa critici e gior­nalisti del resto del mondo ridevano negli stessi momenti in cui hanno ri­so gli italiani. Gli elementi della com­media sono stati di certo colti dal pubblico, ma dalle domande rivolte­mi ho capito che a colpire è stata so­prattutto la dimensione più dram­matica del film, quella che ruota in­torno a un uomo che vaga per la città pieno di dubbi e in cerca di risposte». I bookmakers sostengono che ad a­vere più chance di vittoria fra gli ita­liani sia Sorrentino, ma Moretti sa che il grande favorito della vigilia è Ma­lick. «Non saprei dire da chi vorrei es­sere battuto, ma di certo sarei con­tentissimo se il film da Cannes par­tisse per un viaggio in giro per il mon­do, con le sue gambe».
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