mercoledì 6 giugno 2012
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​Scherzosa e un po’ beffarda, la sorte ha deciso che la partita inaugurale degli Europei 2012 si giocherà tra Polonia e Grecia, una sfida altamente simbolica tra il Paese risorto da una lunga storia di miserie e privazioni e quello precipitato nel girone infernale della crisi più nera.È con legittimo orgoglio che la Polonia ospiterà la grande manifestazione calcistica insieme con l’Ucraina. Per la prima volta un importante evento sportivo viene organizzato congiuntamente da due Paesi dell’Europa dell’Est, entrambi usciti dal comunismo ma con percorsi molto differenti. Da quando nel 2004 è entrata nell’Unione Europea, la Polonia non ha smesso di correre e oggi è l’unica nazione del vecchio continente, insieme alla Germania, che gode di un’invidiabile stabilità e di un forte dinamismo. Si capisce quindi il desiderio dei polacchi di trasformare gli Europei di calcio, che si aprirono venerdì prossimo, in una scintillante vetrina dei propri successi.Tutti sanno che la Polonia è la terra di Giovanni Paolo II e di Solidarnosc, e anche i visitatori più distratti non faranno fatica a scoprire, girando per Varsavia, che i due più grandi viali del centro portano i fatidici nomi che hanno cambiato la storia. Ma in Occidente non sono del tutto scomparsi i vecchi stereotipi che considerano la Polonia come un pezzo di «un’altra Europa», grigia, triste e arretrata. Niente di più falso. Il più vasto e popoloso Stato fra tutti quelli entrati recentemente nella Ue è un Paese giovane, (40 milioni d’abitanti con età media sui 38 anni), una società vivace, una nazione ricca di cultura e aperta al mondo, attaccata alle sue tradizioni e al tempo stesso capace di grandi innovazioni. E per Euro 2012, nelle quattro città che ospiteranno il torneo, ce l’ha messa tutta al fine di sorprendere i visitatori con impianti sportivi avveniristici, inseriti in contesti urbani riqualificati e centri storici restaurati in tempi record.A Varsavia il nuovo Stadion Narodowy è una gigantesca corona bianco-rossa, i colori della bandiera nazionale, che segna il profilo della capitale. Dotato di una copertura mobile a ombrello, non è solo un’arena sportiva ma una struttura multifunzionale con centri commerciali, piscine olimpioniche e spazi per grandi eventi. Costruito sul sito del campo di calcio d’epoca comunista, il nuovo stadio sorge sul lato sinistro della Vistola, a Praga (nulla a che vedere con la capitale della Repubblica ceca, Praha<+tondo> in lingua slava), l’unica zona sopravvissuta d’anteguerra, un quartiere tradizionalmente povero e malfamato che oggi è diventato modaiolo grazie a locali alternativi, centri culturali e gallerie d’arte nati all’interno di vecchie fabbriche dismesse.Oltre alla capitale, la Polonia ha messo a disposizione dei campionati europei tre città fra le più importanti. Danzica, la culla di Solidarnosc, la cui epopea si può rivivere nel museo a fianco dei mitici cantieri navali dove scoppiò lo sciopero del 1980. Poznan, città d’arte con l’università frequentata di studenti di tutto il mondo. Wroclaw (Breslavia per gli italiani), incantevole città con 130 ponti, un tempo tedesca e oggi simbolo della rinascita industriale polacca. È rimasta esclusa Cracovia, la meta turistica e religiosa più conosciuta. Ma i tifosi italiani avranno occasione di visitarla perché gli azzurri faranno base a Wieliczka, nei pressi della famosa miniera di sale a 40 chilometri dalla città di papa Wojtyla, e si alleneranno nello stadio del Wisla Cracovia.Punto debole sono le vie di comunicazione. «Evitate di viaggiare in auto», è il consiglio del giornale Gazeta Wyborcza. Le strade in Polonia sono rimaste quelle di trent’anni fa, per gli Europei di calcio sarà aperta l’autostrada Berlino-Varsavia, ma chi vorrà seguire la nostra nazionale a Varsavia, Danzica e Poznan sarà meglio che prenda l’aereo. E c’è chi, come l’inglese Bbc, ha lanciato l’allarme per il rischio violenze, puntando il dito contro il nazionalismo polacco. «Non c’è alcuna minaccia razzista» ha risposto seccato il premier Tusk. «Gosc w dom Bog w dom», «l’ospite a casa è come Dio in casa», recita un proverbio polacco citato anche dai vescovi nel loro appello a giocatori e tifosi. Ma resta la tensione per la partita Russia-Polonia, un altro scherzo del sorteggio che ha collocato nello stesso girone due nazioni storicamente ostili. A tal punto che il ministro polacco dello sport, la signora Joanna Mucha, ha chiesto alla delegazione russa di cambiare sede: troppo vicina al luogo dove, il 10 di ogni mese, il partito conservatore di Kaczynski tiene una manifestazione in ricordo della tragedia aerea di Smolensk in cui morirono il gemello presidente ed altre 95 persone.
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