martedì 14 agosto 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Diffusa in 50 mila copie, ma pubblicata in sei lingue, con numeri speciali anche in russo, cinese e arabo, veniva recapitata nel mondo in 110 Paesi raggiungendo le più piccole comunità monastiche, a cominciare da quelle collocate in territori ostili al cristianesimo. Sono solo alcuni degli elementi che per quasi trent’anni hanno caratterizzato il mensile 30giorni, di cui qualche settimana fa è stata annunciata la chiusura, in coincidenza con l’uscita del numero 5 del 2012. Una scelta dovuta ai problemi finanziari che di questi tempi in Italia attanagliano tanti giornali, in particolare tanta stampa cattolica, ma anche frutto della quasi contemporanea scomparsa di don Giacomo Tantardini, anima degli ultimi vent’anni della rivista, e delle dimissioni da direttore politico di Giulio Andreotti. Due personaggi che per 30giorni hanno caratterizzato un’epoca e che con la loro uscita di scena ne hanno in qualche modo segnato la fine, anche se sono molti ad auspicare che la testata possa presto tornare a svolgere, per dirla col ministro e fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, «il suo fondamentale ruolo di protagonista nel dibattito post-conciliare sull’impegno dei laici nel mondo contemporaneo, perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di confronto, di idee, di cultura e di visioni». Opinione condivisa da uno dei maggiori collaboratori e promotori della rivista, il cardinale Georges Cottier, domenicano e Teologo emerito della Casa Pontificia, che «l’anno della fede porti un nuovo inizio» per una rivista capace di esprimere «amore per la Chiesa, grande libertà e apertura nei confronti dell’universalità, proponendo idee senza mai essere ideologizzata, con una autenticità e spontaneità che mi piacevano molto».Nata nel 1983 nell’ambito di Comunione e Liberazione ha avuto fin dal primo momento l’ambizione di affrontare le grandi tematiche della Chiesa, anche quelle italiane, con un respiro internazionale. Primo direttore fu Alver Metalli, al quale successe, per meno di un anno, Antonio Socci. Nel ’91 arriva alla direzione il giovane Roberto Rotondo. Poi, nel 1993, la svolta. Don Giacomo Tantardini, punto di riferimento di Cl a Roma, comincia a ritagliarsi un ruolo di “ispiratore” della rivista. È lui che ha l’idea (proprio nei mesi in cui la Procura di Palermo chiede l’autorizzazione a procedere nei confronti del sette volte presidente del Consiglio) di proporre la direzione ad Andreotti, che è già uno dei collaboratori più assidui. Il connubio fra i due, animato dal coordinamento di Rotondo, che resta direttore responsabile, apre a nuovi orizzonti. Naturalmente non mancano le polemiche per questa scelta, ma nei fatti il "respiro internazionale" della rivista si accentua. Internazionale ed ecclesiale insieme. La personale conoscenza dei grandi papi del ’900 da parte di Andreotti porta a interessanti approfondimenti su Pio XII, Giovanni XXIII e, soprattutto, Paolo VI. Intorno alle frequenti analisi del pensiero di Sant’Agostino nasce la collaborazione con Joseph Ratzinger e si allunga la lista degli ecclesiastici di grande spessore teologico e pastorale che inviano i loro contributi. Molti sono i cardinali. Fra gli altri, oltre a Cottier, ci sono i cardinali Albert Vanhoye, Paul Poupard e Jorge Mario Bergoglio. Senza dimenticare i compianti porporati Jean Jerome Hamer e Bernardin Gantin e l’insigne esegeta gesuita padre Ignace de la Potterie. Si moltiplicano gli interventi sull’ecumenismo. Si guarda alla quotidianità dell’essere cristiano e alla vita delle comunità cristiane nel mondo. Si affrontano tematiche delicate per la Chiesa come quelle sulla riforma liturgica e sul dialogo con i lefebvriani. Si aprono spazi per interventi di esponenti ortodossi, anglicani e protestanti. Si moltiplicano le pubblicazioni in allegato, alcune delle quali ottengono grande successo e continuano a vivere di vita propria, come la ripubblicazione di un Catechismo di “Dottrina cristiana” per la preparazione alla prima comunione edito nel 1955 o la pubblicazione nel 2005 di una raccolta di preghiere, Chi prega si salva, che è stata tradotta in molte lingue e ha raggiunto i ragguardevole traguardo dei due milioni di copie, anche grazie all’introduzione del cardinale Ratzinger, redatta poco prima di diventare Papa. Grande riscontro ha anche l’idea di pubblicare il volume Montini e Agostino con le carte autografe di Paolo VI sul vescovo di Ippona. I concetti di internazionalità, universalità, dialogo interreligioso ed ecumenismo si traducono praticamente nell’invio della rivista a tutti i monasteri di vita contemplativa nel mondo e a tutti i vescovi nella lingua da loro richiesta. Scelta che il cardinale Cottier definisce «un tratto particolare, molto bello e anche molto necessario di 30giorni», che mostra il profondo «legame» di questa rivista «al senso della preghiera e della vita spirituale della Chiesa». Iniziativa che si estende ai missionari, alle case generalizie degli istituti religiosi, a tutti gli ambasciatori in Italia e presso la Santa Sede con l’intento di creare condivisione e confronto. Come ha ricordato Andrea Riccardi «il cattolicesimo in politica si è sempre nutrito di un retroterra culturale e 30giorni è stata in questo una delle voci più autorevoli e seguite».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: