domenica 15 maggio 2016
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Su pochi strumenti ci sono tanti luoghi comuni come sull’arpa. L’immaginario lo abbina sistematicamente ad aggraziate interpreti femminili mentre le sue cascate di note annunciano apparizioni “angeliche”. Anzi, spesso e volentieri la memoria del suo suono è ridotto a questo effetto. Eppure l’arpa è uno strumento dalla storia nobile e dalla letteratura ricca, complice anche la sua diffusione tra i salotti della buona società europea dal Settecento fino all’inizio del secolo scorso. E proprio all’arpa francese del primo Novecento è dedicato il disco Madame la Harpe( Map Classics) inciso da Davide Burani: un itinerario tra Belle Époque, impressionismo e sviluppi neoclassici. Il Conservatorio di Parigi fin dal 1825, anno di istituzione della cattedra di insegnamento, era l’epicentro del movimento arpistico, con grandi strumentisti e didatti che producono anche un copioso repertorio. Nomi come Alphonse Hasselmans, Raphaël Martenot, Marcel Tournier oggi dicono poco se non ai cultori dello strumento, ma all’epoca hanno ruoli di spicco nel mondo musicale francese, come anche Gabriel Pierné e Philippe Gaubert, compositori non arpisti di origine ma molto attivi come direttori di orchestra in prime di Debussy, Ravel e Stravinskij e in recuperi storici come l’Orfeodi Monteverdi. Il disco, oltre che per lo specifico del repertorio inciso (diversi sono i brani in prima registrazione mondiale), è interessante quindi perché completa l’immagine di un’epoca e di un mondo musicale da un punto di vista insolito. (A.Bel.)
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