sabato 7 ottobre 2017
Ogni anno si ripete un rito sportivo che però non prevede classifiche. La vera sfida è pedalare con le due ruote d'epoca sulle strade bianche toscane e ritrovare la bellezza della fatica
In bici come ai vecchi tempi, sulle strade sterrate della Toscana
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Eroici si nasce non si diventa. Una bicicletta d’epoca, un paesaggio da cartolina, una strada sconnessa e tanta voglia di pedalare. Un viaggio nel tempo per trovarsi a tu per tu con la storia del ciclismo. Quello che da ben 21 anni rivive sulle strade bianche del Senese. Una corsa che non è una gara perché al traguardo non c’è alcuna classifica. Una rievocazione che è fatica e soprattutto sfida contro se stessi. Un sogno che fa sudare. Questo e tanto altro è L’Eroica di Gaiole in Chianti, la cicloturistica per eccellenza degli amanti della bicicletta.


Anche quest'anno, si tiene a inizio autunno, alla partenza vi era un vero e proprio esercito di “folli”: una schiera di 7mila appassionati provenienti da 58 Paesi differenti che in sella alle loro “poderose” si sono lanciati su è giù per i colli toscani tra salite e discese senza preoccuparsi di forare, cadere, della pioggia oppure del vento. Uomini, donne e intere famiglie tutti mossi dalla stessa determinazione, cultura e coraggio. Un sogno divenuto realtà a fine settembre 1997 grazie a Giancarlo Brocci: portare biciclette d’epoca su strade sterrate. Per la prima edizione si presentarono al via in 92, cacciatori di sentimenti ed emozioni, un gruppo di nostalgici e collezionisti di cimeli. Poi pian piano col passare del tempo, l’amore per le due ruote è diventato così virale che qualcuno si è avvicinato alla bici iniziando proprio da L’Eroica.


L’idea di partenza era molto semplice: «Fare della zona del Chianti un territorio ideale per andare in bici», ha spiegato Giancarlo Brocci. «Il nostro obiettivo era ed è tuttora ricercare e diffondere soprattutto nei giovani le radici autentiche di uno sport straordinario, con una grande anima popolare, per far riscoprire la

bellezza della fatica e il gusto dell’impresa

».

Perché L’Eroica significa soprattutto «andare alla ricerca dei propri limiti esplorando il sapore dell’avventura, dell’imprevisto e del viaggio».


Non poche le difficoltà d’affrontare: sassi, buche, polvere, fango, terra, sete, caldo, freddo e stanchezza. Senza contare gli ostacoli che potrebbe provocare la bicicletta. Perché l’eroico non pedala su una bici di ultima generazione in carbonio con cambio elettronico ma su una costruita fino a 30 anni prima dell’edizione corrente col telaio rigorosamente in acciaio, le leve del cambio (due moltipliche e pignone a cinque velocità) sul tubo obliquo, i pedali muniti di fermapiedi e cinghietti, fili dei freni esterni al manubrio e ruote montate con cerchi ad almeno 32 raggi (sono consentiti tubulari e copertoncini).

«Mezzi d’epoca che hanno l’obbligo d’insegnare la durezza del ciclismo eroico di Coppi e Bartali», ha ricordato Brocci. Va da sé che se la bicicletta è vintage lo sia anche l’abbigliamento: maglia e pantaloncini di lana (d’epoca originale o nuovo ma d’ispirazione storica), casco danese di pelle, scarpe con fermapunte, guantini e berretto.


Gaiole in Chianti è partenza e arrivo di tutti i cinque percorsi con dislivelli importanti divisi per gusti e capacità. Chi vuole semplicemente assaporare l’atmosfera “eroica” può pedalare per i primi 46 chilometri (circa tre ore). Per avvicinarsi alla porta d’accesso del “mito” bisogna stare seduti in sella per almeno 75 km. Chi ha invece una buona preparazione può tentare i 115 km. Due sono infine le alternative per entrare nel “mito” vero e proprio: il percorso medio (135 km) o quello lungo (209 km con partenza alle 5 del mattino).

L’eroico non pedala per vincere perché non ha avversari. Non è mai solo al comando perché è sempre in gruppo. Se vede un ciclista in difficoltà, si ferma e lo aiuta. A L’Eroica tutti sono amici, ognuno ha il proprio dorsale puntato alla maglia con quattro spille da balia e il numero legato alla canna. A L’Eroica capita di pedalare fianco a fianco di un mito del ciclismo italiano come Felice Gimondi oppure di gustare al rifornimento pane e salame sorseggiando un bicchiere di vino rosso assieme al campione Gilberto Simoni. «L’Eroica è impegno anche per il ciclismo pulito», ha affermato Brocci. «I ciclisti di una volta erano muscolarmente importanti, dei grandi mangiatori e degli atleti. Vogliamo recuperare questa immagine perché il ciclismo torni ad appassionare i giovani e sia un riferimento di vita e disciplina da seguire».


Grande assente alla partenza di quest’anno era Luciano Berruti, il numero uno di tante edizioni e il capostipite di tutti gli eroici, andato in fuga per l’ultima volta il 13 agosto scorso. Se n’è andato in bicicletta come Serse Coppi e Giulio Bartali, fratelli dei rispettivi Fausto e Gino. I suoi occhi carichi di energia e il suo volto sempre sorridente dietro ai baffi disegnati a manubrio sono e resteranno vivi in ogni eroico. Appuntamento al 7 ottobre 2018.

>>> Leggi anche: «L'Eroica», una poesia scritta con la bicicletta, di Mauro Berruto <<<

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