venerdì 17 febbraio 2012
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Ancora drammi e violenze sugli schermi del Festival di Berlino, che oggi presenterà gli ultimi film in competizione, in attesa dell’Orso d’Oro consegnato domani sera. Just the Wind di Bence Fliegauf parte da una serie di tragici episodi accaduti in un villaggio ungherese qualche anno fa, quando alcuni rumeni furono uccisi e molti altri feriti. Gli autori del massacro non sono stati mai catturati. La macchina da presa segue da vicino (c’è anche qui lo zampino dei Dardenne) la giornata dei membri di una famiglia il giorno dopo le prime uccisioni, tra un palpabile degrado sociale e il terrore di un incontrollabile furore razzista. La madre fa le pulizie, la figlia va a scuola, il figlio gira tra un nascondiglio e l’altro, il nonno, reduce da un ictus, rimane a letto mentre il capofamiglia in Canada attende di essere raggiunto. Non accadrà mai perché anche quella famiglia verrà sterminata al calare delle tenebre, mentre il resto della comunità resta distante, indifferente.Convince molto meno (e infatti fioccano i fischi) Mercy di Matthias Glasner, racconto morale su una famiglia tedesca che per motivi di lavoro si trasferisce in un villaggio norvegese al confine con l’Artico, dove per tutto il gelido inverno regna la lunga notte polare. Tra Niels e Maria, complice anche l’asprezza dell’ambiente, le cose non vanno troppo bene. Poi all’improvviso una tragedia paradossalmente provvidenziale: Maria investe una ragazza che muore per mancanza di soccorsi. La donna confessa tutto al marito ed entrambi decidono di mantenere il silenzio: in fondo è stato solo un incidente. Quell’orribile segreto li riunisce, li spinge di nuovo l’uno nelle braccia dell’altro, li esorta alla sincerità. Se i temi in campo sono assai interessanti – la colpa, il castigo, il perdono – il regista non li affronta con la necessaria profondità e i nodi cruciali si sciolgono in maniera un po’ banale. Nella Danimarca del 1768 è infine ambientato A Royal Affair di Nicolaj Arcel sul medico tedesco Johann Friedrich Struensee che conquistò la fiducia dell’eccentrico sovrano, ma anche le grazie della regina, che per questo fu allontanata dai figli e dalla corte. Storia d’amore, intrighi e tradimenti, il film si sofferma però anche sul lavoro di Struensee (ghigliottinato perché accusato di cospirazione) il quale abolì la censura e la tortura, avviò importanti riforme sanitarie e scolastiche e assicurò una serie di diritti civili che resero la Danimarca a quel tempo il faro dell’Europa.
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