sabato 11 marzo 2023
In tre proposte editoriali sull’autore tedesco si va dalla celebre opera sull’arte al raffronto con altri pensatori Fino alle consonanze con autori della teologia della liberazione
Il filosofo Walter Benjamin

Il filosofo Walter Benjamin - Wiki commons

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Il genio folgorante, densissimo, non finito e insieme integro di Walter Benjamin non solo continua ad affascinare, ma diventa sempre più, per usare una sua potente intuizione, «un futuro del passato », un «ricordare il futuro», dove l’attualità di ciò che è stato, proprio perché non ancora giunta a compimento e non onorata dalla storia, ci attende, viva più che mai. E così si susseguono gli studi sul grande e inclassificabile pensatore tedesco, a cominciare dal notevole Dossier Benjamin di Fredric Jameson. Ma altri tre testi vogliamo qui segnalare. Intanto la riedizione del forse più celebre saggio benjaminiano L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Edizione integrale comprensiva delle cinque stesure, a cura di Fabrizio Desideri e Marina Montanelli, per Feltrinelli (pagine 256, euro 10,00), riprendendo l’ormai esaurito volume di Donzelli. Il lettore entra così nel complesso cantiere della stesura del testo e trova qui «le quattro versioni tedesche e quella francese» del 1936, «l’unica a essere pubblicata durante la vita dell’autore». Che il tema della riproducibilità tecnica e delle radicali trasformazioni indotte dai nuovi dispositivi tecnologici sull’opera d’arte sia a tutt’oggi cruciale non va neanche detto. Walter Benjamin non finito. Confronti, letture critiche, ricognizioni (Mimesis, pagine 196, euro 20,00) è invece il volume collettaneo che raccoglie i contributi della IV edizione degli “Incontri internazionali Max Horkheimer”, a cura di Nicola Emery. Da una parte il libro vuole segnalarsi per «il ventaglio internazionale degli studiosi di prim’ordine coinvolti», tra gli altri da Martin Jay a Michael Löwy, da Dario Gentili a Manfred Gangl, Gabriele Guerra ecc., oltre al curatore stesso. Dall’altra si concentra su un continuo raffronto del percorso benjaminiamo con altri grandi pensatori e interlocutori: Scholem, Bloch, Kandisnky, Sorel, Taubes, Horkheimer, Adorno e la Arendt. Ne esce una “costellazione” potente e stimolante. Da ultimo molto apprezzabile è la riproposizione per i tipi della veronese Ombre corte del magnifico Segnalatore d’incendio. Una lettura delle tesi Sul concetto di storia di Walter Benjamin (pagine 180, euro 15,00) di Michael Löwy – autore presente anche nel volume sopra citato con un prezioso saggio sull’anarchismo di Benjamin – edito nel 2004 da Boringhieri ma da tempo introvabile.

I meriti del libro del sociologo e filosofo franco-brasiliano sono molteplici: cristallina chiarezza mai a scapito della densità, rilettura originale, militante ed attualizzante, in dialogo anche con la teologia della liberazione latinoamericana, e in sin-tonia con la mente prismatica, dialettica, inappropriabile di Benjamin, «marxista e teologo», che tiene insieme istanze apparentemente inconciliabili: romanticismo e marxismo, materialismo storico e teologia, anarchismo, messianismo ebraico e antinomismo paolino. Ecco alcuni degli spunti della ricchissima interpretazione löwyana: «Benjamin non è un autore come gli altri: la sua opera talvolta ermetica ma sempre attuale occupa un posto singolare, addirittura unico nel panorama intellettuale e politico del XX secolo. La sua riflessione costituisce un tutto, nel quale arte, storia, cultura, politica, letteratura e teologia sono inseparabili». E ancora: «Il suo pensiero né moderno né postmoderno consiste piuttosto in una critica della modernità (capitalistico-industriale) che si ispira a riferimenti storici e culturali precapitalistici». È questa riscoperta della radicalità critica, quasi sovversiva ed insurrezionale, del «pensiero poetico» di Benjamin uno dei principali meriti di Löwy, che spiega in modo convincente la forza rivoluzionaria, concreta ed utopistica insieme delle tesi Sul concetto di storia, «uno dei testi filosofici e politici più importanti del XX secolo, nel genere forse il documento più significativo dopo le Tesi su Feurbach di Marx». Per Löwy Benjamin sta lavorando su una nuova concezione della storia, che ha la sua leva archimedica nel punto di vista delle vittime, degli esclusi, dei dannati della terra. Qui la vicinanza euristica con le istanze della più avanzata teologia/filosofia della liberazione (Dussel, Ellacuría, Sobrino) sono ben evidenti. La “nuova storia” di Benjamin è incardinata su due concetti fondamentali: la “rammemorazione” ( Eingedenken) e la “redenzione messianica” ( Erlösung). Da una parte – come avviene nella tesi II – «la redenzione è concepita innanzitutto come rammemorazione storica delle vittime del passato». Tuttavia ciò non basta, infatti «i vinti attendono da noi non solo la rammemorazione del loro dolore, ma anche la riparazione delle ingiustizie passate e il compimento della loro utopia sociale. Un patto segreto ci lega a loro e non ci si può liberare facilmente della loro richiesta, se si vuol restare fedeli al materialismo storico, ossia a una versione della storia come lotta permanente tra gli oppressi e gli oppressori». «Siamo stati attesi sulla terra» per salvare i vinti dall’oblio, ma anche «per continuare la loro lotta di emancipazione ». E, si badi, questa non è solo una «restituzione del passato, ma anche una trasfor-mazione attiva del presente».

La critica radicale di Benjamin al progresso, alla storia lineare e a ogni storicismo (da quello hegeliano alla banalizzazione positivista o socialdemocratica) porta ad un’altra concezione del tempo, dove il passato è attivo, feconda il presente ed è da esso stesso modificato. L’eredità benjaminiana è immensa e ci invita a «riaprire la storia», Ellacuría direbbe a «rilanciarla in un’altra direzione», che non abbia al centro la cupidigia del capitale, ma una debole e insieme forte rammemorazione messianica, che si incarna anche in noi, come singoli e come generazioni coscienti della nostra responsabilità di liberazione dei piccoli, degli oppressi, dei vinti. In tre proposte sull’autore tedesco si va dalla celebre opera sull’arte al raffronto con altri pensatori Fino alle consonanze con la teologia della liberazione Nella riflessione di Löwy il concetto di “rammemorazione messianica” invita a rilanciare le responsabilità del presente in un’altra direzione rispetto alla cupidigia del capitale, come sosteneva Ellacuría

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