sabato 16 giugno 2012
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Ha parlato per più di mezz’ora, a Palazzo Vecchio, facendo commuovere e divertire i pre­senti con le sue incursioni nella Divi­na Commedia – che tornerà presto a declamare e commentare in pubbli­co – e nella triste attualità del mo­mento. Roberto Benigni, intervenuto nella Sala dei Cinquecento per ricevere for- malmente dal sindaco Matteo Renzi la cittadinanza onoraria di Firenze (che gli era stata conferita ben 13 an­ni fa per l’Oscar ottenuto con La vita è bella), si è lasciato andare anche a u­na citazione evangelica: «Ama il pros­simo tuo come te stesso». L’attore pra­tese ha richiamato uno dei coman­damenti lasciati da Gesù agli aposto­li spiegando alla platea la sua conce­zione del lavoro: «Il lavoro sta venen­do un po’ meno, è la cosa che intristi­sce di più anche se dovrebbe essere il primo punto di ogni programma po­litico: amare il proprio lavoro e far sì che si ami il proprio lavoro. Un lavo­ro che non esiste – ha proseguito – so­lo quando c’è la ricompensa della bu­sta paga, non è solo quello: dentro la busta paga c’è un’altra ricompensa, troviamo noi stessi, la nostra identità. È il mistero del lavoro». Nel suo di­scorso non è mancato poi un pensie­ro ad altri sinistrati del nostro Paese: «Tra le altre cose che intristiscono di più ci sono i terremotati dell’Emilia e non vorrei dimenticare nemmeno quelli dell’Aquila, perché una nuova tragedia non può coprire quella vec­chia ». Dopo la cerimonia in Comune, un an­nuncio: «Ho un sogno: fare tutta la Di­vina Commedia, commentarla e leg­gerla in pubblico, come mai è stato fatto. Tra poco compio 60 anni. Spe­ro di realizzarlo tra un film e uno spet­tacolo in televisione. Ecco perchè ho deciso di tornare a Firenze e questa volta parlerò dell’Inferno profondo, lì dove Dante aveva raccontato il lercio, la lordura, la putrefazione del pecca­to ». Il nuovo TuttoDante, evento uni­co nella storia dello spettacolo per il successo ottenuto nelle precedenti e­dizioni (prima rappresentazione, giu­gno 2006, in Grecia, teatro romano di Patrasso) e per l’originalità dell’inter­pretazione, andrà in scena in piazza Santa Croce dal 20 luglio al 6 agosto. Dodici gli spettacoli 'sotto le stelle' con i canti dell’Inferno dall’XI al XXII. Come sempre, la prima parte del re­cital sarà densa di satira e comicità sugli argomenti politico-sociali del momento, mentre nella seconda Be­nigni leggerà i travolgenti versi dan­teschi. «Racconterò Dante parlando del Medioevo – ha detto ancora l’at­tore – di quel mondo infernale fatto di scialacquatori, bestemmiatori, sodo­miti, ruffiani, seduttori, meretrici, stalker ante-litteram, simoniaci e ba­rattieri, cioè persone che si arricchi­vano con il peculato, la concussione, la corruzione, le bustarelle. Ovvia­mente è Dante che parla di questo nel Medioevo, non c’ è nessun riferimen­to all’attualità», ha ironizzato Beni­gni. E a chi gli ha chiesto in quale gi­rone dantesco metterebbe Mario Monti, il 'Robertaccio' nazionale ha risposto: «In Purgatorio, ma anche in Paradiso, non certo all’Inferno. Del re­sto, il cantico del Purgatorio è il più dolce ma anche... il più tecnico».
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