venerdì 5 novembre 2021
Al “Barezzi Festival” di Parma, aperto da Carmen Consoli, tre giorni in omaggio al maestro siciliano. Alessandro Nidi e Filippo Destrieri: «La sua voce come la sua musica, univa mondi lontanissimi»
Franco Battiato, scomparso a 76 anni lo scorso 18 maggio A lui è dedicato il “Barezzi Festival” iniziato ieri a Parma e in corso fino al 6 novembre

Franco Battiato, scomparso a 76 anni lo scorso 18 maggio A lui è dedicato il “Barezzi Festival” iniziato ieri a Parma e in corso fino al 6 novembre

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Da Verdi a Battiato, all’insegna di Antonio Barezzi e di Parma. Mondi lontanissimi, i loro, che il Festival ducale intitolato al mecenate che sostenne gli studi musicali del Cigno di Busseto prova ad avvicinare idealmente con una suggestiva tre giorni musicale intitolata appunto “Mondi lontanissimi”, come l’album pop di Battiato del 1985. Fu proprio il musicista scomparso a 76 anni lo scorso 18 maggio a tenere a battesimo la prima edizione del “Barezzi Festival”. «Nel 2008 eravamo alle origini del “Barezzi”, che si svolgeva in un caffè di Parma sotto forma di concorso – racconta il direttore artistico Giovanni Sparano – e ci mettemmo in testa di affiancare alla gara un festival trasversale e colto, proiettato nel futuro ma con radici profonde nel mondo classico. Allora, con l’aiuto del maestro e amico Alessandro Nidi, pensammo di contattare Battiato. Lui ci invitò a Milo e si sensibilizzò da subito alla causa, venendo poi gratuitamente alla manifestazione qualche mese più tardi, il 6 settembre 2008 a Busseto. Battiato per noi è stato l’inizio e sarà per sempre il nostro faro stilistico per eccellenza, ci ha inculcato il coraggio di osare nelle scelte unendo “Mondi lontanissimi”, vicini per bellezza e stile. Questa edizione, la quindicesima, è interamente dedicata a lui, e penso che sia tra le più ispirate e sentite».

Iniziato ieri sera con l’amica e conterranea Carmen Consoli che ha aperto al Teatro Regio il tour del nuovo album Volevo fare la rockstar cantando Battiato con la loro Tutto l’universo obbedisce all’amore, il Festival parmense vedrà oggi e domani un cartellone fittissimo di eventi lungo l’intero arco delle giornate con gli artisti (da Iosonouncane ai Radiodervish, da William Manera a Pino Marino, da Guido Maria Grillo a Nicolò Carnesi e Alessio Bondì, fino alla chiusura con la band dublinese Fontaines D.C.) a omaggiare Battiato con la rilettura di alcuni suoi album, da L’era del cinghiale bianco a Il vuoto, da Patriots a Caffè de la Paix. Ma non sarà ovviamente solo pop in “Mondi lontanissimi”.

Così tra le chicche assolute di questa edizione targata Battiato ecco spuntare l’evento Genesi di Genesi (stasera alle 19, all’Auditorium del Carmine), ideato da chi la prima opera lirica del maestro siciliano l’ha vista nascere e crescere, oltre che diretta, tenendola a battesimo (per il Regio) al Teatro Farnese di Parma il 26 aprile 1987. «Conobbi Battiato proprio grazie a Genesi – racconta Alessandro Nidi –. Io collaboravo col Teatro Due di Parma dove c’era anche Enrico Maghenzani, diventato poi suo produttore e manager. Battiato aveva scritto questa opera, ci trovammo per studiarne la realizzazione e per decidere le voci. All’inizio si pensava a quattro diverse tipologie, tra voci pop e liriche. C’era persino un controtenore. Alla fine però, provando al Regio, Franco optò per le tradizionali voci liriche. Ricordo che il Coro del Regio, abituato a cantare Verdi, rimase affascinato dalle parti ideate da Battiato, nel contempo melodiche e ricche di armonizzazioni. A partire da Genesi ha sviluppato anche un nuovo modo di scrivere canzoni».

Quando uscì Genesi, due anni dopo l’ultimo disco pop (proprio Mondi lontanissimi), furono non pochi a storcere il naso per questa sua non facilmente comprensibile sortita “colta”, addirittura operistica (benché sui generis). Genesi ha invece dato il la alla successiva e più ispirata produzione di Battiato cominciata nell’88 con l’album Fisiognomica, con gemme come E ti vengo a cercare e Oceano di silenzio portate anche al cospetto di papa Giovanni Paolo II alla sala Nervi in Vaticano nel 1989. Quel giorno ad accompagnarlo c’era anche il tastierista Filippo Destrieri, storico sodale a partire da L’era del cinghiale bianco del ’79 e poi artefice anche di Genesi.

Eppure al “Barezzi” domani sera (ore 18.30, nel Ridotto del Regio) Destrieri con il suo tributo intitolato Il padrone della voce si tufferà soprattutto nel periodo sperimentale di Battiato. «Ho rielaborato i suoi primi album degli anni 70, a partire da Fetus – spiega il neosettantenne tastierista –, ho preso la sua voce e l’ho ripulita. Io suonerò per dare il massimo risalto alla sua eccezionale vocalità, mentre la voce narrante di Daniela Sassi inframmezzerà raccontando aneddoti e scorreranno alcuni inediti filmati di Franco con immagini spaziali. Franco era davvero padrone assoluto della sua voce, che è migliorata negli anni arrivando a essere pienamente spirituale. All’inizio era d’istinto, poi l’ha affinata, lavorandoci sopra e migliorandone essenza e profondità». È da anni che Destrieri omaggio l’amico, dapprima con Gianni Mocchetti (anch’egli ex musicista di Battiato), poi con la tribute band Equipaggio Sperimentale insieme anche a don Marco Rapelli (cantante), parroco a Casatenovo, nell’arcidiocesi ambrosiana.

Sulla straordinaria voce di Battiato torna anche Nidi: «Ricordo che quando provavamo Genesi le parti le voleva cantare lui stesso, non certo in maniera lirica. Per questo in Genesi di Genesi vorrei ricreare la sonorità della sua voce quasi interiorizzata, con quel timbro così particolare. Accompagnato dal mio ensemble, ci proverà Silvano Pantesco benché vocalmente molto lontano da Franco. Con lui canterà anche il soprano Donatella Saccardi (che darà poi delle testimonianze insieme a Maghenzani), voce originale di Genesi al debutto e nella successiva tournée, oltre che nel disco. Allora il tenore fu invece il compianto Vincenzo La Scola. Nella serata faremo anche alcuni suoi brani pop con arrangiamenti che Battiato mi aveva affidato ai tempi del tour Genesi».

Voci, ricordi e oceani di spirituali silenzi in questa tre giorni parmense. Come quello evocato da Destrieri riandando alle tante giornate trascorse con Battiato tra Milano e Milo. «Nella sua casa siciliana che portava il nome della mamma Grazia, aveva lo studio di registrazione vicino alla camera da letto e un armonium regalatogli dalle suore. Una volta lo sentii suonare e cantare L’ombra della luce sulle note di quell’armonium. Ecco, quel momento è stato celestiale. Ho sempre sperato che lo avesse registrato per diffonderlo a tutti noi in quella versione. E non dimenticherò mai quella volta al Club Tenco, dove lo avevano premiato. Aveva suonato L’ombra della luce all’Ariston senza effetti e senza riverberi. La sera andammo tutti insieme a cena e Guccini a un certo punto alzò il bicchiere e disse: «Facciamo un brindisi al migliore di noi».

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