sabato 28 gennaio 2012
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Da una parte, Sky che nel telecomando del digitale terrestre si sente lasciata ai margini. Dall’altra, i colossi della tv italiana (come Rai, Mediaset e La7) ma anche una parte delle emittenti locali che difendono la numerazione della nuova televisione. In mezzo, i giudici chiamati a decidere se l’elenco dei canali che compare quando si sintonizza il decoder assicura «condizioni eque e trasparenti». Ebbene, per il Tar del Lazio la lista automatica stabilita dall’Agcom va annullata. La sentenza che rimette in discussione le assegnazioni arriva dopo quella emessa dallo stesso tribunale il 29 luglio scorso che il Consiglio di Stato ha poi sospeso.Due pronunciamenti che rischiano di portarsi dietro un terremoto nelle famiglie italiane. È quanto sostiene l’Aeranti-Corallo, l’associazione che raccoglie oltre trecento emittenti del territorio. Spiega il coordinatore Marco Rossignoli che ha già annunciato appello contro la decisione del Tar: «La preoccupazione degli editori televisivi locali è quella di conservare le attuali numerazioni per il comparto locale e di evitare l’apertura di una fase molto lunga di mancanza di regolamentazione con la conseguente riproposizione del caos nell’individuazione dei programmi che ha caratterizzato le trasmissioni digitali in Lazio, Campania e Piemonte Occidentale tra gli ultimi mesi del 2009 e la fine del 2010».L’attuale sistema prevede che i primi nove canali finiscano ai network nazionali (tutti coalizzati contro Sky), che i numeri dal 10 al 19 vadano alle locali e che il blocco dal 21 al 70 torni alle emittenti nazionali. E è proprio in questo segmento che si trova Cielo, la prima rete di Sky che è scesa dal satellite e che occupa il 26 del telecomando. Una posizione che i giudici amministrativi definiscono «discriminatoria» perché basata su criteri parziali. Infatti, secondo i magistrati, i primi nove canali sono stati assegnati alle grandi tv che già trasmettevano in analogico, mentre le nuove emittenti nazionali che sono nate col digitale (come Cielo, appunto) devono trovare posto dal 21 in poi, fra i «canali tematici semigeneralisti», secondo la definizione dell’Agcom. Peccato, però, questa ripartizione non è «idonea a favorire condizioni di piena concorrenza tra gli operatori», sostiene il Tar.E a poco è valso che l’Autorità abbia difeso le sue scelte che – spiega nella sua memoria – sono state dettate dalla «semplicità d’uso» e dal «rispetto delle abitudini e preferenze degli utenti». Tutto ciò non regge, fa sapere il tribunale. Che, di fatto, ridisegna l’elenco invitando l’Agcom a «collocare in uno o più consecutivi archi di numerazione tutti i canali generalisti nazionali», compresa Cielo.Una proposta che relegherebbe le locali in coda. Invece, afferma Rossignoli, le piccole reti «hanno il diritto ad adeguati spazi» nella prima parte del telecomando in modo da «valorizzare la programmazione legata al territorio». Ecco perché tutto deve restare come è oggi.
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