giovedì 8 gennaio 2015
​Entro il primo giugno arriveranno i nuovi venti direttori di realtà culturali importanti quali la Reggia di Caserta (nella foto), gli Uffizi e la Galleria Borghese.
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​Musei, si volta pagina. Entro il 1 giugno, selezionati con un bando internazionale, arriveranno i direttori per i 20 musei al top, dagli Uffizi alla Galleria Borghese, dalla Reggia di Caserta al Polo Reale di Torino, quelli ai quali il decreto Art Bonus e la riforma del Mibact hanno concesso l'autonomia fiscale, amministrativa e gestionale. Già online sul sito del ministero, il bando sarà domani sulle pagine dell'Economist. "Per gli storici dell'arte di tutto il mondo, un'occasione unica", rilancia il ministro Franceschini, presentando alla stampa estera l'iniziativa italiana anticipata qualche settimana fa anche dal premier Renzi. Porte aperte per professori e direttori di museo stranieri, quindi, purché dotati di titoli di studio e con una "comprovata qualificazione professionale". Ma anche al ritorno dei tanti "cervelli in fuga", come si augura il ministro. Anche se al bando, che scade il 15 febbraio, possono partecipare "ad armi pari" gli italiani e quindi gli attuali direttori dei tanti gioielli d'arte italiana, a partire dal responsabile degli Uffizi Antonio Natali, che si è subito detto pronto a mettersi in gioco. Esclusa solo Pompei, in attesa che si concluda il Grande progetto di restauro, ci sarà un cambio totale. Tant'è. Una volta insediati, i magnifici 20 rimarranno in carica per quattro anni con stipendi che vanno dai 145 mila euro lordi annui dei 7 siti super top (tra questi gli Uffizi e la Reggia di Caserta) ai 78 mila, sempre lordi, degli altri 13 musei, che la legge (pare per mere esigenze di risparmio) considera "uffici di livello dirigenziale non generale". Non molto, quindi, come fa notare al ministro un giornalista americano ("Non credo che il direttore del Louvre verrebbe mai qui a queste condizioni"), anche se allo stipendio base il bando prevede l'aggiunta di una "retribuzione di risultato" (fino ad un massimo di 40 mila euro per i sette super top e fino a 15 mila per gli altri). Di certo cambiano, e di molto, le possibilità gestionali, con un elenco di compiti da paura, che va dalla "programmazione, l'indirizzo, il coordinamento e il monitoraggio di tutte le attività di gestione del museo, compresa l'organizzazione di mostre, nonché di studio, valorizzazione, comunicazione e promozione del patrimonio museale", alla gestione del personale (che comunque, almeno per il momento rimane dipendente dal ministero), gli orari, il prezzo dei biglietti, l'autorizzazione dei prestiti, l'affidamento delle attività e dei servizi pubblici di valorizzazione del museo. "In Italia abbiamo una grande tradizione di tutela che è bene difendere, ma siamo indietro sulla valorizzazione", ripete mettendo le mani avanti il ministro ("non ci saranno manager della Coca Cola o dei frigoriferi"). Rimane la grande questione dei bookshop e delle caffetterie, i cosiddetti "servizi aggiuntivi", pochissimi in tutta Italia.
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