venerdì 13 maggio 2016
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Per celebrare il Giubileo della Misericordia, oltre ad avere un’ampia sezione della stagione dedicata a musica spirituale, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha prodotto un “concerto straordinario fuori abbonamento” (ad un prezzo unico di dieci euro) dedicato specificatamente all’iniziativa di Papa Francesco. Un concerto per molti aspetti inusuale. Due i protagonisti principali - il coro dell’Accademia diretto da Ciro Visco e un pianista (Ramin Bahrami), nonché un intervento di un soprano in uno dei brani (Masha Carrera). Un tema unico, ma declinato nella musica di tre secoli: l’ascesa al Paradiso delle anime beate. Quindi, un concerto basato sulla essenzialità della musica nell’esprimere uno dei più importanti misteri della cristianità. Si inizia con la sinteticità classica , ed astratta, di tre rari “mottetti” di Johann Sebastian Bach. Sono estratti da musica per celebrazioni funebri. Il primo è un invito all’uomo, sempre solo di fronte alla morte, a «non temere perché Io sono con te ». Il secondo è l’appello di chi è al trapasso. «Vieni,Gesù, vieni!». Il terzo è un «lodate il Signore». Il coro , protagonista, ed il pianoforte incutono un forte senso di serenità. Dalle simmetrie classiche di Bach,si passa alla “prima scuola di Vienna”, rappresentata da uno dei suoi massimi esponenti, Franz Joseph Haydn, con due brani dell’ultimo periodo creativo del compositore (già settantenne, età avanzatissima per l’epoca). Il primo é un inno serale a Dio, che coro e Bahrami hanno modulato come una preghiera molto dolce; il secondo un offertorio a cappella, in stile invece severo con un’impressionante fugata. La musica di Johannes Brahams esprime il romanticismo religioso nel pieno del suo fulgore con un notturno in cui il Cielo è quasi baciato da una Terra fiorita e ricca di vegetazione e ricchezze. Seguono due “mottetti giovanili” sulla salvezza che giunge al momento del trapasso. Il tardo romanticismo non poteva non essere espresso da uno dei maggiori compositori cattolici della seconda metà dell’Ottocento: Anton Brucker con un “Salmo” in cui oltre a coro e piano c’è un soprano: Masha Carrera, che non ascoltavo da anni come solista e ci ha fatto ricordare quando, a Spoleto, letteralmente salvò una Lucia di Lammermoor la cui produzione era partita con il piede sbagliato ed i suoi successi in Traviata, Nozze di Figaro, L’Olimpiade ed altri lavori. La Carrera ha mostrato brillantemente l’interiorità religiosa e l’afflato mistico del Salmo. A conclusione (prima di un programmato “a solo” di Bahrami in una delicata “ninna nanna” ), una vera rarità: uno squisito In Paradisum di Maurice Duruflè, compositore poco eseguito in Italia, il quale si ispira a Gabriel Fauré: la via del Paradiso trova, quindi, la sua conclusione in una pagina di incantato lirismo e di pacata rassegnazione in attesa della pace delle anime salvate al momento del Giudizio Universale. Superbo il coro. Esemplare la umiltà di Bahrami che, per l’occasione del Giubileo della Misericordia, è stato essenzialmente un accompagnatore. Ramin Bahrami
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