mercoledì 16 giugno 2010
Dopo l’1-1 nel debutto con il Paraguay, Lippi rifiuta le critiche: «Tranquilli, ripagheremo la gente che ci segue e ci ama Sono soddisfatto: l’Italia è in linea con le altre grandi».
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Bisogna saper cambiare modulo ad ogni gara del Mondiale e come il camaleonte che vive nella non lontana bundu, la jungla sudafricana, anche pelle. Così Marcello Lippi, dopo il pareggio con il Paraguay dismette i panni dello Special, torna in trincea e da Sergente sulla neve sul Sestriere si autopromuove sul campo Colonnello di Southdowns College.Assonnato e con la pacatezza dei duri, ma rilassati, all’indomani del 1-1 multifacciale contro il Paraguay, sotto la tuta rossa griffata, emerge la versione italiana, ma non aggiornata, del colonnello dell’ex Urss, Valerij Lobanovskyi. Non è un caso che lo cerchino dallo Spartak Mosca e che abbia una porta aperta proprio in quegli Emirati Arabi dove Lobanovskyj lasciò la sua dacia per andare a svernare al caldo come ct per poi tornare alla sua creatura, la Dinamo Kiev, allenata fino alla morte (nel 2002). Come Lobanovskyj, il Colonnello azzurro non accetta invasioni sul suo territorio tecnico e non ammette repliche dalla massa degli "scriba precari", per non aver compreso la formazione anti-Paraguay. Molti meditano dimissioni in vista del prossimo rebus: quali saranno gli 11 iniziali con la Nuova Zelanda domenica a Nelspruit? «Sbizzarritevi a riempire le pagine sulla base dei moduli che abbiamo provato…», è la sfida provocatoria che lancia Lippi, deciso a rivedere qualcosa nella formazione degli intoccabili juventini (passi Camoranesi, ma lo Iaquinta visto con il Paraguay no). Marchisio, il trequartista da "perrottizzare", apparso impalpabile, l’ha bocciato persino la commissione esterna del Cornwall Hill College College, ma non il suo Colonnello. «So bene che Marchisio non è un trequartista, ma a lui chiedo di andare nello spazio e di pressare alto, mica di inventare». E ci mancherebbe altro che qualcuno del clan Italia si azzardi a usare la fantasia. Lavorare duro e a testa bassa, clonandosi allo spirito di squadra e abolendo per sempre l’insano individualismo. Questa è la legge di Lippi. E chi sgarra è un Cassano, o peggio un Balotelli.Lippi si dice soddisfatto, parla di «squadra in crescita, che di certo migliorerà». Per ora si è vista soltanto una condizione fisica migliore, «ma siamo complessivamente al 70-75%», precisa il ct che conosce la storia - per esserci comunque entrato di diritto nel 2006 - e che nelle serate gelide di Centurion, sfoglia spesso l’album del Mundial di Spagna ’82. «Paolo Rossi in quel Mondiale le prime 4 partite non vide mai la palla. Poi però diventò l’uomo determinante di quella Nazionale di Bearzot. Chi sarà il mio Paolo Rossi? Se lo sapessi… Comunque per me, l’uno vale l’altro».Dalla massa informe e anonima della “cosa azzurra”, adesso siamo in attesa di scoprire chi sarà il Pablito del Terzo Millennio. I sospetti, anche per affinità elettive, portano tutti al violinista Alberto Gilardino, bomber isolato che stecca il gol da ben 77 giorni. «Per me non segna solo da 15 giorni, da quando si è aggregato all’Italia», fredda gli statistici il Colonnello che torna solare quando gli viene annunciato il successo Nazionalpopolare dei suoi, visti lunedì sera in diretta tv da 21,4 milioni di italiani (19 milioni sulla Rai e 2,4 milioni su Sky), padani compresi. «Vuol dire che ci vogliono bene, ripagheremo tutti», manda a dire Lippi.Insomma, fiducia è la parola d’ordine: «Poteva esserci - chiude il ct - il rischio di un impatto negativo, infatti prima della partita ho detto e ripetuto di restare sereni e tranquilli. Da questo punto di vista sono molto contento». Ed è contento che l’Italia sia in linea con il resto del mondo. «Le migliori di questa prima giornata sono state Corea e Giappone, nessun altro l’ho visto al 100 per cento, compresa la Germania. Ma se vuoi arrivare a giocare la settima partita, non puoi essere al massimo proprio adesso».
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