mercoledì 30 maggio 2018
Storia di un grande talento del podismo scoperto dal coach Rondelli, giunto a Milano con una gara di solidarietà: «L’abbiamo adottato Sono tanti i giovani ciadiani che vorrebbero seguire le sue orme»
La corsa di Alì dal Ciad fino alle piste italiane
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Ciad, centro dell’Africa. Sole cocente, a nord il deserto, a sud la steppa. Strade polverose, povertà assoluta e fame. E sogni. Come quello del diciottenne Alì Mahamat Hissein, quarto di sette fratelli, che un giorno a Biltine un piccolo centro nel nord est del Paese non lontano dalla capitale N’Diamena, mentre correva scalzo affianca il quarantenne Tommaso Ravà, ex campione italiano di boxe dilettanti categoria superwelters, in Ciad in quei giorni per affari legati al suo lavoro di operatore turistico.

«Stavo correndo, è un mio hobby per tenermi in forma e questo ragazzino ha iniziato a correre con me. Accade spesso, ma Alì era simpatico e gentile, alla fine della nostra corsa gli ho regalato le mie scarpe e la maglietta» le prime parole di Ravà appena gli si chiede di Alì: «Non mangiava, era poverissimo ed emarginato da tutti, ma correva da qualche anno, un po’ come fanno tutti i bambini e ragazzi in Africa perché non hanno null’altro. Nel giro di pochi giorni è nato un rapporto di amicizia, ho notato subito che era serio e volenteroso oltre che fisicamente dotato».

L’ex pugile conosce bene il Ciad e le speranze di questi ragazzi: «È uno stato molto arretrato, segnato dalle guerre con il Sudan, molto più indietro del Kenya che sforna campioni, non ci sono infrastrutture, ma c’è un potenziale enorme ed il cuore mi ha detto che questo ragazzo meritava una chance. Così da Milano mi sono fatto inviare un programma d’allenamento e nel giro di poche settimane Alì ha vinto una delle pochissime gare che ci sono laggiù».

Dall’altra parte del computer, a mandare l’email con il dettaglio degli allenamenti da eseguire c’è Giorgio Rondelli, uno dei coach italiani più conosciuti e vincenti. Cinquant’anni di esperienza, migliaia di atleti forgiati tra il campo XXV Aprile di Milano e le salite al Monte Stella, la Montagnetta dei milanesi in zona San Siro. Con le sue tabelle e consigli sono arrivati ori olimpici e mondiali per Alberto Cova e Francesco Panetta, ma non solo. «Insieme a Ravà abbiamo notato un bel potenziale e ho chiamato il direttore tecnico della Stramilano che ha subito accettato di farlo gareggiare» fa sapere Rondelli.

Tra il sogno e la realtà dell’Europa però c’è di mezzo un aereo da prendere ed il suo costo proibitivo: «Avrei potuto pagare io quel volo in marzo ma non sarebbe stato giusto, avrei dato un cattivo messaggio ai ragazzi della zona, come se l’uomo bianco può tutto. Abbiamo chiesto alla federazione d’atletica del Ciad, ma è poco efficiente e senza fondi, così è nata l’idea di una colletta. I suoi amici, poveri quanto lui, si sono autotassati e con centinaia di persone sono riusciti tutti insieme a comprare il biglietto d’aereo per Milano a uno di loro».

Tutto è nuovo per Alì che parla solo un po’ di francese, ma alla Stramilano dimostra che ha gambe forti e polmoni da campione, conclude in trentunesima posizione in 1h09’49’’. Una prestazione positiva, praticamente il record nazionale del Ciad che ufficialmente appartiene ad uno dei pochissimi corridori di alto livello del suo Paese, Valentin Betoudji che ai Mondiali di Valencia sempre in marzo ha fatto 1h09’46’’. Dal giorno dopo la Stramilano però parte tutto, scatta la catena della solidarietà, Ravà lo ospita a casa sua, Rondelli lo porta in pista con i nuovi compagni d’allenamento che lo accolgono come un fratello, uno sponsor regala scarpe e materiale tecnico per correre: «L’abbiamo portato il 15 Aprile a correre la TuttaDritta di 10km a Torino dove si è classificato come primo della categoria Junior in 31’15’’, poi ancora al meeting organizzato da me al XXV Aprile ha corso i 3000mt in 8’26’’70 – dice coach Rondelli – Ne ho visti di ragazzi in questi anni e quello che mi sorprende degli africani è che loro in gara o allenamento si buttano, senza remore e paura di scoppiare. Hanno coraggio, chiamiamola incoscienza, che però porta a grandi risultati. Forse è questo quello che manca ai ragazzi italiani ed europei».

Alì si è subito ben integrato nel gruppo e si allena duro, fino a correre in pista a Ferrara domenica scorsa i 10.000 metri in 30’41’’50, tempo inferiore ai 31’00’’ minimo richiesto per partecipare ai Campionati del Mondo Junior che si terranno a Luglio a Tampere. Un altro sogno all’orizzonte, un altro biglietto d’aereo da comprare con la solidarietà di tanti nuovi amici, in qualche maniera si farà: «È stato 45 giorni a casa mia – fa sapere Tommaso Ravà – Ora è tornato qualche giorno in Ciad per rispettare il permesso di soggiorno perché le cose vanno fatte per bene, dovrebbe tornare tra qualche settimana con un “visto” a tempo indeterminato, lavorerà con me e la mia famiglia. Di tutto questa storia è fantastico quanto ognuno stia facendo la propria parte senza chiedere nulla in cambio. Da Rondelli che si è messo subito a disposizione, il Cus Pro Patria Milano che l’ha accolto e che lo tessererà a fine anno, gli amici del Ciad che hanno creduto in lui. Lo sport è davvero sinonimo di aggregazione. Anche il movimento podistico milanese si è mosso regalandomi tanto materiale tecnico che noi consideriamo vecchio che ho già portato in Africa. Sono felice, anche se ora ho la chat di facebook invasa da tantissimi ragazzi ciadiani che mi dicono che anche loro sanno correre forte. Chissà, magari in futuro potremo aiutarne altri».

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