giovedì 10 maggio 2018
A colloquio col campione Sardo nell'imminenza del primo confronto fra i favoriti della vigilia: «Un test serio per capire chi non vincerà la corsa rosa. Io ci sono, le salite sono il mio forte»
Fabio Aru al primo esame: il Giro sale sull'Etna
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È sull’isola sbagliata, nel senso che la sua Sardegna è lontana, ma qui in Sicilia si trova bene, come se fosse a casa. E di casa ha anche una guida, Paolo Tiralongo, siciliano di Avola, 18 anni di professionismo alle spalle, da anni guida di Fabio Aru, e da quest’anno tecnico di riferimento del campione d’Italia. È Tiralongo il suo Virgilio, l’uomo del viaggio dentro alla conoscenza. È lui la guida privilegiata, che l’ha portato sull’Etna, dove oggi il Giro farà tappa. Ieri la seconda tappa siciliana vinta da Enrico Battaglin non ha dato scossoni ai vertici della classifica generale (con Rohan Dennis sempre in maglia rosa con 1 secondo di vantaggio su Dumoulin). Oggi invece è il primo vero esame di questo Giro numero 101. E come sempre, la notte prima degli esami è la più densa di dubbi e preoccupazioni, anche se Aru appare più sereno che mai, come uno studente modello che non ha lasciato nulla al caso, e fino alla fine, con il suo tutor, ha provato e riprovato la lezione. «Sono sereno perché so che ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità - ci ha spiegato ieri il campione sardo - . Ho lavorato tanto e bene per questo appuntamento, e oggi c’è la prima verifica. Mi accadeva anche a scuola (Fabio ha un diploma di liceo classico): non sono mai stato un drago, ma me la sono sempre cavata. C’è da prendere un bel voto, per sperare di proseguire tranquillo, senza dover inseguire o rimediare. Non è l’esame che vale il diploma, ma è importante superare la prima vera verifica».

Parla da studente modello, Fabio Aru. Con a fianco il maestro, Paolo Tiralongo.

«Lui è stato un grande professionista, al servizio di grandissimi campioni come Alberto Contador e anche Vincenzo Nibali. Io ho vissuto per anni nella bergamasca, dove da anni vive anche Paolo. Lui ha cominciato a seguirmi fin da dilettante. Io mi sono sempre fidato tantissimo di lui, perché è un professionista esemplare e non ha mai lasciato nulla al caso. Ognuno di noi ha bisogno di esempi, di modelli, io non vi nascondo che in Paolo ho trovato qualche anno fa davvero un uomo dal quale imparare».

Allievo modello, come lo stesso Tiralongo lo definisce, Aru è pronto alla prima vera verifica sull’Etna, dopo tante scaramucce, punture di spillo, e qualche dispetto.

«Anche queste cose fanno parte del gioco; non si può sempre e solo scalare il Mortirolo o lo Zoncolan, lo Stelvio o le Tre Cime: i Grandi Giri sono come un menù, nel quale ci deve essere un po’ di tutto, e che possa soprattutto essere di gradimento un po’ a tutti».

Rimanendo in argomento culinario da Master Chef, per lei quale è il piatto forte?

«Ci sono tante portate che mi piacciono, come lo Zoncolan, ma il Colle delle Finestre mi fa venire davvero l’acquolina in bocca».

Intanto c’è la prima portata, alla sua portata: l’Etna.

«Conosco quelle strade, grazie a Paolo che mi ha condotto nella conoscenza, che queste strade conosce benissimo. Saliremo da un versante nuovo, più duro. L’ho fatto di recente, durante un raduno in Sicilia con il gruppo di lavoro del Giro. Si presta molto agli attacchi. Non so se sarà decisivo, ma lì qualcuno potrebbe già perdere il Giro. Una cosa è certa: lì, sul Vulcano, la corsa può davvero esplodere, e qualcuno, vedrete, sportivamente parlando si farà male».

Piatto indigesto.

«Può restare nelle gambe, quindi mal digerito anche sullo stomaco e nella testa».

Facciamo il punto fino a questo momento.

«È chiaro che speravo di perdere una decina di secondi in meno nella crono di apertura a Gerusalemme, e non mi è piaciuto affatto perdere 6' da Dumoulin anche nella frazione di Caltagirone. Però ci sta, non sono un cronoman e nemmeno uno scattista provetto. Arriveranno giorni migliori».

La preoccupano i 56' di ritardo da Dumoulin?

«Mi conforta l’idea e la consapevolezza di avere al mio fianco una grande squadra. Siamo solo all’inizio: portate pazienza».

Lei è da qualche giorno che dice che teme molto la sua ex squadra, l’Astana di Beppe Martinelli, con Lopez e Bilbao.

«È un team attrezzato e motivato: hanno il vantaggio di non avere i favori del pronostico, pochi riflettori puntati, ma sanno come si corre e soprattutto hanno corridori capaci di far saltare il banco e far male in qualsiasi momento».

Lo sa che tra Froome e Dumoulin, gli italiani sognano il colpo di Aru.

«Io sono qui per questo. So che non è facile, ma proprio per questo la sfida mi galvanizza. Non so cosa farò e dove lo farò, io sono uno che va a sensazione e non ho cerchiato una tappa piuttosto che un’altra. Le salite sono il mio terreno, dipende da come mi sentirò e da come vedrò i miei avversari».

Ci dica chi sono i corridori che al momento vede pedalare con maggior profitto, con maggior appetito…

«Pozzovivo è in palla, e lo è dal Tour of Alps che dimostra di star bene. Bene anche Simon Yates: ha classe è sta pedalando molto forte».

E Dumoulin e Froome?

«L’olandese è sempre lì, non perde un colpo, soprattutto non perde secondi e non si fa mai cogliere in fallo. Il britannico, guai a darlo per morto, anche se mi sembra meno super di altre volte. In ogni caso quello che vale per me vale per tutti. Sarà l’Etna a dirci come stiamo». L’Etna incute rispetto, guai a prenderlo sotto gamba. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ciclismo Il campione sardo atteso oggi nella prima tappa decisiva: «Un test serio per capire chi non vincerà la corsa rosa. Io ci sono, le salite sono il mio forte» IL SARDO. Fabio Aru, 27 anni, tra i protagonisti attesi nella tappa che arriva sull’Etna (Massimo Paolone - LaPresse)

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