giovedì 2 novembre 2023
Esce oggi il nuovo album "La musica contemporanea mi butta giù" in cui immagina il ritorno di Gesù sulla terra divisa dall'odio e dal razzismo. "Non sono credente, ma amo il confronto con chi lo è"
Il cantautore romano Mirkoeilcane, 37 anni

Il cantautore romano Mirkoeilcane, 37 anni - Foto di Simone Cecchetti

COMMENTA E CONDIVIDI

Mirkoeilcane, al secolo Mirko Mancini da Roma, lo avevamo lasciato nel 2018 come uno dei giovani cantautori più premiati grazie a un brano su un bambino migrante annegato, Stiamo tutti bene, che era un pugno nello stomaco della sezione Nuove Proposte del 68° Festival di Sanremo, premiato dalla critìca e poi anche al Tenco come Miglior canzone. Oggi a 37 anni Mirkoeilcane pubblica il suo terzo album dal titolo battiatesco La musica contemporanea mi butta giù (etichetta Santeria), una bellissima conferma delle qualità dell’artista che, fra ironia e disincanto, racconta l’amore e critica il razzismo e la paura dell’altro, oltre alla superficialità della musica leggera. «Mi viene difficile comprendere come si possa giudicare una persona da un colore, da un abito – racconta ad Avvenire Mirkoeilcane -. Mi sorprendo come ancora oggi ci si stupisca se qualcuno scappa da una guerra e scappa da queste parti».

Ma a colpire per originalità è la seconda metà dell’album, che viene introdotto dall’attore Giobbe Covatta, sul brano Secondo Giobbe, un monologo amaro sul ritorno di Gesù su una terra divisa dall’odio. Seguono tre brani “apocalittici” legati fra loro: Giovanni, Gesù e Il nipote di Giovanni. Giovanni è un anziano che scrive una lettera affettuosa al suo migliore amico, Gesù, mentre fuori dalla porta sta bussando «la vecchia signora», per avvertirlo «che qui la gente si odia ogni giorno di più /e ogni tanto qualcuno lo fa anche nel Vostro nome». Nel brano Gesù, Cristo si fa portavoce presso il Padre della richiesta di Giovanni di intervenire sulla terra per far sì che non ci siano più divisioni, soprusi e discriminazioni sulla base de colore della pelle e della religione. Mentre infine il nipote di Giovanni assiste all’apparizione di Gesù (ma l’importante non è il nome, «piuttosto dategli del tu» canta) sulla terra il giorno del funerale del nonno a spazzare via le divisioni (ma anche la musica trap e i social) per tornare a un mondo di pace e senza guerre. Conclusione ideale la commovente Caro amico ti scrivo dedicato a un amico scomparso dove Mirko canta in romanesco «che nun c’avemo mai creduto all’aldilà /ma ‘na canzone nun se mai fino a ‘neo po arivà». «Non sono credente, ma mi incuriosisce chi lo è, mi piace confrontarmi con lui - aggiunge Mirkoeilcane -. Volevo avvicinare un tema che sembra molto lontano dal tempo attuale. Gesù non lo conosco, ma mi piace immaginare che opinione avrebbe di noi».

E Mirko cosa gli chiederebbe di cambiare? «Vedo sempre più una lontananza tra le persone, una sfiducia, un non credere che qualcun altro possa aggiungere qualcosa alla vita di un altro. Questo si manifesta anche nell’arte che assume ruolo molto più marginale, diventando un sottofondo da centro commerciale» prosegue il cantautore che critica il music business dell'usa e getta in Leggera, ma che crede però nella rinascita personale come nella bella ballata L’equilibrio, una canzone dal punto di vista di una donna matura «quando la vita è più complicata da accettare: ma l'importante è essere se stessi».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: