lunedì 31 maggio 2021
Nelle Cappelle Medicee di Firenze scienziati e restauratori hanno completato un intervento di pulitura profonda utilizzando batteri che divorano la sporcizia. Un metodo biologico e non invasivo
Le sculture di Michelangelo nella Sacristia Nuova a San Lorenzo, Firenze

Le sculture di Michelangelo nella Sacristia Nuova a San Lorenzo, Firenze - WikiCommons

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Grazie alle aperture a singhiozzo causati dal Covid-19, nelle Cappelle Medicee di Firenze scienziati e restauratori hanno completato un restauro avanguardistico utilizzando batteri mangiatori di sporcizia sui marmi delle sculture di Michelangelo, con l'obiettivo di rimuovere le macchie ostinate. "L'esperimento è riuscito", ha commentato Paola D'Agostino, direttrice dei Musei del Bargello, con i marmi bianchi che sono tornati a splendere con un restauro completamente biologico e assolutamente non aggressivo.
Lo ha rivelato un articolo pubblicato dal "New York Times", anticipando i risultati che verranno illustrati l'8 giugno nel capoluogo toscano dalla stessa D'Agostino oltre a Monica Bietti, ex responsabile del Cappelle Medicee e direttrice dei lavori di restauro, e del team tutto al femminile di ricercatori dell'Enea e del Cnr e dei restauratori.
Nel corso dei secoli lo sporco si è infiltrato nei marmi bianchi di Carrara della Sagrestia Nuova che ospita le tombe dei Medici, creando macchie profonde. Uno sporco che è stato mangiato da un batterio chiamato "Serratia ficaria SH7", un microrganismo che si nutre di colla, olio e fosfati e che perciò è stato utilizzato per pulire le superfici delle tombe di Lorenzo e Giuliano
de' Medici.
La progettazione del restauro, avviato otto anni fa, è stata preceduta da una campagna fotografica a luce visibile e da indagini fotografiche a fluorescenza indotta da luce ultravioletta e con luci infrarosse: queste operazioni hanno accertato lo stato
conservativo delle sculture e hanno guidato le scelte metodologiche dell'intervento di pulitura.
In collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche sono state individuate aree significative su ciascuna scultura ed è stata
verificata l'efficacia della pulitura eseguita con solventi blandi e acqua demineralizzata, rispettando anche il restauro precedente.
Le indagini chimico-fisiche tramite spettroscopia hanno evidenziato la presenza di proteine e ossalati di calcio sulla superficie del
sarcofago. Infine è stata avviata la campagna di biopulitura con batteri specifici - grazie anche alle nuove metodiche messe a punto dall'Enea con la ricercatrice Anna Rosa Sprocati - per le singole sostanze da rimuovere. Le sostanze mineralizzate insolubili e i residui di malta cementizia sono state rimosse con apparecchiatura laser.

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