venerdì 27 gennaio 2023
Il grande compositore calabrese celebrato nel tempio milanese della lirica grazie al conterraneo direttore d'orchestra alla guida dei Virtuosi del Teatro alla Scala: una riscoperta per i giovani
Il direttore Filippo Arlia alla direzione dei Virtuosi del Teatro alla Scala nel concerto dedicato a Francesco Cilea

Il direttore Filippo Arlia alla direzione dei Virtuosi del Teatro alla Scala nel concerto dedicato a Francesco Cilea

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«Invito alla Scala per giovani e anziani» è un’iniziativa meritoria del prestigioso teatro milanese per avvicinare un pubblico multiforme alla musica, in particolare le nuove generazioni. Può allora succedere che uno degli appuntamenti in cartellone offra l’occasione per riscoprire autori caduti nell’oblio o messi in ombra perché contemporanei dei grandi della lirica, ma non per questo meno validi e interessanti. È il caso di Francesco Cilea, uno dei grandi nomi dimenticati del nostro verismo di fine Ottocento e inizio Novecento (nato a Palmi in provincia di Reggio Calabria nel 1866 e morto a Varazze in provincia di Savona nel 1950) di cui alcuni brani tra i meno noti sono ora stati proposti nel tempio della musica dal conterraneo direttore d’orchestra Filippo Arlia (nato a Cosenza nel 1989), ideatore di Inedita-mente Cilea, un concerto realizzato con i Virtuosi del Teatro alla Scala, frutto di un approfondito studio sulle musiche inedite di Cilea che il maestro cosentino ha intrapreso insieme agli allievi del Conservatorio di musica «Tchaikovsky» di Nocera Terinese (Catanzaro) di cui è direttore.

Di fronte a un pubblico in gran parte di giovanissimi, sorprendentemente attenti e partecipi, Arlia e i Virtuosi, con solisti il violoncellista Enrico Bronzi e il violinista Massimo Quarta, hanno eseguito il Concerto in re maggiore per violoncello e orchestra di Leonardo Leo nella revisione e orchestrazione di Cilea. A seguire Il canto dell’amore nell’orchestrazione di Raffaele Cacciola su un tema inedito di poche note lasciate dal compositore di Palmi. Poi la Suite in mi maggiore per violino e orchestra. In chiusura la Piccola Suite per orchestra, il brano di Cilea di maggior presa e sicuramente più vicino agli attuali gusti musicali.

I quattro momenti di Inedita-mente Cilea, che tra l’altro diverranno un disco già registrato a Milano da Arlia sempre con i Virtuosi del Teatro alla Scala, sono stati raccordati dalla narrazione di Mario Acampa, da sempre impegnato nella divulgazione scientifica e artistica, che in modo didattico, per favorire la partecipazione del pubblico più giovane, ha ripercorso la vita e l’arte di Cilea: dalla giovanile predisposizione per la musica, alla composizione della sua opera più conosciuta, Adriana Lecouvreur; dalla rappresentazione proprio alla Scala di Gloria, diretta da Arturo Toscanini nel 1907, alla nomina a direttore del Conservatorio di Napoli e poi di Accademico d’Italia (come riconoscimento del valore di una produzione artistica che non fu unicamente teatrale, ma anche sinfonica, vocale e da camera) fino la morte a Varazze, la città ligure che gli offrì la cittadinanza onoraria.

«Se Cilea non fosse nato a Palmi, ma a Parma — afferma Arlia — oggi occuperebbe un posto ben più rilevante nel panorama musicale italiano rispetto a quello che gli è stato assegnato». In questo senso Inedita-mente Cilea rappresenta il punto di partenza per una riscoperta del compositore calabrese grazie a un giovane conterraneo che è riuscito nell’intento di riportarlo alla Scala, mentre lui stesso si sta confermando come uno dei più brillanti e versatili musicisti italiani della sua generazione, muovendosi su più fronti e su più palcoscenici, nazionali e internazionali.

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