mercoledì 7 marzo 2012
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​Franco Zeffirelli? «Una colonna portante dello spettacolo italiano che in Arena sarà sempre di casa. Ma questo non significa che accanto ai suoi kolossal lirici non ci possano stare allestimenti della Fura dels Baus». Ecco le linee programmatiche di Paolo Gavazzeni, fresco di nomina a direttore artistico della fondazione Arena di Verona. Tradizione e innovazione.«Perché stare al passo coi tempi vuol dire sfruttare al meglio quello che il tempo presente offre. E oggi la tecnologia è un elemento con il quale la lirica non può non fare i conti» dice Gavazzeni, bergamasco, classe 1969, laurea in Giurisprudenza e diploma in Conservatorio, dal 2000 impiegato nell’area artistica del Teatro alla Scala. E un nonno, Gianandrea, una delle grandi bacchette italiane del Novecento. «Portare questo cognome mi fa sentire il peso di essere all’altezza di quello che è stato lui come uomo prima che come artista».A Verona Gavazzeni gestirà due realtà: «L’Arena che si rivolge al mondo con la grande tradizione del melodramma italiano. E il Teatro Filarmonico, più raccolto, ideale per il Barocco e la Contemporanea, che può diventare il luogo della sperimentazione dove dare spazio ai giovani talenti mettendo a loro disposizione l’esperienza artistica e tecnica dei complessi veronesi». Ma la sfida è anche di riportare i grandi del podio in Arena. «Toscanini, è vero, diceva che all’aperto si gioca solo a bocce. Ed è chiaro che in Arena la fruizione del suono non è la stessa che al chiuso. Ma penso che i grandi direttori possano tornare a dirigere qui se coinvolti in un progetto di ampio respiro. I nomi che vorrei? I grandi come Muti e Abbado, Chailly e Barenboim. Per ora ho la disponibilità di Daniel Harding. Ma penso che l’Arena debba essere anche la casa di giovani di talento come Gustavo Dudamel e Diego Matheuz, Daniele Rustioni, Andrea Battistoni e Michele Mariotti, Omer Meir Wellber e Yannick Nézet Séguin». Gavazzeni pensa anche ai registi. «Ho già il sì di Antonio Albanese e vorrei Mario Martone e Robert Carsen». Da due anni la stagione dell’Arena ha un’anteprima tv su Raiuno – ma quest’anno potrebbe saltare – dove arie e cori finiscono per diventare numeri di un varietà. «Certe cose fanno sorridere anche me. Ma da organizzatore vado oltre perché penso che la tv ci metta di fronte a un grande pubblico con gente di tutti i tipi che potrebbe avvicinarsi all’opera. Tanto più che studi di marketing dicono che in Arena è altissima la percentuale di chi assiste per la prima volta a uno spettacolo lirico: questo ci dà una grande responsabilità perché dipenderà dall’esito di quella sera se riusciremo a conquistare nuovo pubblico». Certo, per riempire i 15mila posti dell’Arena occorre anche una politica di prezzi per tutte le tasche. «I biglietti sono sempre più cari perché allestire un’opera, in tempi di tagli, richiede mezzi enormi. Credo molto nella collaborazione tra istituzioni. E auspico - conclude Gavazzeni - che si possano superare miopi campanilismi e realizzare una rete europea che permetta a teatri con strutture e tecnologie simili di fare sistema coproducendo spettacoli che poi girino».
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