mercoledì 25 marzo 2009
Il ct ha spiazzato molti promuovendo giovani, ex “rincalzi” e i più in forma del momento. Sacrificando i campioni.
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Alla trattoria “La Madonnina” sono rimasti spiazzati quanto gli avven­tori del “Mi manda Picone” di Pa­lermo dopo le ultime convocazioni di Mar­cello Lippi. I 60 milioni di ct che frequenta­no il “bar sport” nazionale avrebbero da ri­dire su alcune scelte del selezionatore che sono sembrate un po’ naif, anche se incen­trate nel segno della contiguità con il ser­batoio dell’Under 21 di Casiraghi. Un tempo, nemmeno troppo lontano, in Na­zionale andavano i giocatori più forti, quel­li tecnicamente più dotati e carismatici. Giu­sta la grande attenzione che il ct viareggino ha per i gioielli delle provinciali, ma l’ultima tendenza sembra solo quella di premiare i gio­catori più in forma a­datti all’appuntamento contingente (Montene­gro e Irlanda), ma appa­rentemente senza un progetto preciso per il lungo periodo. Normale che il bar sport rumo­reggi e, a partire dal portiere, candidi altri potenziali azzurrabili. Buffon e Amelia sono, rispettivamente, il miglior numero uno al mondo (con Julio Cesar) e il degno vice, ma per il ruolo di 3° si poteva lasciare De Sanc­tis nel suo bagno turco di Galatasaray per lanciare il cagliaritano Marchetti. In difesa Lippi è andato a pescare nel fondale ge­noano Bocchetti, ma in questa stagione nella ro­sa di Gasperini quanto a rendimento l’uomo-re­cord è Biava che con Matteo Ferrari e il redi­vivo Criscito formano u­na linea Maginot di tut­to rispetto. Bocchetti arriva da quella Under in cui gioca anche il napoletano Santacro­ce, che questa volta salta il giro. Sale sulla giostra azzurra invece Marco Motta cresciuto nell’Accademia giovanile dell’Atalanta, ma che a Roma c’era arrivato in prestito per fa­re da rincalzo a Panucci o Cicinho e complice le defezioni dei due titolari, con una serie di prestazioni di peso in campionato e in Champions, si è ritrovato in Nazionale. La fiaba del brutto anatroccolo che parte dalla panchina e poi si ritrova a cantare l’in­no di Mameli è toccata anche a Pasquale Foggia che nella Lazio di Delio Rossi ha do­vuto mettere il turbo per trovar posto. For­se Cassano per appassionare Lippi dovreb­be chiedere al tosco Mazzarri di farlo parti­re dalla panchina. Le 8 reti stagionali di “Fan­tAntonio” e gli assist al bacio per Pazzini so­no serviti solo a quest’ultimo per accom­pagnare, a sorpresa, Palombo a Covercia­no. Ma Lippi vuole gente di bottega (nella categoria allora consigliamo Biondini del Cagliari e Galloppa del Siena) e non feno­meni o presunti tali, e solo così si può spie­gare lo slittamento della prima chiamata di Mario Balotelli che con Acquafresca resta con gli azzurrini di Casiraghi. Del resto se bastassero i gol a convincere il Marcello mondiale allora l’atalantino Floc­cari, artigiano delle reti impossibili (12 fi­nora) avrebbe già un posto assicurato. Quel­lo, appena dribblata la burocrazia ce l’avrà Amauri, unico oriundo ammesso nella no­stra repubblica del pallone, anche se il ge­noano Thiago Motta ha tutte le carte in re­gola, compresa quella d’identità, per en­trarci. Per il momento, l’accesso è tutta que­stione di tempo e di forma. Alla prossima magari toccherà a molti dei nominati en­trare nella casa del grande fratello Lippi.
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