mercoledì 21 ottobre 2015
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Fino a qualche anno fa il problema non era... venuto a galla. Ma oggi gli studiosi dell'ambiente marino guardano con preoccupazione alle microplastiche, un particolare tipo di rifiuti galleggianti. Nel Mediterraneo le particelle di plastica (micro, perché più piccole di 5 mm) hanno raggiunto un volume di 100mila frammenti per chilometro quadrato. Sulla superficie di ogni singolo pezzetto c'è un'altissima concentrazione di additivi (ftalati), e composti liposolubili. Gli effetti di questa contaminazione sulla fauna marina? Sono ancora sotto osservazione. Ma se gli «indizi» raccolti finora confermassero le supposizioni, non sarrebbero buone notizie per la salute del Mare nostrum. E, in particolare, per balenottere, tonni e pesci spada. Il gruppo di ricerca dell’Università di Siena, guidato da Cristina Fossi,sta indagando le due aree del Santuario Pelagos (Mar Ligure e Mar di Sardegna): là dove si nutrono le balenottere per le elevate concentrazioni di nutrienti e di plancton trasportate dalle correnti esiste il maggiore addensamento di microplastiche (come avviene in aree pelagiche remote del pianeta, ad esempio nel Nord Pacifico). Le balenottere risultano fortemente esposte all’assunzione delle microplastiche durante le attività di filtrazione dell'acqua. Altri importanti risultati del gruppo di ricerca svolti in collaborazione con ISPRA riguardano inoltre la presenza di microplastiche nei grandi pesci pelagici del Mediterraneo (tonno e pesce spada).
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