venerdì 5 marzo 2021
Hanno preso Ibrahimovic per conquistare il popolo degli stadi vuoti – quindi i tifosi divanati da un anno a questa parte – ma il calcio è entrato a gamba tesa sui dati di ascolto del Festival
Un fiore nel deserto, ma il Festival va nel pallone
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Hanno preso Ibrahimovic per conquistare il popolo degli stadi vuoti – quindi i tifosi divanati da un anno a questa parte – ma il calcio è entrato a gamba tesa sui dati di ascolto del Festival. Lo straniero 'Share' che condiziona in maniera determinante il destino dei palinsesti televisivi, non ha perso l’occasione per punire la seconda serata di Sanremo che, «fisiologicamente» – nuovo tormentone – , fa registrare un’altra flessione. Un’altra sconfitta, neppure di misura (2 milioni di telespettatori da far rintracciare alla Sciarelli su Rai3) però non preoccupa la squadra di Amarello.

«Il dato contabile non ci interessa vista la straordinarietà in cui è stato organizzato questo Festival», dice il direttore filologo (in questo caso direttore tecnico) di Rai1, Stefano Coletta che, da statistico e tassonomico, al di là della «narrazione» sottolinea: «Era dal 2014 che non si creava la sovrapposizione tra il campionato di calcio e le serate sanremesi».

Un’invasione di campo, prevista e prevedibile quando si è deciso di alzare il sipario dal 2 al 6 marzo, perché il calendario della Serie A era noto anche all’amato Freud del «perturbante» Coletta. Così dopo il colpo gobbo della Juventus, scesa in campo martedì, prima serata del Fesrival, mercoledì le 7 partite della massima serie sono state la causa dei 4 punti e mezzo di share persi dalla Rete ammiraglia, che, con Ibra in campo a inseguire il pallone a San Siro, intanto mandava in onda i palloncini di Fiorello. Prima che sulle canzonette questa è una Repubblica fondata sempre più sul pallone, anche perché il lavoro ormai manca, specie a Sanremo. E nessuno ascolta il grido disperato di ristoratori, baristi ed esercenti che vivono, anzi «sopravvivono» e lavorano meglio «lavoravano».

«Ferite nel deserto», dove Coletta con l’appoggio del capriccioso Ama («sempre più bravo alla conduzione», sottolinea il 'ct' di Rai1) ha seminato un fiore come sarebbe piaciuto al poeta Sergio Endrigo. E per fare di Rai1 un albero culturale robusto, il direttore continua a strizzare l’occhio alla meglio gioventù fidelizzata, grazie al nuovo piano 'Rai social club' che va a integrare Rai Ragazzi, Rai Gulp... I giovani vi guardano cari Amarello, è vero, ma è pur vero che i dati estasianti rimarcati dalla direttrice di Rai Play e Digital Elena Capparelli, confrontati con quelli di Sanremo 2020 parlano al massimo di una comitiva in più di bravi ragazzi sdraiati davanti alla tv nelle prime due serate.

E viene anche da pensare che siano sempre gli stessi, perché è da un anno che viaggiano da fermo e in remoto nel tratto che va dalla scrivania alla stanza da letto, e qualche volta si fermano sul divano con i loro genitori. Perciò più che il picco degli ascolti, bassi, anche Ama sa bene che in questo momento quello che va monitorato è il picco di povertà degli italiani: mai stato così alto come ora negli ultimi quindici anni.

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