mercoledì 21 gennaio 2015
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«In un momento di odio come quello attuale bisogna ripartire dall’amore. In questo mi ha ispirato papa Francesco, l’unico dei grandi della terra che parli d’amore». Giovanni Allevi per il suo nuovo album di inediti per pianoforte solo (il nono della sua carriera, da ieri nei negozi) ha scelto un titolo semplice, per un tema dalle complesse sfumature: Love, amore appunto. Album che presenterà come superospite a Sanremo, forse proprio il 14 febbraio, giorno di San Valentino. «Non è facile affrontare un argomento così senza banalizzarlo » dice il ricciuto compositore marchigiano scherzando sulla copertina che lo mostra con le dita a cuore come gli adolescenti. «Invece l’amore non è una cosa semplice e ho tentato di raccontarlo in modo profondo – spiega ad Avvenire –. Penso che in questo momento ci sia grande bisogno di amore a livello collettivo, da trovare nelle persone che abbiamo intorno».
Tredici tracce, dove non mancano l’amore romantico e passionale declinato con tocco morbido (Loving you e Lovers), ma anche brani divertenti come lo spaziale Asteroid 111561, asteroide recentemente intitolatogli dalla Nasa, e l’energico omaggio a Bach  Amor sacro. «Credo nella necessità di tornare a una sacralità positiva, non fondamentalista – spiega –, dove l’individuo abbandoni le proprie certezze per riconoscere di essere parte di qualcosa di superiore, riscoprendo la bellezza dell’altro, senza sbarrare la via a culture differenti». I brani di Love verranno eseguiti tutti nel tour internazionale che apre a Londra il 27 febbraio, per poi volare nell’amato Giappone in cui è nato il lavoro e a cui rende omaggio con i delicati brani Asian Eyes e Yuzen. «Ogni album è un nuovo capitolo della mia vita. Una sorta di diario personale che tiene conto di ciò che mi circonda» spiega l’artista, raccontando come incisivo sia stato l’incontro con papa Francesco, per cui suonò l’Ave Maria in piazza San Pietro nell’ottobre 2013 per la Giornata mondiale per la Famiglia. «Ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona e sono rimasto colpito dal suo stile semplice, affabile e dal suo sorriso. Dice delle cose semplici e ci invita a ritrovare la semplicità della relazione in questo mondo che sembra impazzito. Ci invita alla semplicità dell’amore nel rapporto di coppia, nell’amore fra colleghi, torna sulla gentilezza, la bellezza e la serenità che si instaura fra le persone. Ecco, bisogna ripartire da lì». E con note (apparentemente) semplici Allevi mette in musica l’amore per la sua famiglia tanto che uno dei primi singoli in circolazione sarà proprio My family, brano «nato da un momento di nervosismo dovuto alla mia rumorosa famiglia radunata tutta nel mio bilocale di Milano, con mio figlio che faceva rimbalzare insistentemente una pallina su un vetro. In quel momento mi è nata in testa una musica così gioiosa che mi ha aiutato ad acquietarmi e a riconoscere l’affetto che mi lega a loro». Affetto che è anche nostalgia (La stanza dei giochi), dell’artista che tornando la sera a casa dal tour si sente stringere il cuore «vedendo la stanza vuota dei miei due piccolini di 4 e 2 anni che vivevano dai nonni. È nel filo rosso che mi lega ai miei familiari che trova un senso la mia vita d’artista, altrimenti sarebbe totalmente una follia». L’album si chiude con un omaggio al poeta preferito di Allevi, Baudelaire, con L’albatros. «Tutti siamo impacciati quaggiù, perché abbiamo delle di ali giganti dietro la schiena nonostante questa società voglia appiattirci. Ma prendere coscienza dei propri limiti significa poter immaginare di volare. L’amore nei confronti di noi stessi è il più difficile, ma se riusciamo a tornare a essere in pace con noi, siamo aperti anche a riconoscere i limiti degli altri. E possiamo spiccare il volo». 
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