martedì 17 maggio 2022
Una nuova biografia della scrittrice mette in luce la sua ferma volontà di compiacere i lettori: parlava di «zuppette moralistiche» redatte per la massa. Un cinismo che anticipa i tempi
Le protagoniste del film “Piccole Donne” del 2019

Le protagoniste del film “Piccole Donne” del 2019 - Sony Pictures

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Leggere una biografia di Louisa May Alcott ha tra i suoi motivi di grande spasso quello di trovare che elementi accaduti realmente nella sua vita sono confluiti nei suoi libri, incarnandosi in figure della sua prolifica immaginazione creativa. Per esempio, il professor Baer, marito di Jo in Piccole donne e nei volumi che ne sono il proseguo, ha molto a che fare con il padre della Alcott. Bronson Alcott, fu errante ed eccentrico istitutore (tra le altre cose, amico di Thoreau), pedagogo illuminato e protagonista di molte sperimentazioni di 'scuola a casa', proprio come quella che Jo e l’amato marito mettono su nel corso della vicenda che segue a quella di Piccole donne e Piccole donne crescono. Altra convergenza tra realtà e immaginazione, il viaggio dagli Stati Uniti verso l’Europa che nel libro compie la 'piccola donna' Amy, terza delle sorelle March, come dama di compagnia della facoltosa zia paterna, fu nella realtà compiuto dalla stessa Louisa May Alcott. Queste e altre curiosità appassionanti per le molte (e i taluni) di noi che hanno conformato la loro educazione sentimentale/familiare su Piccole donne, vero e proprio caposaldo della letteratura per la tarda infanzia e adolescenza, le apprendiamo grazie alla biografia che Beatrice Masini dedica alla scrittrice statunitense ( Louisa May Alcott. Quando scrivere è necessario, Giulio Perrone editore, pagine 114, euro 15). Il libro esce nella collana 'Mosche d’oro' ideata e curata da Nadia Terranova, Viola Lo Moro e Giulia Caminito, un progetto editoriale i cui titoli consistono in omaggi tributati da donne scrittrici a grandi figure femminili che siano o siano state di riferimento. Il filo narrativo e biografico, Beatrice Masini lo dipana a partire da un assunto che sta per lei come motivo primo di ammirazione incondizionata: l’assunto per cui la vera libertà dello scrivere non consiste nel farlo per se stessi, come vorrebbe certa vulgata meta-letteraria, bensì in qualcos’altro pertinente alla fruizione. Libertà sarebbe piuttosto nel farsi leggere, nell’arte di saper catturare l’interesse di migliaia di lettori. Così avvenne per Piccole donne, vero e proprio caso editoriale (sessantamila copie vendute in due anni, e trattandosi del 1868, davvero si tratta di cifre da capogiro) di cui la stessa Masini ha da poco mandato in libreria per Bompiani una nuova edizione da lei stessa curata e tradotta (pagine 352, euro 13). Già, Piccole donne: romanzo geniale per struttura, trama, personaggi, intreccio, e del quale tuttavia Louisa May Alcott andava fiera con una consapevolezza immodesta e sprezzante, perché spostata dal lato dei lettori. I quali a suo dire volevano «zuppette moralistiche», e quelle lei si era prefissa di propinare loro con questa storia commovente e tutta improntata su valori morali, affettivi, domestici, familiari. Pur di ottenere il successo di massa che le avrebbe dato il denaro necessario ad aiutare, ben prima che sé stessa, molti dei suoi parenti, Louisa May Alcott si sarebbe insomma piegata alle regole del mestiere, e alle leggi dell’ambiente ('del mercato' oggi potremmo dire). Imprestando a strutture narrative di sicura efficacia la sua voce inconfondibile, e che tuttavia non coincide con la voce che davvero avrebbe desiderato intonare sulla pagina (e non solo sulla pagina: «scrivere è l’ultima delle voci», Masini dice di Louisa May Alcott, della quale menziona il desiderio di recitare rimasto insoddisfatto). A partire da questo dissidio creativo che dominò la vita di Alcott orientandone la fase più matura, Beatrice Masini conduce e argomenta una interessante riflessione che si intreccia con il percorso biografico della scrittrice e proseguendo oltre, verso i destini biografico-stilistici di altre scrittrici. Una riflessione sulle contraddizioni del talento, sui chiaroscuri della creatività narrativa. Al 'crudele automatismo' dello scrivere ciò che il pubblico vuole e si aspetta, fa da contrappeso una libertà mai raggiunta e che assume piuttosto la forma di «gioia del dovere», «una perversa, equivoca gioia, la gioia dolente e furiosa del fare perché a questo si è addestrate, da sempre, a fare tutto, e meglio che si può». Per beneficente senso del dovere Louisa May Alcott, un po’ come fosse una delle sorelle March meravigliose protagoniste del suo celeberrimo romanzo, ha regalato quello e gli altri libri che ne sono il proseguo al mondo? «Alla fine devi fare quello che ti piace o quello che sai fare?» Masini si interroga, ed è come stesse interrogando la Alcott della quale narra la vita e la parabola professionale. Certo il conflitto tra quelli che sarebbero stati i suoi veri desideri e la sua mirabolante riuscita come scrittrice di successo è dissidio che l’ha tallonata in vita, come questa biografia racconta. Un segreto dissidio sempiterno, sempre vivo, per chiunque scriva.

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