martedì 20 dicembre 2011
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«Ammetto di essere emozionato. Questa volta il confronto con sant’Agostino sarà ancora più tosto». Per Franco Nero, l’appuntamento che l’attende nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano è ben più impegnativo del set di un film western . Il 22 dicembre alle 21 l’attore 70enne torna a interpretare il vescovo d’Ippona a tre anni dalla fiction di successo di Raiuno (con Alessandro Preziosi nel ruolo di Agostino giovane). Questa volta, però, leggerà brani dalle Confessioni, da I Salmi, da La regola, dai Soliloqui, abissi di profondità. Lo spettacolo, organizzato dallo Spazio Teatro Nohma di Teresa Pomodoro, vede alla regia Charlie Owens ed è aperto gratuitamente alla cittadinanza.Come affronta di nuovo Agostino?Penso che quella a Sant’Ambrogio sarà una bella esperienza. Certo, i brani che verranno proposti sono complessi. Cercherò di essere all’altezza. Forse per me sarebbero stati più semplici quelli in cui Agostino parla della sua infanzia, del suo miglior amico...Comunque questi brani sono davvero "alti", tutti rivolti a Dio.Lei si rivolge spesso a Dio?Io mi rivolgo sempre a Lui. Sono sempre stato credente, religioso fin dall’infanzia anche grazie a mia madre, ma ammetto di non essere un praticante. E poi fin da ragazzino ho sempre cercato di aiutare i più deboli. Anni fa Bertolucci mi telefonò per dirmi che aveva conosciuto un poeta disabile di Parma, la nostra terra, che voleva salutarmi perché diceva che da ragazzini io lo difendevo sempre dagli altri che lo prendevano in giro. E, allora, il Natale come lo passerà?Oltre a passarlo con mia moglie Vanessa Redgrave e i miei cinque nipotini, la sera del 24 seguirò la Messa cantata con gli orfani del mio villaggio. A 22 anni, quand’ero militare, il Signore ha voluto farmi incontrare a Tivoli don Nello del Raso, un piccolo grande uomo, innamorato della sua opera, il «Villaggio Don Bosco». Era un salesiano, cappellano medico nella Seconda Guerra Mondiale, che aveva iniziato a radunare allora i primi orfani. Io gli dissi: «Sono uno squattrinato, ma ti sarò sempre vicino». E tutt’ora continuo: abbiamo fatto tanti lavori, la struttura è cresciuta ed è diventata la mia casa spirituale.Lei, che è sempre a contatto con i giovani, cosa pensa possa dire loro sant’Agostino?Agostino è un  grande esempio per i giovani, oggi vedo molto pressapochismo tra di loro. Invece dovrebbero proprio leggere le <+corsivo>Confessioni<+tondo>, un grande messaggio. Per me Agostino è il santo più completo: fino a 29 anni ha condotto una vita normale, era un uomo vero, con i suoi peccati da cui ha saputo riscattarsi.Lei torna a dare voce ad Agostino, dopo la fiction. Che differenza d’approccio c’è?È tutto differente. Nella fiction il personaggio era molto fisico, nella basilica di Sant’Ambrogio si tratterà di voce e spirito. Ma a me piacciono le nuove sfide. Mi disse una volta Lawrence Olivier: «Puoi anche essere una superstar facendo l’eroe con un film all’anno, ma sai che noia? Invece rischia in continuazione, i frutti alla fine si vedranno». Ecco, ho recitato in centinaia di film, in 30 lingue, con registi del calibro di Huston, Fassbinder, Bunel, Chabrol, Petri, Damiani. Ma la battuta che amo di più sono le parole che, nella fiction tv, Agostino, Vescovo di Ippona, dice alla nipote mentre guarda il cielo all’alba: «Sono qui e aspetto il passaggio delle cicogne, perché ogni anno alla stessa ora passano di qua: loro sanno sempre per dove partire e dove andare, mentre l’essere umano non lo sa fare».Suo figlio Carlo, regista, la pensa come lei?Pensi che lui è "peggio" di me, in senso buono. Mio figlio fino ai 35 anni era ateo: l’ho battezzato al «Villaggio Don Bosco», ma non aveva mai fatto la cresima. Invece, come Agostino, ha avuto sette anni fa una folgorazione per la fede. A Londra, dove abita, serve Messa, legge il Vangelo, si ritira nei monasteri, quando ci sediamo a tavola organizza la preghiera comunitaria. A volte, mi sorprende, ma io l’appoggerò sempre. Mi piacerebbe, solo, che mio figlio potesse davvero realizzarsi attraverso il suo talento, ma il mondo in cui viviamo oggi è così superficiale. Per questo, dopo quella degli orfani, ho un’altra missione.Quale?Quella di aiutare i giovani registi. So quanto soffrono, quanto lottano. Quest’anno ne ho fatti debuttare due in Italia, in questi giorni sto lavorando al montaggio di un altro film indipendente. Io sono fortunato, giro fiction e film in tutto il mondo, anzi, lavoro più all’estero che in Italia. Il prossimo anno, curerò una regia in America, farò un altro western fuori dall’Italia mentre Tarantino mi vuole per un cameo nel suo film Django senza catene accanto a Di Caprio. Quest’anno mi hanno anche conferito la Laurea honoris causa in letteratura a Londra e intitolato una stella sulla Walk of Fame a Toronto. Insomma, mi sembra giusto ringraziare Dio dando una mano agli altri.
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