sabato 29 agosto 2009
Si è spento a Milano a 89 anni il musicista che nel 1941 fondò la celebre formazione musicale con gli scomparsi Felice Chiusano e Tata Giacobetti. Savona, Innovativo e ironico autore di successi, si diede ai brani politici.
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Ora resta solo la sua Lucia. Virgilio Sa­vona, non solo voce ma geniale men­te musicale del Quartetto Cetra, è morto nella notte di mercoledì a Milano. Pri­ma di lui se ne sono andati Tata Giacobetti, nel 1988, e Felice Chiusano, nel 1990. Ora so­lo Lucia Mannucci, la voce femminile dell’i­nimitabile complesso, sposata il 19 agosto di sessantacinque anni fa e rimasta accanto a lui fino all’ultimo istante, è la testimone del­la storia di un’esperienza irripetibile della mu­sica italiana. Grandi occhiali, una massa di capelli neri in testa, Virgilio Savona era nato a Palermo il 1 gennaio del 1920. Precocissimo il suo talen­to musicale. Le prime lezioni a sei anni, a die­ci debutta ai microfoni del­l’Eiar improvvisando al pia­noforte, ospite della trasmis­sione Il giornalino del fan­ciullo . E pianoforte studierà dopo il liceo, nel 1937, al Conservatorio di Santa Ceci­lia a Roma. Ma la passione per le «canzonette» è troppo forte. All’inizio degli anni Quaranta i primi esempi, ri­voluzionari per l’epoca. Sa­vona vi inietta dosi massicce di swing e di una sostanza di cui non teme l’abuso: l’iro­nia. Nel 1941 l’incontro con Giacobetti, Chiusano ed Enrico De Angelis. Nasce il Quartetto Ritmo, presto ribattezzato in Cetra. Nel 1947 la formazione entra nella storia con l’ingresso, al posto di De Angelis, della Mannucci. Per il Quartetto Cetra Virgilio Savona scrive le musiche sui versi di Giacobetti (per citarne solo alcune, Aveva un bavero, In un palco del­la Scala, Un disco dei Platters , I ricordi della sera) e crea arrangiamenti formidabili, fatti di impasti vocali raffinatissimi e armonie sofi­sticate. Musicista colto, mette in campo tut­ta la sua preparazione tecnica al servizio di un genere che leggero è solo in apparenza. «Era un uomo ricco di umorismo, anche se il suo volto era quello di uno studioso, con quegli oc­chialoni spessi – lo ricorda l’amico Lelio Lut­tazzi – Per me il quartetto vocale fatto da lo­ro è la cosa musicalmente più affascinante che esista. Meglio di così non si poteva fare». Accanto ai successi dei Cetra nei dischi, a tea­tro e poi in tv (una televisione, quella del Quar­tetto, di una qualità oggi rara), Savona avvia progetti personali nella canzone politica e d’autore (dirige la storica collana dei Dischi dello Zodiaco, fondata nel 1969 con Arman­do Sciascia, musica testi di autori latini come Orazio e Ovidio e li affida a Giorgio Gaber nel­lo storico Sexus et politica del 1970) come nel­la ricerca musicologica (quindici volumi sul patrimonio popolare) e nella canzone per l’in­fanzia, da lui innalzata a dignità artistica tan­to che Luciano Berio nel 1982 gli commissio­na L’Opera della Filastrocche, su testi di Gian­ni Rodari, andata in scena l’anno successivo al Maggio Musicale Fiorentino. La fine ufficiale del Quartetto Cetra, nel 1988, non ferma perciò l’attività di Savona, pre­miato al Tenco nel 1994. L’ultimo disco nel 2007, Capricci . Registrato tra le mura di casa con la sua Lucia.
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