lunedì 3 luglio 2023
Scomparso il 30 giugno, grande italianista, era convinto che la normalizzazione dei rapporti tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese avrebbe aiutato la modernizzazione del suo paese
Ren Yanli

Ren Yanli - Asianews

COMMENTA E CONDIVIDI

Il professor Ren Yanli, scomparso il 30 giugno all’età di 79 anni, personalità di grande spessore intellettuale ed umano, non è stato solo uno apprezzato studioso cinese dell’Italia, ma anche un protagonista del dialogo tra Santa Sede e Cina in tempi difficili. Nato a Yan’an (Shaanxi) – punto d’arrivo della Lunga marcia maoista – era figlio di un esponente della prima generazione di dirigenti comunisti che hanno fondato e guidato la Repubblica popolare cinese. Come altri figli di rivoluzionari della prima ora, ha subito le dure conseguenze della Rivoluzione culturale: costretto a interrompere gli studi, visse per anni lontano dalla famiglia in una comune contadina. Tornato a Pechino prese a studiare la lingua italiana, che nel tempo ha imparato a conoscere benissimo, anche nelle sue sfumature più raffinate. Già negli anni Ottanta si è segnalato come uno dei pochissimi italianisti della Repubblica popolare cinese e ha reso un servizio importante alla conoscenza del nostro Paese in Cina: ha ricevuto per questo il riconoscimento di Cavaliere della Stella d’Italia da parte del Presidente della Repubblica.

Dopo le aperture favorite dalla politica di Deng Xiaoping, Ren Yanli incontrò padre Angelo Lazzarotto, di cui da poco il Pime ha festeggiato il novantacinquesimo compleanno. Padre Lazzarotto – un missionario che ha molto amato la Chiesa in Cina - convinse l’onorevole Vittorino Colombo – anch’egli molto appassionato alle sorti dei cattolici cinesi – a invitare Ren Yanli in Italia per studiare il Concilio Vaticano II. In seguito, questi ha svolto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore un dottorato di ricerca su questi temi sotto la mia direzione. Ren Yanli è diventato così l’unico esperto di storia della Chiesa cattolica contemporanea in Cina e questo singolare militante comunista – ha conservato la tessera del partito fino alla morte – ha cominciato una faticosa opera di informazione e di sensibilizzazione per rompere un muro di indifferenza e ostilità che circondava la Chiesa cattolica.

Nel tempo questo impegno è diventato una vera e propria missione, svolta con tenacia e coraggio, anche se in primo piano apparivano soprattutto la sua finezza intellettuale e un grande sense of humor. Era infatti convinto che la normalizzazione dei rapporti tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese avrebbe favorito in modo importante la modernizzazione del suo Paese. Le autorità cinesi che si occupano di questioni religiose hanno così iniziato ad apprezzare ma anche un po’ a temere l’intreccio tra la sua competenza scientifica e la sua lucidità politica.

Grazie anche a sua moglie, la prof.ssa Wang Meixiu, studiosa di cristianesimo cinese, comprese che i veri protagonisti dei difficili rapporti tra Santa Sede e Cina – l’intesa tra i quali è stato raggiunto solo pochi anni fa – erano i cattolici cinesi, premuti tra due fedeltà contrapposte eppure capaci, anche a costo di grandi sacrifici personali, di rimanere nello stesso tempo fedeli al Papa e leali verso il loro Paese. È un’acquisizione storica importante, da tenere presente se si vuole capire davvero non solo le radici ma anche le ragioni storiche profonde dell’Accordo tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese firmato nel 2018 e poi rinnovato due volte.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: