sabato 1 settembre 2018
Presentato a Venezia uno studio con le linee guida per rilanciare e tenere al passo coi tempi le centinaia di spazi comunitari italiani dedicati agli spettacoli
Acec: ecco come saranno le sale di comunità del futuro
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Quali tendenze, quali principi, quali predisposizioni, quali attitudini, quali propensioni tenere conto per la ristrutturazione di una sala della comunità? Per un adeguamento? Per una riapertura? Un’idea pratica la dà il volume ”La Sala del Futuro. Linee guida per la rigenerazione delle Sale della Comunità” dell’architetto Riccardo Maria Balzarotti e del professor Luca Fabris del Politecnico di Milano che è stato presentato, nell’ambito della 75esima Mostra del Cinema di Venezia. Si assiste in questi ultimi anni a un fenomeno di urgente trasformazione di ruolo e su nuovi modelli di fruizione delle sale, “dove la comunità però deve rimanere al centro” spiega il presidente dell’Acec, Associazione cattolica esercenti cinema, don Adriano Bianchi. “Oltre alle nostre 800 sale in Italia ci sono altre centinaia di sale di comunità, punto fondamentale di socializzazione, che hanno bisogno di essere adeguate alle nuove esigenze”.

L’inserimento di attività “socializzanti” e un programma di contenuti culturali e di intrattenimento che va oltre la sola proiezione cinematografica sono le componenti su cui si profila la nuova Sala del Futuro. Partendo da questi presupposti il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano con Balzarotti e Fabris – con il supporto di Cinemeccanica e Barco – ha condotto una ricerca, fortemente voluta e commissionata da Acec-SdC, il cui obiettivo è quello di indagare lo stato delle strutture che ospitano le sale cinematografiche e proporre progetti di riqualificazione, intesi come modello di riferimento cui la Sala della Comunità debba tendere.

«Verificando queste “realtà vere” – spiega Fabris nella prefazione al volume – è stato subito chiaro che il modello costituito dalla Sala è una “perla”, un elemento perfetto. Una rara sintesi che va tutelata e, semmai, aiutata a raggiungere uno stadio più alto della sua evoluzione”. L’indagine presenta quattro progetti architettonici pensati per altrettante Sale della Comunità, molto diverse tra loro (dal grande cinema-teatro, alla piccola sala polifunzionale) e scelte per raccontare la varietà tipologica della Sala del Futuro. Si tratta del Club Amici del Cinema presso il Cinema Don Bosco di Genova Sampierdarena, la Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Guidizzolo (Mantova), l’ex cinema-teatro San Rocco di Mariano Comense (Como) e il Cinema Teatro Antoniano di Bologna. I progetti indagano non solo gli aspetti spaziali e tecnologici delle sale, ma propongono anche l’insediamento di funzioni innovative con particolare attenzione alla possibilità di dare vita a fenomeni di rigenerazione urbana, che favoriscano socialità, inclusione e promuovano sinergie sul territorio.

Una ricerca che è uno strumento per i vescovi, le parrocchie e le comunità, per dare una risposta fattiva a fronte dell’attuazione della Legge Franceschini che prevede un investimento di 30 milioni di euro l’anno per l’apertura o ristruttturazione di sale storiche in centro e nelle periferie e di sale con scopi aggregativi, culturali e sociali. “La sala cinematografica è imprescindibile come elemento di aggregazione, ma il suo futuro è polifunzionale – ha concluso ieri Francesco Rutelli, Presidente dell’Anica, Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali -. E in questo le sale di comunità hanno un potenziale tutto da valorizzare”.

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