sabato 26 marzo 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Prediligere chi piange. È l’assunto dello «scritto ritrovato» di Arturo Paoli, finora sconosciuto agli studiosi, che uscì sul settimanale della diocesi di Lucca ( L’Esare Nuovo, consultato presso Biblioteca di Stato di Lucca) il 20 febbraio 1949. Per l’autore, laureato in lettere a Pisa nel 1936, ordinato prete diocesano a Lucca nel 1940, questo scritto si pone alla vigilia del suo ingresso in Giac, come dirigente nazionale voluto da Montini, futuro Paolo VI. Ma per comprendere in profondità questo testo, sono da citare altri due momenti che segnano la biografia del Paoli. Prima di tutto la guerra. Con altri preti, sotto la guida del vescovo Antonio Torrini, si adoperò per soccorrere e salvare ebrei, perseguitati, sfollati. La Chiesa lucchese si fece «ospedale da campo», scontando questa scelta con molti parroci uccisi per mano nazista. Il Paoli stesso fu arrestato e rilasciato, conobbe la clandestinità. Condivise il dolore di tante vittime. L’altro momento è l’immediato dopoguerra. Il richiamo a figure quali quelle di Confalonieri, Maroncelli, Gioberti che hanno «la fede nella risurrezione d’Italia », non deve stupire: è il parallelismo tra Risorgimento e la nascita dell’Italia Repubblicana, dopo il secondo conflitto mondiale. Quando dunque il Paoli spiega il valore formante del dolore, è un fine intellettuale che snobba atei e scettici, è anche un educatore di giovani. Ma è un trentaseienne che ha vissuto la sofferenza della guerra dove ha coltivato la speranza di una nuova Italia. Il suo ragionamento, anche politico, non si ferma però all’indignazione sui mali della società, non cede all’ideologia: trasfigura tutto nella Croce di Cristo, che richiama a prediligere chi soffre e insegna la via che conduce a Dio. Questo tratto mistico, apre all’assoluto e insieme dà vigore alla lotta per la giustizia sociale che caratterizzerà l’intera vita del Paoli; il quale, è interessante sottolinearlo alla luce di questo «scritto ritrovato», in anni successivi, rivivrà il dolore della persecuzione e dell’esilio, sotto varie forme. Dall’allontanamento nel 1954 dall’Ac, per divergenze con Gedda, fino a quando, dopo l’ingresso nei Piccoli Fratelli del Vangelo, condivise le lacrime dei minatori sardi e poi dell’intera America Latina (tanto da dover fuggire alla condanna a morte del regime militare argentino). Questo scritto arricchisce i pochi altri già noti degli anni ’40 e raccolti nel libro Chi ha diritto di dirsi cristiano? (Edb 2015), grazie al quale è possibile leggere parole giovanili di una figura centrale, più di quanto finora è apparso, del cattolicesimo novecentesco. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fratel Arturo Paoli (1912-2015)
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: