giovedì 20 agosto 2015
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​Un cuore artificiale totale 'CardioWest' di 50 cc è stato impiantato a Padova. Grazie a questa dimensione, più piccola rispetto al classico impianto, è adatto a giovani e donne. L'intervento è stato eseguito per la prima volta in Italia e per la prima volta al mondo in un giovane già trapiantato. Lo comunica l'Azienda ospedaliera di Padova in cui oggi il professore Gino Gerosa, direttore di Cardiochirurgia, ha eseguito l'intervento, con i colleghi Cosimo Guglielmi e Vincenzo Tarzia, coadiuvato dall'equipe di anestesisti ed infermieri di sala operatoria, ha eseguito il delicato intervento durato 11 ore.
"Si è aperta da oggi una nuova strada per sostituire il cuore anche a donne e giovani. Un nuovo scenario - afferma il dottore Claudio Dario, direttore generale dell'Azienda Ospedaliera di Padova - ottenuto grazie anche all'innovazione tecnologica di cui questa Azienda si è dotata da anni, sia per gli impianti Vad che per i cuori artificiali totali i quali sostituiscono completamente il cuore, strumenti salvavita in attesa di trapianto di cuore umano. Il costo di un cuore artificiale totale - spiecifica il direttore Dario - si aggira intorno agli 80mila euro, e può veramente ridare la vita".
 
L'equipe cardiochirurgica di Padova, allertata fin dalla partenza dell'elicottero prima e dell'ambulanza poi, si è immediatamente attivata per accogliere il ragazzo e prepararlo al delicato intervento chirurgico. "Dopo aver espiantato il cuore trapiantato dodici anni prima - continua Gerosa -  operazione particolarmente complessa vista la situazione anatomica legata al precedente trapianto cardiaco, abbiamo inserito il 'nuovo' cuore artificiale totale, di soli 200 grammi, di dimensioni contenute, lo abbiamo attivato permettendo il recupero dei vari organi danneggiati. Il cuore artificiale totale è stato connesso con i grandi vasi sanguigni del torace del paziente e una consolle esterna gli fornisce l'aria capace di far muovere i diaframmi presenti all'interno del cuore artificiale, in grado di eiettare il sangue". La consolle ha autonomia di sei ore, con possibilità di ricarica direttamente da parte del paziente. "Il ragazzo è ora in buone condizioni di salute - comunicano dall'ospedale - è stato dimesso ed è completamente guarito dal linfoma, in quanto il cuore artificiale non necessita di farmaci immunosoppressori. Ora  è  tornato a vivere una nuova vita".
"Il centro di Cardiochirurgia dell'Azienda Ospedaliera di Padova, Hub regionale, primo centro italiano ad avere impiantato nel 2007 il cuore totale artificiale in adulti CardioWest 70 cc, grazie all'expertise consolidata e dopo un'attenta valutazione clinica ha deciso di accogliere il ragazzo e di procedere all'intervento". E' quanto dichiarato in una nota dall'ospedale di Padova, che aggiunge: "Iniziava così una folle corsa contro il tempo. Gli è stato impiantato l'Ecmo, Extracorporeal membrane oxygenation, ovvero una macchina cuore-polmone trasportabile, nel tentativo di arginare lo scompenso cardiaco quasi terminale e poterlo trasferire in ambulanza, sempre in Ecmo, nel Centro Cardochirurgico di Padova.
A seguito della grave malattia tumorale in fase avanzata il ragazzo è stato sottoposto a cicli chemioterapici che gli hanno danneggiato in modo irreversibile il cuore trapiantato. Il quadro clinico, sempre più compromesso per il tumore in atto, presentava la possibilità di trattamento con la macchina cuore-polmone Ecmo solo per un tempo limitato di utilizzo, qualche settimana, nella speranza del recupero della funzione cardiaca. "A questo punto l'unica via percorribile per il ragazzo - afferma il professore Gerosa - non avendo recuperato la funzionalità cardiaca, e non potendo subire un nuovo trapianto di cuore umano per la neoplasia in atto, era il cuore artificiale totale per giovani che non era mai stato impiantato prima in Italia".
Il ragazzo, affetto da grave insufficienza cardiaca terminale, era stato sottoposto a trapianto cardiaco per la prima volta all'età di 15 anni. Il giovane ha goduto di buona salute svolgendo una vita normale, dedicandosi attivamente allo studio ed allo sport, fino alla scorsa estate, quando gli è stato diagnosticato un linfoma. "Nei pazienti cardiotrapiantati - spiegano dall'ospedale - può presentarsi questa neoplasia quale conseguenza della terapia con farmaci immunosoppressori assunti per prevenire il rigetto d'organo. L'incidenza della possibile complicanza neoplastica aumenta con il passare del tempo dal trapianto. A 10 anni dal trapianto, il linfoma è pari al 2%".
 
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