domenica 8 marzo 2015
Così parrocchie e associazioni "coinvolgono" i migranti. I tempi d'attesa su diritto d'asilo e documenti consentono "l'impiego" di immigrati in piccoli lavori di utilità sociale.
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È sempre meglio arrivare primi. Ma avere un buon premio di consolazione può aiutare a riprendersi dalla delusione di non aver vinto. Se a ottobre Matera è stata scelta per rappresentare l’Italia nel 2019 come «Capitale europea della cultura», gli altri cinque capoluoghi che nell’ultima fase della competizione hanno conteso alla città dei Sassi la ribalta continentale possono trovare quest’anno il loro momento di gloria. Merito dei dossier che Ravenna, Siena, Perugia, Cagliari e Lecce hanno messo a punto con mesi di lavoro e che rischiavano di finire nel dimenticatoio. Ecco allora l’idea del ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini: assegnare alle città sconfitte il titolo di «Capitale italiana della cultura» per il 2015. Un ex aequo per non disperdere «le eccezionali energie mobilitate», sostiene il ministro. Di fatto Franceschini ha ritirato fuori dal cassetto il progetto di designare ogni anno una «Capitale italiana della cultura» che nel 2013 aveva lanciato il premier Enrico Letta. Anche allora il proposito era figlio della mobilitazione europea che aveva visto ventuno città partecipare alla prima tappa della selezione. Franceschini l’ha concretizzato epurandolo di alcuni caratteri originari: il vincolo di limitare la gara a città con meno di 150mila abitanti e il simbolo (molto toscano) di proclamare la vincitrice ogni 27 maggio, anniversario dell’attentato mafioso del 1993 agli Uffizi di Firenze.  L’esordio dell’iniziativa sarà anomalo. Perché non prevede una “competizione virtuosa” fra le città per individuare il miglior progetto. E la Capitale si farà in cinque. «È il riconoscimento della validità del nostro impegno », afferma l’assessore alla cultura di Cagliari, Enrica Puggioni. Però l’entusiasmo si ferma qui. A dicembre è stato firmato il decreto con la cinquina di nomi. Poi il percorso si è arenato. E ancora oggi le città non hanno ben chiaro su quali fondi potranno contare. Probabilmente arriverà un milione di euro a ciascuno capoluogo. «Ma senza certezze non è possibile organizzare nel dettaglio gli eventi», avverte l’assessore alla cultura di Perugia, Maria Teresa Severini, facendosi interprete di un pensiero condiviso. Le rivalità dei mesi scorsi sono state accantonate. Lo dimostra anche il logo unitario che è stato varato. La locuzione «Capitale italiana della cultura» compare accanto a un rettangolo di vari colori con i nomi delle città. E il marchio che parla delle cinque località comparirà in tutti i capoluoghi. Altro tratto comune è lo smantellamento dei gruppi che avevano elaborato i dossier per il 2019; adesso la gestione è tutta nelle mani delle amministrazioni comunali.

Allora proviamo a guardare alle iniziative in cantiere. Ravenna ha voluto tagliare i tempi e si è già mossa; del resto era stata la prima a scendere in campo per il titolo continentale. «La nostra candidatura era stata caratterizzata dalla partecipazione – tiene a ribadire il coordinatore Alberto Cassani –. Vogliamo mantenere vivo quello stile e prepararci al 2021, anno in cui celebreremo il settimo centenario della morte di Dante Alighieri». Non è un caso che il “Ravenna Festival”, rassegna di musica voluta dal direttore d’orchestra Riccardo Muti e dalla moglie Cristina Mazzavillani, sia dedicato proprio all’autore della Divina Commedia. li stendardi della Capitale sventolano già in piazza del Popolo. E lo slogan «Mosaici di cultura» che aveva marcato l’impegno europeo vale ancora oggi. Al Museo d’arte è aperta la mostra “Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi”. Poi verrà inaugurata la prima stazione del parco archeologico di Classe. Luoghi simbolo dell’anno saranno la Darsena, il “rinato” canale che collega Ravenna al mare e che a luglio ospiterà una kermesse organizzata da cento realtà culturali locali, e Palazzo Rasponi restituito alla comunità dopo un lungo restauro. Siena ha scelto di unire lo sguardo al mondo con la fedeltà alle radici. «Siamo una città dalla forte identità ma aperta alla dimensione internazionale», afferma il sindaco Bruno Valentini. Così dal 27 al 29 marzo, all’ombra della Torre del Mangia, verrà raccontato il cibo toscano in vista di Expo. Invece in autunno sarà promossa una mostra su Ambrogio Lorenzetti, il pittore trecentesco che ha realizzato gli affreschi del Buon Governo nel Palazzo pubblico di Siena. «L’esposizione si terrà nell’ex ospedale di Santa Maria della Scala, l’antico rifugio lungo la Via Francigena che oggi è un complesso museale su cui scommettiamo», annuncia il sindaco. Non solo. «Siena 2015» si porterà dietro la digitalizzazione del patrimonio artistico («Per consentire ai turisti di comprenderlo attraverso telefonini o tablet», precisa il primo cittadino) e la spinta a far nascere nuove imprese creative.  «Portare  Perugia nel mondo e il mondo a Perugia» è l’obiettivo del capoluogo umbro. «Intendiamo coniugare il passato con il presente investendo sui giovani, sull’arte contemporanea e sulla tecnologia», spiega l’assessore Severini. Partendo dagli studenti delle due università, dell’Accademia di belle arti e del Conservatorio di musica. «In fondo siamo anche in gara per la Capitale europea dei giovani nel 2017», afferma l’assessore. In autunno arriverà in città la collezione d’arte contemporanea che il lombardo Giuseppe Panza di Biumo ha raccolto a partire dagli anni Cinquanta. E quindi spazio ai festival: da Umbria Jazz al Festival del giornalismo, passando per due rassegne che narrano il disagio (il “Retro Film Festival” e il “Social Photo Fest”). Cagliari continuerà a proporre uno dei cavalli di battaglia ideati per il dossier europeo: sono i “domicili artistici” nelle zone dimenticate. «Creativi del continente vivranno qui alcuni mesi per produrre cultura con gli abitanti dei quartieri», riferisce l’assessore Puggioni. Si inserisce su questa linea il Festival internazionale di arte pubblica. Ad aprile verrà inaugurata una mostra sulla Prima guerra mondiale, mentre a maggio si terrà l’evento “Monumenti aperti” che, aggiunge Puggioni, «coinvolgerà le scuole e migliaia di volontari». Poi l’attenzione si concentrerà sull’estate che nella “metropoli” della Sardegna fa rima con turismo. Allora via ai concerti, alle regate preliminari della 35ª America’s Cup, alla kermesse letteraria “Leggendo metropolitano”. Eredità di «Cagliari 2015» sarà una nuova ala per la Galleria comunale d’arte. «Emozionare» è la parola chiave per  Lecce. «Restiamo legati alle tradizioni che però vogliamo rileggere alla luce dei linguaggi odierni», sottolinea l’assessore alla cultura, Luigi Coclite. Accadrà che il teatro romano, il castello di Carlo V o il parco archeologico di Rudiae faranno da cornice al teatro contemporaneo. Oppure che il centro storico, scrigno del barocco pugliese, si trasformerà in una galleria d’arte con installazioni e opere di digital art. Anche i bambini saranno protagonisti grazie al Festival internazionale del teatro e delle arti per le nuove generazioni ribattezzato “Kids”. Nel cartellone rientrano nove appuntamenti di musica sinfonica. E il “World music festival” che farà andare a braccetto la taranta con le melodie del Mediterraneo e dei Balcani. Al capoluogo del Salento il titolo lascerà una più facile accessibilità ai luoghi pubblici. Era una peculiarità del progetto per il 2019: si realizzerà nei prossimi mesi. Stanziamenti del ministero permettendo. 

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