giovedì 18 agosto 2016
Capitale della cultura 2018:  chi vincerà la sfida dei campanili?
COMMENTA E CONDIVIDI
Nell’Italia delle cento città piace l’idea di sfidarsi fra campanili. Era accaduto nel 2013 quando ventuno comuni scesero in campo per conquistare il titolo di Capitale europea della cultura 2019. E lo scorso anno si erano presentati in ventiquattro per diventare il laboratorio nazionale della creatività nel 2016 e nel 2017. Stavolta sono ventuno le città che hanno risposto all’appello del ministero dei Beni culturali per essere la Capitale italiana della cultura nel 2018. Un riconoscimento che era già stato assegnato nel 2015 ex aequo alle cinque località sconfitte da Matera nella corsa europea; poi quest’anno è toccato a Mantova debuttare come vera e propria “metropoli intellettuale” del Belpaese e nel 2017 toccherà alla “dimenticata” Pistoia, stretta com’è fra i giganti Firenze e Pisa.  La Capitale del 2018 sarà scelta fra i capoluoghi di provincia o i centri medio-piccoli che a fine giugno hanno consegnato i loro dossier al dicastero guidato da Dario Franceschini. A novembre una giuria di sette esperti designerà le dieci finaliste. Ed entro gennaio sarà indicato il nome della vincitrice. «Le esperienze finora realizzate – afferma il ministro – dimostrano come questa iniziativa sia in grado di mettere in moto un meccanismo di progettazione e di promozione delle città, coinvolgendo tutte le realtà economiche e sociali dei territori e rafforzando il concetto di Italia museo diffuso». Le ventuno candidate che si mettono in gioco portando sulla ribalta il proprio patrimonio ma anche programmi in grado di far dialogare la storia con i linguaggi contemporanei hanno scelto strategie diverse per aggiudicarsi il titolo e vedere arrivare come premio anche un milione di euro dallo Stato. C’è chi ha stretto un’alleanza fra città (Viterbo-Orvieto-Chiusi o i Comuni elimo-ericini); chi ha già annunciato iniziative e slogan; chi (come i Comuni elimo-ericini) minaccia addirittura azioni legali se saranno svelati i contenuti del progetto. Stavolta è soprattutto il Mezzogiorno a tuffarsi nella competizione. Dal Sud (isole comprese) arrivano undici candidature, mentre appena quattro sono del Centro Italia e sei del Nord. La città più settentrionale  che partecipa al “concorso di bellezza” è Trento. Come sigla del percorso ha optato per «TN18» e come slogan per la preposizione «Oltre». Perché la città del Concilio vuole «andare oltre le mura che la circondano, verso una geografia di incontro e dialogo» narrando anche l’identità trentina. Torna in gara Aquileia: lo aveva fatto sia per la Capitale europea, sia un anno fa. Con i suoi tesori inseriti fra il patrimonio Unesco, la “seconda Roma” scommette sulla sua Basilica ma anche su Palazzo Meizlik, galleria d’arte contemporanea. Polemiche in Veneto per la doppia nomination. Da una parte c’è Vittorio Veneto che ha come motto «Alza il volume»: più di 150 le proposte culturali ipotizzate. Al centro il centenario della conclusione della Grande Guerra e la figura di Lorenzo Da Ponte, il celebre librettista d’opera, che sarà il cicerone d’eccezione nella scoperta della città. Dall’altra parte c’è l’inaspettata Montebelluna, 31 mila anime in provincia di Treviso, che ha come bussole l’industria tessile (ma non solo) e le dimore signorili. Spostandosi in Piemonte è in lizza Settimo Torinese che con lo slogan «Perché no?» si lancia come «modello del saper fare» e, benché non sfoggi né basiliche né regge, l’antico borgo di lavandaie vanta ad esempio la “Spina” di Renzo Piano nel polo industriale Pirelli. L’Emilia Romagna è presente con la città lagunare di Comacchio: situata nel Parco del delta del Po, ha messo a punto un programma in cui le sue “perle” come il complesso dei Trepponti o il Museo della nave romana vanno a braccetto con corsi di cinema, progetti per famiglie e disabili, circuiti di archeo-bike. Altra città d’acqua è la ligure La Spezia che per adesso non ha comunicato alcun dettaglio. Ancora in corsa Spoleto, la cittadina umbra del Festival dei Due Mondi, che si affida alle parole «Porta delle culture» e che ha varato il suo dossier con una “quattro giorni” dedicata a economia, città condivisa, turismo e creatività. Comprende tre regioni (Lazio, Umbria e Toscana) la candidatura congiunta di Viterbo, la città dei Papi, Orvieto, che con la sua Cattedrale racconta il miracolo eucaristico di Bolsena, e Chiusi che hanno come asset connettivo gli etruschi. Nelle Marche è in pista la città della poesia, Recanati, legata ai nomi del genio ribelle Giacomo Leopardi e del tenore Beniamino Gigli e che punta sul motto «Futuro creativo». Due le località campane: Caserta, la città della Reggia, che non vuole essere associata soltanto a Pame lazzo Reale ma sogna «un vero riscatto»; ed Ercolano, il “paese” degli scavi, che intende rinascere con interventi culturali «creativi e sostenibili» in cui si legano archeologia, mare, tradizioni e tecnologia. La calabra Cosenza guarda ai “bocs-art” con le residenze d’artista, al Museo all’aperto Bilotti, al restauro del Castello svevo e al premio ricevuto allo Smau 2015 di città innovativa nel campo della promozione culturale. La Basilicata confida in Aliano, il borgo di mille anime in provincia di Matera che deve la sua fama al torinese Carlo Levi e al suo romanzo Cristo si è fermato a Eboli. Con il parco letterario dedicato allo scrittore costretto qui al confino, il festival “La Luna” e i calanchi, il comune ha stanziato cinque milioni di euro per eventi, recupero di architetture rupestri e infopoint. In Puglia è battaglia a due. Altamura, unica realtà a pubblicare tutto il suo dossier, ha ideato lo slogan «Un viaggio nel tempo e nella storia» e vuole essere una «macchina del tempo» capace di andare dalle or- di dinosauro o dall’uomo di Neanderthal alle masserie, ai laboratori di coworking, alla scienza a servizio della cultura. Poi c’è la città bianca fra gli olivi, Ostuni, con il programma «Ostuni ponte tra generazioni: l’Italia che cambia» che fa già i conti con lo scontro fra le Pro Loco sulla primogenitura del progetto.Ben tre le città siciliane ai nastri di partenza. Palermo ci riprova e l’eventuale anno da Capitale coinciderà con la biennale internazionale di arte contemporanea “Manifesta12”. Piazza Armerina, la città dei mosaici, cala le carte della Villa Romana e di un glorioso passato che gli era valso l’appellativo di urbs opulentissima per la sua bellezza architettonica e per gli innumerevoli ordini religiosi. Invece l’unione dei comuni elimo-ericini – che comprende Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice (inserita fra i borghi più belli d’Italia), Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice – ha racchiuso in un unico cartellone musei e siti archeologici, arte e teatro, poesia e musica, enogastronomia e un osservatorio del paesaggio della Sicilia.In Sardegna è duello fra Alghero e Iglesias. Alghero ha creato un mix fra lingua, storia e cultura valorizzando il futuro Museo della città, la biblioteca del Mediterraneo, l’ex cotonificio come distretto della creatività. E Iglesias mette sul tavolo l’antico documento del Breve di Villa di Chiesa o il Parco geominerario ma anche i riti della Settimana Santa e le mura medievali. Che il 2018 possa essere l’anno del Sud dopo due Capitali della cultura assegnate al Nord e al Centro? Lo sapremo a gennaio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: