sabato 20 febbraio 2021
In quell’anno sul “Gazzettino” il giornalista racconta sotto pseudonimo quanto l’amico non aveva scritto nei “Diari”. Un’anticipazione dalla rivista “NSC”
Orio Vergani negli anni '30

Orio Vergani negli anni '30 - -

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La rivista "Nuova storia contemporanea" dedica il focus all’amicizia Ciano-Vergani e pubblica i 19 articoli "svelati" che la nota firma del Corriere fu costretta a pubblicare in incognito su un altro giornale come "L’Addetto diplomatico". In essi racconta di Galeazzo e dei rapporti col Duce. Qui un estratto dell’introduzione di Giovanni Tassani al quale si deve la scoperta.

Nello scandagliare a fondo l’archivio Paulucci di Calboli, mi capitò più volte d’imbattermi in carte allegate sempre pertinenti all’esperienza diplomatica dei Paulucci. Così una raccolta di articoli, datati tra 26 maggio e 19 giugno 1946, comparsi sotto l’occhiello: Quello che il Diario Ciano non dice. Il giornale era 'Gazzettino sera' di Venezia, che li pubblicava in prima pagina, firmati: 'L’addetto diplomatico', presentato come: «un funzionario di Palazzo Chigi » che aveva potuto annotare, in tanti anni di servizio, molte testimonianze dirette di e su Galeazzo Ciano, non poi descritte da questi nel suo diario, giudicato «sensazionale ma frettoloso e incompleto». Le notizie e descrizioni del personaggio Ciano denotavano da parte dell’ignoto autore una confidenza e una penetrazione propria più a un pari grado che non a un sottoposto. Partì da quel momento una ridda di ipotesi circa i diplomatici in carriera a fine anni Trenta, possibili autori del memoriale.

La storia della pubblicazione dei diari di Ciano è nota: è il 'Corriere della Sera' diretto da Mario Borsa, allora 'Nuovo Corriere', in regime Cln e sotto controllo alleato, che inizia a pubblicarne stralci il 15 luglio 1945, mentre la prima edizione italiana in volume è a opera di Angelo Rizzoli nell’aprile 1946. È a seguito di tale pubblicazione che 'L’addetto diplomatico' interviene per 19 puntate sul 'Gazzettino sera'. 'Il Gazzettino', quotidiano fondato a fine Ottocento, godeva fama a Venezia di non esser mai stato pienamente 'fascistizzato' [...]. Una lettura attenta del libro postumo di Orio Vergani, Ciano. Una lunga confessione, Longanesi & C., 1974, mi convinse, dopo inutili ricerche di ipotetici diplomatici dalla penna brillante, che l’autore dei 19 articoli era proprio lui, il grande giornalista del 'Corriere', in pena - dopo il 25 aprile - per una 'epurazione' de facto, anche se non sanzionata, se non altro per la generale deferenza e il rispetto che lo circondava. Nel 'Corriere della Sera' Vergani era giunto nel 1926, assunto da Ugo Ojetti. Durante il Ventennio aveva scritto su tutto, conoscendo tutti e descrivendo ogni ambiente, culturale, artistico, sociale, politico, con predilezione per gli spettacoli e gli avvenimenti sportivi. Certamente la formula di suo conio che ebbe maggior successo fu quella definente le «masse oceaniche » attornianti Mussolini.

Nei giorni tra 25 luglio e 8 settembre Vergani aveva respirato come tanti colleghi un po’ d’aria nuova, cercando di scriverne anche sul 'Corriere': cosa che gli aveva causato una breve detenzione per 'antifascismo'. Ma questo non era poi bastato per cancellare nei membri del Cln la memoria della sua presenza come firma di punta del 'Corriere' per tutto l’arco del Ventennio. Col 25 aprile s’instaura in via Solferino una coabitazione di testate con diverso segno politico [...]. Regista tra le testate si troverà a essere il giovane Gaetano Afeltra, che affianca il direttore Mario Borsa, ma che si pone anche il problema dell’utilizzo di tante energie giornalistiche, giovani e meno giovani. Per questo Afeltra sarà partecipe e all’inizio - agosto 1945 - protagonista anche dell’esperienza di 'Milano-sera', quotidiano di sinistra, pure stampato in via Solferino, ove saltuariamente farà collaborare lo stesso Vergani.

Ma la lontananza dal 'Corriere' è un motivo di sofferenza per l’autore, ma anche d’insoddisfazione per i suoi tanti lettori che ne attendono la riemersione. Il regime commissariale del Cln termina nel giugno 1946. Al 'Corriere della Sera' avviene poi, il 7 agosto, un significativo cambio di direzione dal radicale Mario Borsa al moderato Guglielmo Emanuel. Occorrerà però attendere il 19 settembre per veder ricomparire la firma di Vergani sul 'suo' giornale. Intanto, in attesa del prossimo reinserimento, Orio Vergani si era rivolto a Venezia a un giornale che già viaggiava sicuro in area 'moderata'. Il ritrovamento degli articoli firmati 'L’addetto diplomatico' tra maggio e giugno 1946 per il 'Gazzettino sera' consente di ristabilire una logica consequenziale negli scritti di Orio Vergani sull’amico Galeazzo Ciano. Certamente quelli confluiti nel libro del 1974: Ciano. Una lunga confessione, erano stati scritti ed elaborati da Vergani a partire anche dai precedenti del 1946. Ma tra i due insiemi di scritti, sono rilevabili molte diversità tematiche: i due insiemi non sono sovrapponibili e ciò ci fa pensare a un Vergani che, ad anni di distanza dalla prima stesura, dopo una pur necessaria rilettura, si sia lasciato andare nella nuova stesura ai ricordi, allargando con la sua straordinaria fluidità di scrittura, i temi ma anche facendone cadere qualcuno illustrato nella prima. Nel libro s’indulge molto di più sulla psicologia e sulle confidenze di Ciano, sul suo atteggiamento rispetto al ruolo che ricopre tra autunno 1942 ed estate 1943.

Vergani, potendo ora firmarsi, parla direttamente degli incontri, fino a quello del giorno stesso della destituzione dagli Esteri, 6 febbraio 1943, quando assiste, per tre giorni, al trasloco dell’amico. Negli scritti del 1946 vi sono invece più elementi relativi alle comuni amicizie giovanili, e meno elementi riferentisi ad anni più recenti e perciò suscettibili di una identificazione come autore, ma anche interessanti intuizioni e osservazioni geopolitiche, come per la disposizione di Hitler a voler favorire la Francia e non l’Italia dopo il conflitto.

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