Missioni: Lavigerie, l’apostolo dell’antischiavismo

Duecento anni fa nasceva il cardinale francese fondatore dei Padri Bianchi e delle Suore Bianche, protagonista dell’evangelizzazione dell’Africa nel XIX secolo
October 31, 2025
Missioni: Lavigerie, l’apostolo dell’antischiavismo
Ci sono figure della Chiesa che al grande pubblico non dicono molto, ma che hanno segnato in profondità la vita cristiana di determinate zone del mondo, così come hanno dato un apporto positivo a determinate questioni sociali. Una di questa è Charles-Martial Lavigerie, cardinale, fondatore dei Missionari d’Africa, conosciuti come Padri Bianchi per il loro abito religioso, e delle Suore di Nostra Signora degli Apostoli, le Suore Bianche. Proprio oggi si ricordano i duecento anni della nascita di Lavigerie, avvenuta il 31 ottobre 1825 a Huire, nei pressi di Bayonne, nei Bassi Pirenei: il tratto “meridionale” contraddistinse il futuro porporato nella sua vita e lo facilitò alquanto nella stagione da missionario in Nordafrica.
Entrato in seminario nonostante l’opposizione della famiglia, più “umanista” che di pratica cristiana, si distingue per gli studi nel periodo dell’università: nel 1850 ottiene un dottorato in lettere, nel 1853 uno in teologia e nel 1861 uno in diritto canonico. Curiosità: il direttore dei suoi studi umanistici fu il futuro beato Frederic Ozanam, il fondatore della San Vincenzo e figura di grande rilievo del cattolicesimo francese (e non solo) dell’epoca. La brillantezza intellettuale del giovane Charles-Martial lo mette in risalto nell’ambiente cattolico parigino, tanto da guadagnarsi una cattedra alla Sorbona nel 1853 in discipline storiche ed ecclesiastiche. Uomo di lettere ma anche di azione, nel 1856 viene scelto come direttore delle Scuole d’Oriente, istituzione fondata da personalità cristiane e laiche per l’educazione in Medio Oriente: agisce in maniera energica come fundraiser ante litteram, in particolare per le scuole cattoliche in Libano. Stabilisce un’intesa forte con Pio IX che lo consulta spesso nelle questioni diplomatiche con la Francia. Nominato vescovo di Nancy nel 1863, nel 1867 viene inviato come arcivescovo di Algeri. Risale all’anno seguente la fondazione dei Padri Bianchi, nel 1869 è la volta del ramo femminile. Nel 1882 viene creato cardinale da Leone XIII, salito al soglio pontificio nel 1878. Proprio da papa Pecci riceve l’impulso per una campagna antischiavista che intraprende nelle sue zone di influenza in Africa del Nord, essendo stato nominato anche amministratore apostolico di Tunisi nel 1881. Finì i suoi giorni ad Algeri il 6 novembre 1892.
«Insieme a san Daniele Comboni, il cardinale Lavigerie è uno dei grandi protagonisti dell’evangelizzazione dell’Africa – spiega Giuseppe Butturini, per molti anni docente di storia della Chiesa all’università di Padova e profondo conoscitore delle vicende delle missioni -. I due avevano approcci differenti: se Comboni con il suo motto “salvare l’Africa con l’Africa” aveva una grandissima fiducia nel futuro del Continente e dei suoi abitanti, Lavigerie, provenendo dalla Francia, aveva un modo di porsi diverso, improntato più all’aiuto alla popolazione, ad esempio nella sua lotta contro lo schiavismo». Di Lavigerie il missionologo protestante David Bosch, nel suo monumentale La trasformazione della missione (Queriniana), mette in risalto solo il tratto filo-coloniale, ricordando una frase del missionario fondatore ai suoi affiliati: «Noi lavoriamo anche per la Francia (oltre che per il Regno di Dio)». Ricordando che era figlio del suo tempo, Butturini sottolinea però che «in ogni caso, bisogna rendere omaggio a una figura come la sua, ma anche a quella di Comboni, spesso dimenticate dalla storiografia ufficiale, in Italia per esempio “troppo” figlia del De Sanctis, per il quale l’elemento religioso era sempre un affare privato che non aveva né doveva avere incidenza nella storia e nella società del tempo»
«Con la fondazione dei Padri Bianchi, Lavigerie ha rivestito un ruolo importante nella missione della Chiesa in Africa, in particolare per la sua attenzione al mondo musulmano – annota padre Mario Menin, direttore della rivista MissioneOggi, per anni docente di teologia della missione allo Studio teologico interdiocesano di Reggio Emilia -. Nello spirito del tempo, il rapporto con l’islam e i suoi seguaci era quello della conversione; nel corso dei decenni successivi i Padri Bianchi si sono resi protagonisti di una stagione di dialogo interreligioso e di conoscenza reciproca con il variegato panorama islamico che ha portato, ad esempio, alla nascita del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (Pisai), e attraverso figure di primo piano del dialogo islamo-cristiano, come il cardinale Michael Fitzgerald, per anni segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e grandissima figura di incontro con il mondo musulmano». Al Pisai si sono formate schiere di figure molto significative della Chiesa recente, basti pensare ad alcuni dei martiri d’Algeria, per esempio il priore di Tibhirine Christian de Chergè.
Da parte sua don Mario Grignani, missionario della Fraternità sacerdotale San Carlo e docente di Storia della Chiesa missionaria alla facoltà di missiologia della Pontificia Università Urbaniana, mette in risalto la statura “sociale” di Lavigerie rispetto alla questione dello schiavismo: «Di Lavigerie si può dire che è stato colui che, insieme a Comboni, ha messo in pratica il monito fortissimo di Gregorio XVI contro la schiavitù». Quel Papa, nel suo Breve del 3 dicembre 1839, stigmatizzava in maniera netta la schiavitù con queste parole: «Noi, volendo far scomparire detto crimine da tutte le terre cristiane, dopo aver considerato maturamente la cosa, utilizzando anche il consiglio dei Nostri Venerabili Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa, seguendo le orme dei Nostri Predecessori, con la Nostra Apostolica autorità ammoniamo e scongiuriamo energicamente nel Signore tutti i fedeli cristiani di ogni condizione a che nessuno, d’ora innanzi, ardisca usar violenza o spogliare dei suoi beni o ridurre chicchessia in schiavitù, o prestare aiuto o favore a coloro che commettono tali delitti o vogliono esercitare quell’indegno commercio con il quale i Negri vengono ridotti in schiavitù, quasi non fossero esseri umani, ma puri e semplici animali, senza alcuna distinzione, contro tutti i diritti di giustizia e di umanità, destinandoli talora a lavori durissimi».
Da rilevare che, in Francia, la schiavitù fu abolita dalla Rivoluzione nel 1794, per poi essere ripristinata da Napoleone nel 1082, e messa al bando in via definitiva nel 1846. Commenta padre Grignani: «Lavigerie è veramente colui che, insieme a Comboni, mette in pratica l’invito di Gregorio XVI. Il suo impegno antischiavista lo contraddistingue come colui che ha saputo imprimere un segno forte su questo tema». Sebbene la schiavitù fosse stata abolita nel Regno Unito solo l’anno precedente all’appello di Gregorio XVI (1838), nel 1860 nei soli Stati Uniti si contavano 4 milioni di esseri umani schiavizzati. «E Lavigerie in Africa si impegnò con grande energia contro lo schiavismo - annota Menin -, in particolare rispetto ai neri che vendevano i loro stessi fratelli in questo turpe traffico».

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