venerdì 18 gennaio 2019
Nei 24 brani in gara prevalgono trap, rap e temi sociali: dai migranti di Negrita e Motta ai giovani incompresi di Silvestri sino alla poesia di Cristicchi
Claudio Baglioni direttore artistico del Festival di Sanremo

Claudio Baglioni direttore artistico del Festival di Sanremo

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«Canzoni vicine al nostro tempo, dove sono assenti le grandi guide, le voci sono dissenzienti, c’è confusione e un grande interrogativo sull’orizzonte verso cui ci stiamo dirigendo». Questa è la “musica che gira intorno” per Claudio Baglioni che ha presentato in anteprima oggi a Milano i 24 brani in gara al Festival di Sanremo numero 69, in onda su Rai 1 dal 5 al 9 febbraio. Un Festival rinnovato con tanti outsider che fanno bella figura e dove abbonda il rap. «Il disagio esiste anche nei brani che trattano temi apparentemente più leggeri – aggiunge il direttore artistico della kermesse, che al momento evita di tornare sulle polemiche sulle sue dichiarazioni sui migranti –, come l’ imbarazzo che viviamo tutti nella difficoltà di avere un pensiero terzo che non sia di qua o di là. In questo Festival vincono i dubbi più che le certezze». A uscirne, secondo le sue parole, un panorama della musica italiana vivace, originale e sincero. L’ascolto conferma diverse ottime impressioni e qualche delusione, ma i brani sono tutti da rivalutare dal vivo sul palco dell’Ariston accompagnati dall’orchestra. Fra le novità annunciate, l’introduzione Primafestival con gli attori Simone Montedoro e Anna Ferzetti.


La critica sociale, e quindi politica, non si fa attendere. Il colpo di fulmine è per il ritorno di Daniele Silvestri che, accompagnato dal rapper Rancore, si candida già al Premio della critica con la drammatica Argentovivo, che dà voce alla disperazione più profonda di un adolescente che non riesce più a comunicare, un atto d’accusa verso il sistema adulto Colpiscono duro anche The Zen Circus con L’amore è una dittatura una filastrocca disperata sui tempi alienati. Il tema delle migrazioni, su cui è scoppiata la bagarre su Baglioni, spunta in Dov’è l’Italia del lanciatissimo Motta, uno dei migliori cantautori della sua generazione. Chitarra, ritmo afro-ipnotico e voce fonda in un grido, «mi sono perso», che vale tanto per i migranti quanto per gli italiani di oggi. Esplicito il rock dei Negrita che ne I ragazzi stanno bene parlano «dei confini e passaporti/ dei fantasmi sulle barche/e di barche senza un porto/come vuole un comandante a cui/conviene il gioco sporco». Chi ha orecchi per intedere, intenda.
Le donne maltrattate sono invece al centro de rap lento di Ghemon Rose viola mentre Irama denuncia le violenze paterne su una 16enne ne La ragazza con il cuore di latta mentre Mahmood (vincitore di Sanremo Giovani) con voce strepitosa accusa via trap un padre assente in Soldi. Fa storia a sé il rapper dal passato difficile Achille Lauro che in Rolls Royce fa il verso alla “vita spericolata” di Vasco salvo il finale a sorpresa: «Dio ti prego salvaci /da questi giorni / tieni da parte un posto».


I sentimenti, comunque, alla fine vincono sempre a Sanremo. Altro gradito ritorno quello di Simone Cristicchi: la sua Abbi cura di me, è una sorta di Laudato si’ 2.0 (non a caso pochi giorni fa ha incontrato papa Francesco) dove «niente è più grande /delle piccole cose» e «la vita è l’unico miracolo /a cui non puoi non credere/ perché tutto è un miracolo». La malinconia per la consapevolezza che la vita terrena dovrà finire prende all’improvviso allegria e solarità per Arisa che con la sua Mi sento bene ha trovato la soluzione . «Se cogli il buono di ogni giorno/ e ami sempre fino in fondo /adesso voglio vivere così». Punta dritta al podio. Viva i sentimenti anche nel solare reggae radiofonico dei Boomdabash, Per un milione mentre i genovesi e solidi Ex Otago cercano di mantenere vivo l’amore quotidiano in È solo una canzone. Irresistibile la poesia del duetto partenopeo fra il senior Nino d’Angelo e il trapper Livio Cori, alla ricerca di Un’altra luce Tenerissimo Enrico Nigiotti che rende omaggio alla semplice concretezza del nonno scomparso nella ballata Nonno Hollywood.


Ci si aspettava di più dal favoritissimo Ultimo, vincitore di Sanremo Giovani l’anno scorso, un po' troppo sanremese ne I tuoi particolari sulla mancanza della persona amata. . Scivola pure via il pop di Einar, altro vincitore di Sanremo Govani, con Parole nuove mentre pronto per le radio è il duetto fra Federica Carta e il rapper Shade, Senza farlo apposta<.
Amore contrastato anche per due signore della musica: Patty Pravo duetta col giovane Briga nella malinconica Un po’ come la vita, mentre la rilanciatissima Loredana Berté si affida a Gaetano Curreri sfoderando la consueta grinta nella martellante Cosa ti aspetti da me. Lavori di buona fattura dedicati all’amore quelli di Nek energico in Mi farò trovare pronto, Francesco Renga romantico in Aspetto che torni, Paola Turci tonica ne L’ultimo ostacolo mentre Anna Tatangelo scruta Le nostre anime di notte. Occhio infine ai tre tenorini de Il volo, amatissimi dal grande pubblico e pronti per il podio, ora più musical che lirici in Musica che resta firmata anche da Gianna Nannini.


Sanremo 2019 infine svela i primi 12 duetti del venerdì sera, quando i 24 cantanti i gara potranno riproporre i loro brani con uno o più ospiti. Così Nek canterà con Neri Marcorè, Ultimo con Moro, gli Zen Circus con Brunori Sas, Francesco Renga sarà accompagnato da Bungaro e dall’étoile Eleonora Abbagnato. E ancora: Daniele Silvestri con Manuelli Agnelli, i Boomdabash con Rocco Hunt, Anna tatangelo con Syria, Mahmood con Guè Pequeno, Paola Turci con Beppe Fiorello, Loredana Bertè con Irene Grandi, Enrco Nigiotti con Paolo Jannacci.

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