sabato 13 febbraio 2021
Giorni fa, in un paese di montagna che mi è molto caro, una signora di 90 anni, in una casa sommersa nel silenzio della neve, si è alzata dal letto, a notte fonda. Come sonnambula ha aperto la porta della camera - che, immagino, ha cigolato dolcemente. Sulla serratura le vecchie mani hanno girato la chiave di casa, in un gesto automatico. Le due di notte: nessuno in giro, attorno solo neve candida. Adagio Iride, così la chiamerò, un po' ingobbita ha percorso il vialetto di accesso. Poi si è inoltrata nella neve intonsa. Era confusa nella demenza senile, o stava sognando? Il suo avanzare stentato nel giardino che tanto aveva curato, e ora, nel gelo, come morto. Ma forse, Iride vedeva un altro giardino: quello bordato di gerani sgargianti, d'estate, che ogni sera annaffiava dal lavatoio di pietra. Il lavatoio dal getto generoso e continuo - acqua limpida che correva giù dalla montagna, cantando. Nella notte d'inverno, il getto paralizzato nel ghiaccio. Nell'estate sognata, invece, ecco le altalene dei bambini, e lo stenditoio: con le lenzuola candide e già asciutte, profumate di sole. Forse Iride, l'altra notte, voleva solo ritirare le sue lenzuola: in una mattina d'estate, sotto a un cielo blu zaffiro.
L'hanno trovata al mattino. Sembrava più piccola. Ma Iride, semplicemente cercava i suoi gerani rossi. E il getto del lavatoio, con il suo inesauribile canto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI