venerdì 20 marzo 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
«Capisco il tormento di Maurizio, aveva bisogno di tempo per riflettere, ma alla fine ha preso la decisione giusta per tutti. Innanzitutto per se stesso… Il Pd in aula mostrerà grande rispetto nei suoi confronti». Nella prima giornata di lavori del Consiglio Ue Matteo Renzi non è riuscito a staccare la testa da Roma e dallo scandalo delle "Grandi opere" che da inizio settimana sta scuotendo il suo governo.L’attesa notizia delle dimissioni arriva proprio mentre alcuni leader europei alzano la voce sul summit ristretto per la Grecia. Tanto meglio, pensa tra sé e sé il premier, stavolta non tocca a lui fare il rompiscatole. Perciò tace, per una volta non interviene al tavolo dei 28 e manda indicazioni ai "colonnelli" che ha lasciato nella capitale a gestire il post-Lupi: «Niente toto-nomi, niente indiscrezioni. Lunedì vado al Colle e ne parlo con Mattarella. Ora dobbiamo lanciare un unico messaggio al Paese: in Italia è possibile fare bene le Grandi opere, velocemente e senza che nessuno ci mangi sopra. E chi sbaglia va a casa. Perciò faremo pulizia ovunque ci siano sacche di resistenza e rendite di posizione». Il premier ha anche dato incarico al ministro Boschi di fare una ricognizione di tutti i ruoli apicali nei dicasteri, per capire se ci sono altre "strutture-ombra" come quella delle Infrastrutture. Mentre a Guerini ha affidato il compito cruciale di placare i malumori in Ncd.Per organizzare la strategia, Renzi ha bisogno di almeno 72 ore. Un tempo durante il quale lui assumerà formalmente l’interim. ma che vuole impiegare soprattutto in una direzione: convincere Raffaele Cantone a prendersi il dicastero delle Infrastrutture, a diventare il perno delle opere pubbliche nel Paese, a favorire la soppressione della Struttura tecnica di missione e il suo superamento con una "cabina di regia" gestita dagli stessi Renzi e Cantone. Il presidente dell’Anticorruzione però non è convinto. La sua risposta al premier, al momento, è secca: «No». Anche gli amici che lo chiamano al telefono lo trovano poco disposto al trasferimento in un dicastero. Però Renzi insisterà, userà tutta la sua "moral suasion". Il premier è disposto anche a concedere a Cantone la possibilità di indicare il successore più idoneo per l’Autorità anticorruzione, perché una delle riserve più forti del magistrato è proprio quella di lasciare una creatura che ora inizia a prendere forma. Le alternative ormai sono note: l’ad di Finmeccanica Moretti e la governatrice friulana Serracchiani, il pm Gratteri, l’altro magistrato esperto di lotta alla corruzione, Greco. Ma il primo della lista, sino a domenica, è e resta Cantone. Se lui dicesse sì, lunedì, a margine del colloquio Renzi-Mattarella, potrebbe anche giurare.Il punto è se Renzi vuole cogliere la finestra che si apre con le dimissioni di Lupi per realizzare un vero e proprio rimpasto che porti ad una "fase due" del suo esecutivo, ipotesi che prima era invece rinviata al dopo-Regionali. L’innesto di Gaetano Quagliariello agli Affari regionali è dato per sicuro, qualsiasi sia lo scenario. È il contrappeso per l’uscita di Lupi, e il dicastero avrà la possibilità di gestire risorse vere. Con Quagliariello e Cantone in squadra, Renzi chiuderebbe subito la partita evitando altre fibrillazioni. Ma se il pm anticamorra non si convince, allora è possibile un profondo mutamento nei dicasteri. Potrebbero prendere il volo le quotazioni di Serracchiani e Lotti, facendo divenire di fatto le Infrastrutture un dicastero "commissariato" da Palazzo Chigi. Oppure in quella posizione potrebbe andare Delrio, lasciando però il cruciale posto da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E il premier non ha deciso se - e quando - vuole davvero fare un tagliando anche su scuola e giustizia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: