sabato 1 dicembre 2012
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​«Se qualcuno nel Pdl si appresta a convergere con la sinistra sui temi bioetici, allora siamo condannati a strade diverse». Il giorno dopo l’attacco concentrico di Sandro Bondi e Giancarlo Galan, l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi replica per riaffermare «l’idea di un partito, il Pdl, prevalentemente cristiano e liberale, così come si è affermato nei fatti, nella sua esperienza».Senatore, una coincidenza le due interviste di Bondi e Galan o il segnale che sta rinascendo una Forza Italia che torna alle origini liberiste e libertarie?Mi ha colpito che siano uscite lo stesso giorno quelle interviste di due persone assai vicine a Berlusconi. Non solo per il loro contenuto laicista, che io rispetto, ma perché colpevolizzano i molti che nel governo e nel Parlamento hanno difeso i valori fondamentali della nostra tradizione nazionale.Loro parlano di posizioni minoritarie.È il contrario. Basti pensare all’unanimità con la quale il Consiglio dei ministri varò il decreto per salvare la vita a Eluana Englaro o l’approvazione, sempre all’unanimità, della nostra agenda bioetica, oppure ancora la battaglia in Parlamento e contro la campagna referendaria sulla fecondazione assistita o alle firme per la legge sul fine di vita. Noi non abbiamo mai detto: "Galan che vuole l’eutanasia ci ha fatto perdere voti", anche perché la sua era una posizione decisamente minoritaria. Certo oggi dobbiamo chiederci: possiamo stare sotto lo stesso tetto?È un invito allo stesso Galan e a Bondi ad uscire dal Pdl?Nessun invito. È solo un’amara constatazione conseguente all’aggressività della polemica da loro innescata. Ma non è una faccenda personale. La questione centrale è che il nostro movimento politico non può porsi in subalternità a una sinistra ormai imprigionata nella sua deriva zapaterista. Una sinistra che già oggi nei Comuni e nelle Regioni e – Dio non voglia, se dovesse vincere le elezioni un domani nel Governo – compensa la sua incapacità a governare con il riconoscimento pubblico, come diritti, di tutti i desideri, anche quelli più estranei alla nostra tradizione, al sentire più profondo del nostro Paese. Serve un chiarimento nel Pdl, per costruire all’opposto, con i valori della nostra tradizione, un’alternativa ideale alla sinistra di Bersani e Vendola, alla loro visione nichilista.Un’alternativa basata su che cosa?Se è vero che la crisi che l’Occidente sta vivendo è stata originata da una perdita di senso, allora la risposta politica deve essere anzitutto di stampo antropologico. Con politiche pubbliche a favore della vita, della famiglia naturale, della sussidiarietà comunitaria, della libertà educativa. Premesse necessarie per ogni politica, anche di crescita economica. Su queste fondamenta dobbiamo edificare una proposta politica capace di conquistare le menti e i cuori degli elettori.Ma in tutto questo Silvio Berlusconi dove sta? C’è lui dietro le parole di Bondi e Galan?Voglio sperare che Berlusconi non abbia cambiato idea rispetto a decisioni che egli stesso ha fortemente voluto in questi anni.È ancora valido il progetto della "sezione italiana del Ppe"?Ancora di più. È necessario unificare le forze italiane che fanno parte del Ppe in Europa e allargare ulteriormente il campo dei moderati. Anche perché la vittoria di Bersani e Vendola non è scontata. E la soluzione, per i moderati, non è certo votare Renzi, con l’unico effetto di alzare il potere contrattuale di Vendola.Servirebbero le primarie anche del Pdl, però.Certo. Sarebbero necessarie per dare forza e legittimità popolare a colui che per noi dovrebbe svolgere il ruolo di federatore dei moderati. E mi auguro che questo ruolo possa essere svolto da Angelino Alfano.Bondi sostiene invece che il candidato premier ideale resta sempre e solo Berlusconi...Vorrei ricordare che, se il progetto è quello di federarli, il primo a dire "faccio un passo indietro per favorire l’unità dei moderati" fu proprio Berlusconi.
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