giovedì 3 ottobre 2013
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​Rocco Buttiglione passeggia tranquillo in Transatlantico con l’aria di chi non ha trattative in corso. C’è un progetto più lungo, con un arco temporale di sei mesi: una grande lista comune per Strasburgo, nel solco del Partito popolare europeo. «Non nascerà qui, ma nel Palazzo oggi si stanno rimuovendo gli ostacoli che hanno impedito che questo processo partisse».Buttiglione fende tranquillo i capannelli concitati. Non sa dire che cosa potrà accadere nell’arco di 24 ore, ma ha le idee chiare sull’orizzonte che si può aprire. «I nuovi gruppi li faranno, alla fine, ma dobbiamo rispettare il loro travaglio. Pari pari c’è un processo in atto dentro Scelta Civica, e nell’Udc che ne è una componente - spiega Buttiglione -. Il processo guarda avanti. Guarda a tutti quei movimenti che, a Todi, avevano chiesto invano un otre nuovo che la politica un anno fa non fu capace di offrire. Dovrà essere un partito di popolo», auspica. E i due o tre diversi tronconi politici che aderiranno al progetto «dovranno subito darsi un patto di collaborazione nelle istituzioni. E se saremo in grado di parlare a questo popolo che non trova risposte avremo un bacino di utenza che potrà andare oltre il 25 per cento, mentre i fedelissimi berlusconiani, con Forza Italia non valgono più del 15», pronostica Buttiglione.

Gira e rigira il punto resta l’uomo solo al comando che nel Pdl, ma un po’ anche nell’Udc, rese tutto più difficile quando il processo sembrava avviato in vista della competizione delle politiche. Processo che ora torna in agenda in vista della prossima campagna che sarà proprio quella europea.

Pier Ferdinando Casini, dopo il bagno di umiltà delle urne, ora in questo processo ci crede ancora ma senza coltivare disegni in proprio. Indica però una prospettiva, la stessa: «Sono del Ppe come lo è Angelino Alfano - dice in aula il leader dell’Udc, come lo sono tanti altri in diverse realtà politiche». Lorenzo Cesa ha il polso della periferia: «Questo progetto può essere forte dovunque», dice a bassa voce in Transatlantico come per non scoprire le carte: «Sicilia, Campania, ma anche, vedrete, Veneto Piemonte e Lombardia, dove il vento del Nord di Berlusconi e Bossi è in crisi, e cercano un’alternativa». Ci crede anche Lorenzo Dellai, antesignano nella sua Trento di un progetto di rassemblemant moderato. Ma avrà il suo daffare per tenere unito il gruppo di Scelta civica che guida alla Camera e che vive diverse fibrillazioni dai temi politici a quelli etici: «Sono convinto che però che in un progetto moderato l’anima liberale e quella cattolica potranno convergere su una diversa alternativa alla sinistra», si dice certo.Alla stessa ora al Senato Carlo Giovanardi dopo il colpo di teatro berlusconiano a Palazzo Madama (con il sì alla fiducia) si mette al telefono per risentire tutti ad uno ad uno: «Non è da ora che abbiamo deciso di non aderire alla nuova Forza Italia - spiega -. Abbiamo segnali chiari che un partito del genere, verticistico, destrorso e laicista, che nasce in una linea di contrapposizione all’Europa avrà forti resistenze ad essere ammesso nel Ppe. Noi per questo andiamo avanti nella nostra strada, guardando proprio al Partito popolare europeo come nostro riferimento», assicura, prima di iniziare un vertice notturno in cui si dovrebbe dar vita a un gruppo di ex Pdl anche al Senato. Perplessità europee portate alla luce anche da Mario Monti, quando, intervenendo al Senato, ha ricordato al Pdl di far parte del Ppe.

Come sempre quando le cose sono in movimento alla Camera si rivede Paolo Cirino Pomicino: «Ho mandato messaggi a tutti - racconta -, anche ad Alfano. Vediamo se avrete il coraggio di dire, gli ho scritto, che ora Berlusconi è aggiuntivo, perché è questa la novità di oggi».

Lo dirà poi Letta nel suo intervento, affidandosi di fatto a nuovi interlocutori, nel centrodestra. «Rispettiamo il loro travaglio e non ci rimettiamo al lavoro», dice Giuseppe De Mita, dell’Udc, nipote d’arte, che fu fra i promotori, due mesi fa, di un convegno a piazza di Pietra per promuovere questo progetto comune con altri di Scelta civica: «Ci torneremo, da oggi quella idea trae nuove conferme. Mentre il progetto di Berlusconi non interpreta più le speranze del popolo del centrodestra. C’è un grande terreno da arare in vista delle Europee».

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